Home Rai Cultura, Silvia Calandrelli: “La tv da sola non basta per promuovere la cultura, serve la Rete”

Rai Cultura, Silvia Calandrelli: “La tv da sola non basta per promuovere la cultura, serve la Rete”

“La televisione deve fare moltissimo. Va detto, però, che da sola non basta più: deve essere affiancata dalla rete, uno strumento non può prescindere dall’altro”

pubblicato 20 Luglio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 02:18

Intervistata dal quotidiano l’Avvenire, Silvia Calandrelli, da qualche settimana alla direzione di Rai Cultura, che unisce Rai Scuola, Rai Storia e Rai 5 (e dal 2011 direttrice di Rai Educational), ha spiegato che la televisione, ed in particolare il servizio pubblico, non basta da solo a promuovere la cultura:

La televisione deve fare moltissimo. Va detto, però, che da sola non basta più: deve essere affiancata dalla rete, uno strumento non può prescindere dall’altro.

Proposito che concretamente si traduce nella necessità di mettere a disposizione “i nostri contenuti” sulla rete “così che possano utilizzarli sia gli insegnanti sia gli studenti che, oggi, sono nativi digitali”. E quanto si parla di rete si parla anche di social network:

Il network dei nostri siti, che comprende sia i portali dei canali tv sia i portali verticali tematici su Arte, Letteratura, Economia, Filosofia e Media, nell’ultimo mese ha raggiunto oltre quattro milioni di pagine viste. I social network relativi ai nostri prodotti, come Facebook, Twitter e Google +, sono seguiti da oltre 450 mila utenti, e le app per tablet e smartphone e i magazine multimediali mensili sono visti da oltre 350 mila abbonati. Infine, RaiScuola ha una community specializzata di oltre 70 mila docenti iscritti e la nostra area multimediale realizza le dirette streaming dei principali eventi culturali italiani, producendo ogni anno circa duemila video ad hoc per il web.

Queste le cifre ‘ufficiali’, che però dovrebbero essere confrontate con l’effettiva incidenza sulla realtà culturale italiana. E, comunque, a proposito di rete la Calandrelli ha invitato a non sottovalutare “i pericoli” della stessa:

Si può trovare di tutto. Ogni anno, insieme al Ministero per l’Istruzione, portiamo gruppi di ragazzi ad Auschwitz. Spesso loro, cercando notizie in Internet, trovano anche contenuti revisionisti. I nostri contenuti, invece, sono validati scientificamente. Per Il tempo e la storia ad esempio, di cui sono già andate in onda 160 puntate, abbiamo un comitato di storici. Ed è un prodotto a utilità ripetuta che può essere utilizzato su diverse piattaforme.

Rai 1