Rai, Foa: “Facciamo quello che possiamo: dobbiamo ritrovare centralità e più gioco di squadra”
La ricetta di Foa per la Rai in tempi di emergenza è quella di aumentare le proposta di cultura e guardare a un pubblico sempre più compatto.
Una Rai 1 con le repliche di Alberto Angela fino a maggio e due giorni dedicati al cinema (internazionale al martedì, con titoli come Pavarotti di Ron Howard, e commedia all’italiana al venerdì): è questa una delle ‘misure’ di palinsesto che il Presidente della Rai Marcello Foa ha annunciato in un’intervista a La Verità. Pur sottolineando che i palinsesti non sono di competenza del Presidente, Foa cita l’amiraglia come esempio dello sforzo della Rai ai tempi del Coronavirus.
“La Rai sta compiendo uno sforzo incredibile, riconosciuto anche all’estero, per modificare i palinsesti nel pieno di un’emergenza con forti ripercussioni sull’andamento dell’azienda stessa. Sono sparite intere produzioni, non c’è pubblico in studio, gli ospiti partecipano solo dall’esterno […] non si possono girare film e fiction. Oggi la sfida principale è assecondare le esigenze del Paese cercando di mantenere la qualità nell’emergenza”
dice Foa. La parola chiave è equilibrio: c’è chi chiede più cultura come Pupi Avati (che però sembra dimenticare l’esistenza di Rai 5, Rai Cultura, Rai Storia, Rai Scuola e RaiPlay), chi fa un vanto dell’informazione continua sulle generaliste, chi vorrebbe che non fosse spento l’intrattenimento in striscia, elemento di normalità nella straordinarietà. Ma la Rai resta un “colosso da 13.000 dipendenti che non si modifica con uno schiocco di dita: dobbiamo coniugare equilibrio e dinamismo“, dice il Presidente, che sottolinea:
“Facciamo ciò che possiamo con i mezzi a disposizione, per esempio assicurando un palinsesto completo e puntuale. La situazione evolve velocemente e informare la popolazione spiegando le normative è un compito di assoluta priorità […] Ci rendiamo conto che il Paese, oltre all’informazione, ha bisogno del conforto della cultura, della leggerezza dell’intrattenimento e persino di distrazione”.
La priorità quindi appare chiara, anche se in questa dichiarazione “spiegare” e “persino” sono degli indicatori importanti. E a proposito di intrattenimento, a chi chiede il ricorso ‘massiccio’ a quel tesoro di meraviglie che sono le Teche Rai, Foa risponde che
“sono operazioni che non si possono improvvisare dall’oggi al domani: parliamo di archivi enormi con vincoli derivati da tecnologie analogiche e in formati diversi da quelli attualmente in uso”.
La questione sottesa, però, resta un’altra e a un certo punto non può che emergere:
“Il servizio pubblico ha la fortuna di una stabilità economica che ci permette di sperimentare. […] Tuttavia non possiamo permetterci il lusso di uscire dal mercato, trascurando completamente gli ascolti”.
E se concordiamo con l’idea di non ritrasmettere I Promessi Sposi (se non eventualmente nella versione del Trio o in seconda battuta nella versione di Bolchi, per quanto sia impensabile) e che cultura non debba fare rima solo con ‘passato’, ci sono un altro paio di passaggi interessanti nell’intervista: in primis la notazione sulla trasformazione del pubblico, “con generazioni sempre più vicini tra loro […] con una riscoperta di valori identitari profondi che un mese fa sembravano obsoleti [che può essere intercettata da una] Rai versatile e polifonica“. Una polifonia già esistente, però, vista l’offerta già articolata di reti generaliste e tematiche e che proprio la priorità dell’informazione sembra aver ‘appiattito’ sulle generaliste. E qui c’è un altro punto interessante, ovvero l’invito del Presidente a una maggior collaborazione tra le reti:
“[C’è] un problema reale. Ci vorrebbe più gioco di squadra per dare visibilità anche nelle reti principali alla proposta dei canali tematici. Se l’azienda crede nella sua programmazione deve promuoverla adeguatamente”.
L’azienda è avvertita…