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Rai – I sindacati contro il CdA e la moral suasion di Mario Monti

Non si raggiunge l’accordo per il contratto di quadri, impiegati e operai. Sindacati sul piede di guerra. Monti spera in nomine “non politiche”.

pubblicato 26 Marzo 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 05:55


Il cda Rai, come ormai arcinoto, è agli sgoccioli: la sua scadenza formale è prevista il 28 marzo, senza che sia stata ancora trovata una soluzione per la governance e le nomine. Stando a quanto si apprende, il premier Mario Monti vorrebbe puntare su una moral suasion nei confronti dei partiti. Non ci sono i tempi tecnici per un cambio di governance modificando la Gasparri (né c’è la volontà politica di farlo). E allora, Monti vorrebbe che si raggiungesse un’intesa che porterebbe a una serie di nomine senza politici o ex politici nel cda rai, ma solamente personaggi di alto livello culturale e manageriale, di riconosciuta competenza, e soprattutto che non siano espressione degli apparati di alcun partito.

Insomma, un cda tecnico. Vedremo sei la soluzione sarà praticabile. Nel frattempo, non si è raggiunto un accordo con i sindacati per il rinnovo dei contratti che riguardano Quadri, Impiegati e Operai del gruppo Rai.

Dopo il fallimento delle trattative, i sindacati (SLC – CGIL Sindacato Lavoratori Comunicazione, FISTEL – CISL Federazione Informazione Spettacolo e Telecomunicazioni, SNATER Sindacato Nazionale Autonomo Telecomunicazioni e Radiotelevisioni) hanno diramato una durissima nota congiunta:

    SLC-CIGL / FISTEL-CISL / SNATER

    Le organizzazioni sindacali responsabilmente, pur di tutelare il perimetro produttivo aziendale e inserire elementi di controllo e razionalizzazione di appalti e consulenze, si sono rese disponibili a produrre un risparmio sul rinnovo del contratto di circa 35 milioni di euro, su un valore per un pieno recupero del costo della vita di 80 milioni per gli anni 2010/2012.

    In Rai, negli ultimi due anni, si sono svolti scioperi che per partecipazione e forza, non si erano mai visti nella storia sessantennale dell’azienda, e sono stati indetti a tutela del servizio pubblico e del lavoro, quale segno evidente della distanza tra la realtà produttiva e i vertici designati dai partiti.

Poi l’affondo sul consiglio d’amministrazione odierno.

Un affondo che parte dalle perdite causate, a giudizio dei sindacati:

    SLC-CIGL / FISTEL-CISL / SNATER

    Il CdA oggi, dopo aver prodotto il calo drammatico degli introiti pubblicitari con le loro scelte editoriali e industriali, invece di minacciare chiusure di settori strategici, prendesse atto del proprio fallimento e consentisse a chi arriverà dopo di loro di trovare una condizione recuperabile.

    Dai lavoratori si pretendono, per chiudere un rinnovo contrattuale pessimo, 7 milioni di euro con tagli di istituti contrattuali che compensano il disagio di maestranze che agiscono con orari continuati, senza pause sino a realizzazione del prodotto, 365 giorni l’anno, 24 ore su 24. Mentre il CdA ha quantificato una perdita, in tre anni pari, a 168 milioni di euro ( dovuta alla chiusura di Anno Zero con -10 milioni al netto dei costi di produzione; la trasmissione di Sgarbi in prima serata su Rai 1, una sola puntata, costo 8 milioni di euro; il mancata rinnovo del contratto con Sky – 350 milioni di euro in sette anni ).

    I lavoratori della Rai ed i sindacati non permetteranno lo smantellamento del servizio pubblico. Confidiamo che i vertici aziendali a due giorni dalla loro scadenza, si ritirino senza ulteriori danni, lasciando ad altri le scelte che loro non sono stati in grado di fare.

Foto | © TM News

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