Rai, nascerà un Laboratorio Permanente sul Documentario per produrre in proprio (risparmiando)?
LaboreRAI è la proposta presentata per la creazione di un dipartimento dedicato alla produzione di documentari in seno a Mamma Rai, un modo per produrre contenuti originali a basso costo. Si farà?
L’appalto in Rai è una procedura consueta, ma nelle sue forme anche dispendiosa, come ben sa Viale Mazzini che dopo anni di ‘pazza gioia’ ha ora adottato una strategia produttiva (nelle intenzioni) più economicamente accorta per non disperdere le risorse, anzi valorizzare quelle interne.
Proprio in quest’ottica, e in questa strategia, si può inserire la proposta avanzata dal Stefano Mencherini, giornalista Rai e documentarista, che con i colleghi Santo Della Volpe, inviato speciale del Tg3, e Filippo Vendemmiati, vice caporedattore del TgR Bologna, ha messo a punto un progetto per far nascere in seno a Mamma Rai una struttura dedicata alla produzione doc in grado di garantire la qualità e tenere bassi i costi.
L’idea è quella di un Laboratorio Permanente di produzione e realizzazione del cinema documentario, ribattezzato LaboreRAI: la proposta è già formalmente arrivata ai piani alti di Viale Mazzini, ma è stata illustrata alle Giornate degli Autori in corso a margine del Festival del Cinema di Venezia durante un incontro cui hanno partecipato, tra gli altri, il direttore del festival Alberto Barbera, il presidente del Centro sperimentale di Cinematografia Stefano Rulli e il consigliere Rai Gherardo Colombo.
Il vero punto di forza del progetto, però, risiederebbe nei costi, che potrebbero ridursi di due terzi rispetto ad analoghe produzione affidate in appalto, come ha spiegato l’ideatore del progetto (e come riportato da Il Giorno):
“Il nostro progetto prevede la realizzazione di venti documentari all’anno e venti audio-documentari per le emittenti radiofoniche della Rai. Possiamo affermare che un documentario di 50-55 minuti girato in Italia e prodotto internamente dalla Rai costa tra i 20.000 e i 25.000 euro. Se girato all’estero, tra i 30.000 e i 35.000 euro. Confrontati con i costi di una produzione in appalto, il risparmio può essere almeno di 2/3 sulla cifra totale per ogni titolo”.
Il tutto valorizzando risorse interne e nel contempo formando nuovo personale tra documentaristi e tecnici di produzione e post produzione, in collaborazione con il Centro sperimentale di cinematografia e l’Istituto Roberto Rossellini.
Una sorta di stage che per qualcuno potrebbe tradursi in un’assunzione (cosa davvero ottimistica in Rai, soprattutto in tempi di magra). Ovviamente gli ideatori spingono sul pedale del minimo sforzo economico col massimo risultato produttivo, qualitativo e d’immagine, che potrebbe riportare la Rai a produrre contenuti originali sul modello della tanto decantata BBC.
Anche per questo viene sottolineato il budget previsto dagli ideatori per la realizzazione del Laboratorio Permanente, che sarebbe pari all’1% del budget complessivo annuale di una qualsiasi rete Rai, sia radio che tv. Più che una cifra un ordine di grandezza per dare la misura del minimo sforzo richiesto ai vertici di Viale Mazzini.
Non è ancora chiaro se la Rai abbia intenzione di approvare il progetto, consegnato nelle mani del Presidente Anna Maria Tarantola, del Direttore generale Luigi Gubitosi e del CdA appena un mese fa, in piena estate. La Rai deciderà di fare questo investimento su di sé? Sceglierà di produrre contenuti originali, magari dal rivendere all’estero? Avrà trovato il progetto davvero fattibile e interessante?
Attendiamo il rientro dalle ferie per capire, anche se in genere le ‘strutture permanenti’ a Mamma Rai fanno ‘un po’ paura’: di impegni a lungo termine in genere non se ne prendono molti. Bisogna che piaccia davvero a tutti, ora e per sempre…