Home Rai, Gubitosi: “Via gli anziani, investiamo sul futuro premiando merito e competenza”

Rai, Gubitosi: “Via gli anziani, investiamo sul futuro premiando merito e competenza”

L’intervista al dg di Viale Mazzini.

pubblicato 1 Marzo 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 20:52

Luigi Gubitosi in una lunga intervista rilasciata a L’Espresso ha fatto il punto sulla sua esperienza da direttore generale della Rai, iniziata 7 mesi. La prima impressione avuta dall’ex dirigente Wind è stata quella di “una situazione peggiore di quella percepita esternamente” anche a causa delle pressioni politiche che per molto tempo ne hanno condizionato la gestione:

E’ stata un’azienda in gran parte eterodiretta. Appena arrivato, in un colloquio un alto dirigente mi ha detto: “Sono stati messo qua da un certo partito”. Gli ho risposto: “L’unica cosa che mi interessa è come si comporterà perché se dovessi lavorare con chi non è stato nominato dalla politica probabilmente lavorerei da solo”.

A colpire il 51enne dirigente scelto da Monti insieme alla presidente Tarantola per i vertici Rai è stata anche l’arretratezza tecnologica che bloccava l’azienda:

Appena nominati con il presidente siamo andati a Saxa. Ci ha lasciati attoniti il fatto che circolassero ancora le video cassette, qualcosa di inaccettabile in un mondo digitalizzato, io, poi, sono stato in Wind che è molto più avanti mentre il passaggio Rai al digitale era a dir poco in alto mare.


Tra i temi caldi della “rivoluzione silenziosa” che secondo molti Gubitosi starebbe attuando a Viale Mazzini c’è ovviamente quello che riguarda più da vicino i lavoratori. E’ stato infatti varato un piano di pensionamenti con un target d’uscita di 600 persone, piano che

sarà volontario fino al 15 marzo (poi) cercheremo di fare accordi con le organizzazioni sindacali con forme diverse dall’esodo volontario.

Ma non solo; è in programma anche la stabilizzazione dei tempi determinati che negli anni sono cresciuti a causa di una politica del personale quantomeno originale:

Dagli anni Novanta la Rai ha fatto da ammortizzatore sociale alla stampa e alle varie categorie editoriali. Sono stati fatti contratti a tempo determinato per non mostrare un organico in crescita. Nei prossimi anni stabilizzeremo 1500 persone.

Gubitosi ha sottolineato che “oltre due terzi dei giornalisti sono sopra i 50 anni, oltre il 95 per cento è sopra i 40” e che per questo lo sguardo deve essere rivolto in avanti:

Io voglio investire sul futuro. La Rai non ha un problema di genere, ora ci sono molte donne in posizioni di responsabilità, ma generazionale. Abbiamo nominato Eleonora Andreatta a capo della fiction e infatti adesso il prodotto in preparazione ha come protagoniste una sindaco nella Locride, delle ingegneri aerospaziali, un medico che scopre la corruzione del marito, non più solo mamme, suore, maestre ma la proiezione della società contemporanea finalmente. Nel nuovo contratto collettivo di lavoro per esempio abbiamo inserito l’apprendistato che non esisteva prima e che sarà importante per poter assumere giovani. Stiamo studiando il progetto di una direzione Rai per formare o aggiornare registi, costumisti ecc. oltre che giornalisti.

Il direttore generale ha quindi rivendicato i principi alla base del nuovo corso di Viale Mazzini:

Noi stiamo premiando merito e competenza, credo. Tra avanzamenti e conferme, abbiamo appena nominato 12 vice direttori di rete (prima erano 15, li abbiamo diminuiti del 20 percento). Si prevedeva l’ostruzionismo del cda, invece c’è stata l’unanimità, e in Rai mi dicevano: “Perché farlo a tre giorni dal voto?” Ho ribadito che i ritmi Rai non possono e non devono essere dettati dalla politica, la stessa risposta data a chi chiedeva di spostare Sanremo per non disturbare la campagna elettorale.

Anche se ha ammesso che “a volte ho sentito la pressione” da parte della politica. Gubitosi ha quindi rivelato di aver scoperto e scelto la Andreatta (nominata alla direzione di Rai Fiction) “grazie ad una mail in cui esponeva le sue idee sulla fiction” ed ha ribadito la linea da seguire nell’ambito della produzione, già specificate a novembre scorso:

Il settore su cui lavorare molto è la produzione, la fabbrica della Rai dove lavora gente di altissima professionalità e energia, ma ci sono sacche di inefficienza e un eccesso di appalti esterni. I quattro centri di produzione, Roma, Milano, Napoli e Torino, vanno destinati ciascuno ad un genere, intrattenimento, fiction e così via per evitare il sovraffollamento di uno e la non utilizzazione di un altro come capita spesso. C’è bisogno di una grande razionalizzazione e di pianificazione industriale.

Piano industriale che “è in fase di finalizzazione ed è iniziata la discussione in consiglio”:

Posso anticipare che l’organizzazione sarà semplificata, taglieremo il numero delle direzioni, sono 48 e il numero si assottiglierà almeno di una quindicina. Tengo molto alla trasparenza e a un’informazione a doppio senso, ricevo le indicazioni dai dipendenti e ricambio scrivendo ogni tre mesi a tutti i 13 mila dipendenti il commento sui risultati e sull’andamento dell’azienda. Lo sa che Rai non produceva il bilancio di responsabilità sociale?

Per quanto concerne i conti in rosso dell’azienda pubblica – elemento che evidentemente preoccupa di più Gubitosi – il dg ha spiegato:

Il 27 marzo presenteremo il bilancio 2012 che mostrerà una perdita della gestione ordinaria, escluso il costo degli esodi, di poco inferiore ai 200 milioni anziché superiore come previsto. Nonostante lo spazio destinato alla campagna elettorale poverissimo di share, tra l’altro con una par condicio rispettata, gli ascolti vanno molto bene. La fiction su Domenico Modugno, lanciata anche da Sanremo, ha sbancato mostrando l’importanza della promozione tra reti. C’è un piano fiction interessantissimo, sta per andare in onda un’altra serata evento, quella dedicata a Lucio Dalla, poi arriva il talent “The voice”. Mi chiede se avrei lasciato andare a Sky “X Factor”? L’avrei gestito diversamente, una cosa è il format, altra come svilupparlo, l’avrei fatto più da Rai per essere chiari.

Idem per il settore pubblicitario, per il cui tema Gubitosi non risparmia critiche alla Sipra:

L’anno scorso la raccolta è scesa a 745 milioni rispetto ai 965 dell’anno prima: un calo drammatico in gran parte derivante dal mercato ma anche da una Sipra troppo burocratica e molto distaccata dall’azienda. Gennaio e febbraio sono brutti mesi ma, da quanto ci risulta, la concessionaria che ha appena presentato le novità – il ritorno della vecchia Rai con Carosello, e l’Intervallo ma in un quadro di interattività e multimedialità – con un grande successo presso i clienti, sta facendo meglio del mercato recuperando quote perse da una dozzina d’anni.

Rai 1