Rai, Carlo Fuortes, le elezioni e la rosa dei venti
La televisione pubblica, il rapporto con la politica ed il suo management dopo le elezioni politiche del 25 settembre 2022
E’ sempre divertente leggere le pagine di politica dei giornali e dei siti web quando parlando di Rai, sopratutto in tempi di elezioni. E’ divertente anche a secondo dell’orientamento politico del media medesimo e di questi tempi si parla cosi di un ribaltone in arrivo con il nuovo governo, se vincerà come dicono in molti il centro destra, con tanti in Rai che orienterebbero il volto appunto verso la loro destra, pronti a salire sul carro del pseudo vincitore. Si parla anche dell’AD Carlo Fuortes, messo li dal governo di Mario Draghi, che sarebbe in attesa di parlare con Giorgia Meloni, in qualità di leader dello schieramento che molti sondaggi danno vincente alle elezioni politiche del prossimo 25 settembre 2022, questo per avere in qualche modo la possibilità di sentirsi più tranquillo sulla sua poltrona.
Ma chi l’ha detto che un AD in scadenza nell’estate del 2024, quindi ora nel pieno dei suoi poteri, debba chiedere spago ad un chicchessia politico, seppur questo con grandi possibilità di essere il nuovo capo del governo e quindi in qualche modo “editore” della televisione da lui governata? Una vecchia alchimia storica che Carlo Fuortes potrebbe tentare di scardinare, governando la Rai con le porte del settimo piano di viale Mazzini chiuse al politico di turno ed invece spalancate a chi, fra i suoi dipendenti ha a cuore il futuro dell’azienda radiotelevisiva pubblica, magari lavorando a far programmi televisivi si spera e non di partito.
Certo, inutile dire che anche l’attuale dirigenza Rai ha annusato alcune esigenze politiche a suo tempo ed il caso del direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano è sulle bocche di tutti quelli che si occupano di cose televisive intinte di politica, ma siamo davvero sicuri che nessuno conoscesse il direttore del Tg2 e le sue per altro legittime, se parliamo di questioni private, tendenze politiche? Suvvia, non siamo all’asilo, tutti lo sapevano e che ora le carte siano più scoperte di allora, non significa che il direttore del Tg2 sia diverso o meno bravo di allora, le sue qualità nel confezionare un telegiornale erano sul tavolo prima e lo sono anche adesso, fin dai tempi in cui era vice direttore al Tg1. La realtà delle cose è che se uno sceglie una persona, legge come minimo il suo curriculum, poi magari parla con qualche persona che lo conosce e successivamente quando lo sceglie per la direzione di un telegiornale, sa benissimo quello che fa.
Ridicolo affidare un bimbo ad un lupo per fargli fare da baby sitter e poi stupirsi che il medesimo se l’è mangiato in un sol boccone. Tutto può essere letto con un minimo di intelligenza ed ora che in molti pensano che Carlo Fuortes voglia allacciare rapporti con Giorgia Meloni, magari grazie alla collaborazione di Giampaolo Rossi (che studia da AD Rai qualora la leader di Fratelli d’Italia vinca le elezioni) per mettere qualche chiodo sulla sua poltrona da AD, probabilmente si sbaglia. Questa potrebbe essere l’occasione per far vedere che la Rai può tentare di essere autonoma dai partiti, almeno fino all’estate del 2024 e li chi ci sarà, vedrà.
Detto questo autonoma non vuol dire essere fuori dal mondo, la Rai è come una bandiera, una specie di rosa dei venti, che segna verso quale punto cardinale spira l’aria, quindi appare molto probabile che Fuortes, uomo di mondo, pur rimanendo sulla sua poltrona, proceda ad un rimpasto fra i suoi dirigenti in autunno, spostando l’asse del suo management ora decisamente orientata verso il centro sinistra. Quindi più che ad un uscita immediata di Fuortes facile prevedere ad un cambio di alcuni dirigenti che sono vicini appunto al centro sinistra e che hanno avuto in questi ultimi anni grandi incarichi di vertice nella televisione pubblica, inutile fare nomi.