Rai, Renzi: “Educhi gli italiani. Berlusconi ha fatto più con Striscia e Drive In che con le leggi”
Il Premier precisa che non metterà mai bocca “nella nomina di un capostruttura”, ma invita l’Azienda a svolgere appieno il compito di Servizio Pubblico.
Matteo Renzi torna a parlare di Rai e lo fa da La Repubblica delle Idee, evento in corso a Napoli che ha visto il premier intervistato da Ezio Mauro al Teatro San Carlo. Un’intervista che ha abbracciato un po’ tutti i temi caldi dell’agenda politica ed ha toccato anche la vertenza Rai, con il taglio di 150 mln di euro inserito nel DL Irpef e contestato dai dipendenti dell’Azienda, che teme con questa misura il depotenziamento di Viale Mazzini e la perdita di posti di lavoro.
Dallo sciopero proclamato per l’11 giugno si sono però defilati prima la CISL e poi l’Usigrai, che pur contestando la misura del Governo, propendono per un confronto con la politica per una riforma organica della Rai che passi anche per le misure anti-evasione del Canone. Già nei giorni scorsi il Premier non aveva mancato di ‘contestare’ l’idea dello sciopero, definendola ‘umiliante’ a fronte dei sacrifici che gli italiani tutti sono chiamati a fare. E a Repubblica ha ribadito il principio che più che la protesta, la Rai deve impegnarsi a svolgere appieno il suo ‘dovere’, impegnandosi a propria volta a non ‘invadere’ Viale Mazzini
“Vanno cambiate la governance e la strategia, ma non metterò mai becco nella nomina del capostruttura Rai di turno“
ha detto Renzi. Sembrerebbe quindi che il Premier non intenda avallare il principio delle nomine politiche dopo la ‘vittoria elettorale’ delle Europee 2014 (per le quali già si fanno nomi e ipotesi).
Il Presidente del Consiglio punta piuttosto sul valore educativo della Tv di Stato e della funzione di servizio pubblico, chiamando in causa il modello della Fininvest/Mediaset anni ’80 e ’90:
“Anziché annunciare gli scioperi, possiamo chiedere alla Rai di tornare a fare servizio pubblico e di educare le future generazioni di italiani? (…) Berlusconi ha cambiato l’Italia più con la presunta sfida educativa degli anni Ottanta, dai telefilm a Striscia a Drive In, proponendo un modello in quel tempo, che non attraverso le leggi”.
Striscia ha risposto, a suo modo, all’esempio di Renzi:
“Il modello culturale di Striscia la notizia è quello di andare per strada a prendere calci e pugni per ricostruire un briciolo di verità e magari ottenere un po’ di giustizia. Sarebbe interessante sapere se quello del giovane Premier consiste nella ricerca di un pacco da 500.000 euro, come quando giocava alla Ruota della Fortuna delle reti berlusconiane”
si legge su Il Mattino. La dichiarazione è stata poi ‘rivista’ e rilanciata:
“Sarebbe interessante sapere quale modello ha in testa il giovane premier, nonostante abbia partecipato alla berlusconiana Ruota della fortuna del signor Mike. Senza pregiudizi, speriamo bene. Nel frattempo faremo avere al premier il documentario di Luca Martera Drive in-L’origine del male e la ricerca della Bocconi sul ruolo sociale di Striscia la notizia”.
Mi sfugge il legame tra un gioco di probabilità e uno di abilità, ma si sa, le semplificazioni non aiutano mai la comprensione.
Tornando alle dichiarazioni di Renzi a Napoli, parrebbe che il Premier guardi più alla linea editoriale della Rai che alle nomine. Sarei curiosa di conoscere il suo palinsesto ideale per le tre reti ‘principali’: meno reality e più meritocrazia? Più storia e meno cronaca? In pratica più DTT nelle generaliste?
Intanto l’Usigrai ha risposto alla ‘provocazione’ di Renzi:
“Il primo passo per permettere alla Rai il rilancio come servizio pubblico è liberarla dal controllo dei partiti e dei governi. E liberare l’intero sistema editoriale dai conflitti di interessi”.
Tutti devono fare qualcosa, insomma. Ma chi inizia?