Rai, piano industriale 2013-2015: pareggio di bilancio nel 2014, più investimenti nelle tecnologie
Ecco cosa è contenuto nel piano industriale 2013-2015 della Rai approvato all’unanimità ieri.
Ieri abbiamo dato la notizia dell’approvazione all’unanimità da parte del Cda della Rai del piano industriale 2013-2015. Oggi illustriamo quali sono gli indirizzi a cui tende, sia sul piano strategico sia su quello legato più strettamente ai contenuti televisivi.
Viale Mazzini conta di raggiungere l’equilibrio economico e finanziario già a partire dal 2014 di tornare all’utile nel 2015; non sarà facile considerando che il 2012 si chiude con quasi 200 milioni di euro di rosso, a cui si aggiungono i 53 milioni legati al programma di prepensionamenti dei dipendenti, che coinvolge circa 600 persone. E tenendo presente che il 2014 è anno pari, con Mondiali di calcio e Olimpiadi al seguito.
Per arrivare al pareggio di bilancio, così, si attueranno tagli e un “progressivo contenimento dei costi esterni”, come si legge in una nota di Viale Mazzini. I costi del personale saranno costanti nei primi due anni di piano e in lieve incremento nel 2015.
Per quanto riguarda gli investimenti l’intenzione del direttore generale Luigi Gubitosi è di mantenere gli investimenti nel cinema e nella fiction e incrementarli nelle tecnologie “per colmare il gap tecnologico che il Gruppo Rai oggi ha nei confronti dei principali operatori europei“. L’idea è dunque quella di sfruttare al 100% la propria capacità produttiva, al fine di riportare all’interno dell’azienda numerose attività oggi realizzate all’esterno.
Gli investimenti riguarderanno anche il settore radio dove gli impianti saranno totalmente digitalizzati (dopo il Tg2, anche Tg1 e Tg3 saranno digitalizzati); così, gli studi saranno ammodernati e saranno rinnovate le dotazioni ‘da campo’ dei giornalisti: dalle telecamere alle stazioni mobili per le dirette. D’altra parte i cronisti dovranno cimentarsi da soli nelle riprese video, nel solco della piena multimedialità.
Infine, il piano prevede introiti da canone stabili, con un aumento pari all’inflazione programmata, senza includere variabili positive come un provvedimento per sanare o ridurre l’evasione del canone. Per quanto riguarda la pubblicità il trend negativo dovrebbe invertirsi a partire dal 2014.