Rai, 35 ex allievi della scuola di giornalismo di Perugia assunti a chiamata diretta: è polemica con l’Ordine dei giornalisti
La Rai ha pubblicato un bando in cui annuncia la selezione di settantacinque giornalisti, trentacinque dei quali però saranno scelti a chiamata diretta dalla scuola di giornalismo di Perugia. L’Ordine dei giornalisti e le altre scuole di giornalismo in Italia chiedono chiarimenti
Uscire da scuola ed avere un lavoro: cosa difficile ai nostri tempi, ancora di più se il lavoro in questione è quello del giornalista. Gli allievi della Scuola di giornalismo di Perugia, però, hanno una chance in più: lo scorso 2 luglio è stato annunciato un accordo “per esodi ed assunzioni” tra la Rai e l’Unione Sindacale Giornalisti Rai che prevede, oltre al prepensionamento di quartanta giornalisti che hanno raggiunto i requisiti pensionistici minini, anche l’assunzione di settantacinque nuovi giornalisti, trentacinque dei quali provenienti, appunto, dalla scuola di Perugia.
Una decisione che ha ovviamente scatenato le polemiche degli altri istituti sparsi in Italia e dell’Ordine dei giornalisti: perchè la Rai privilegia la scuola di Perugia, annunciando la chiamata diretta di trentacinque ex alunni, mentre per gli studenti della altre scuole e per i giornalisti già in Rai ma con contratti precari sarà necessario sostenere un concorso pubblico?
La via preferenziale di Perugia
La questione è spinosa e risale allo scorso luglio quando, dopo l’annuncio della convenzione, Vittorio di Trapani, segretario di Usigrai, si limita a dire ad Articolo21 che alcuni dei settantacinque giornalisti saranno selezionati attraverso le scuole di giornalismo:
“Ci saranno 75 nuovi ingressi, una parte proverranno dalle scuole di giornalismo, un’altra sulla base di una selezione interna per chi fa il giornalista in Rai ma – parliamo dei cosiddetti subordinati e atipici – non ha ancora il contratto di categoria”.
A rivelare che trentacinque di loro proverranno da Perugia è il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi al “Corriere della sera”:
“Assumeremo 75 giovani giornalisti. Alcuni dalla scuola di Perugia, che sarà sempre più un centro di formazione continua; ci sarà poi un concorso nazionale e uno per i giornalisti che già lavorano in Rai, anche quelli con contratti atipici”.
La violazione del Quadro d’indirizzi
La conferma di Gubitosi mette la questione davanti ad un problema: secondo il Quadro d’indirizzi approvato dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti a dicembre di due anni fa, infatti, la Rai non può assumere privilegiando una scuola di giornalismo rispetto ad un’altra (crendo una scuola aziendale), ma deve permettere agli alunni di tutte le scuole d’Italia convenzionale con l’Ordine di avere uguali diritti nella partecipazione ai bandi pubblici di selezione.
Se una scuola dovesse violare questa regola, la convenzione con questa cadrebbe, il biennio effettuato non varrebbe più come praticantato e gli studenti a fine corso non potrebbero più sostenere l’esame di ammissione all’ordine dei giornalisti professionisti.
La protesta delle altre scuole
La mobilitazione delle altre scuole si fa sentire attraverso una lettera inviata dai master universitari dello Iulm, dell’Università Cattolica, dell’Università di Milano, di Torino e della scuola superiore di giornalismo della Luiss di Roma a Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti:
“Nulla da dire sulla stabilizzazione dei precari e sulle altre misure volte a dare certezza di un rapporto contrattuale. Di gran lunga sconcerta invece quella riserva di 40 assunzioni per i giornalisti formati a Perugia”.
La scuola di Perugia è una scuola aziendale?
La scuola di Perugia diventa così, secondo chi attacca la convenzione, una “scuola aziendale”, espressamente proibita dal Quadro d’indirizzi. Eppure, fin dal 1992, quando la scuola fu creata con il finanziamento della Rai, l’azienda ha sempre assunto ex allievi, senza suscitare alcun tipo di polemica.
Nella ricostruzione della vicenda effettuata da ValigiaBlu, si cita l’intervista di Sconfinare a Luca Garosi, giornalista Rai, che non fa mistero del fatto che la tv di Stato abbia sempre avuto una stretta collaborazione con la scuola di Perugia:
“Oltre il 75% degli ex allievi è assunto a tempo indeterminato. (…) in vent’anni si sono formate a Perugia circa 250 persone e fino a poco tempo fa chi usciva trovava lavoro in Rai entro sei mesi”.
Lo stesso Gubitosi, in occasione di un incontro tenutosi nel 2012 per i vent’anni dalla nascita della scuola, non si fece problemi a sottolineare l’importanza dell’istituto per la Rai:
“La scuola di Perugia deve tornare centrale per la Rai, perché la qualità si crea attraverso la formazione”.
L’attacco dell’Ordine dei giornalisti
Iacopino ha subito messo in evidenza l’irregolarità della selezione dei trentacinque giornalisti. Sulla sua pagina Facebook, il 3 agosto racconta le risposte alla sua reazione sulla vicenda di Franco Siddi, segretario della Federazione Nazionale Stampa Italiana, e Di Trapani (qui lo status):
“Il 2 luglio, mentre ero all’Assemblea della Casagit, il segretario della Fnsi, Franco Siddi ha raccontato dell’accordo appena raggiunto tra Rai e Usigrai. Parlandone con me mi ha riferito il particolare della chiamata diretta degli ex allievi della scuola di Perugia, aggiungendo – davanti a testimoni, quindi pubblicamente e per questo ne parlo – un eloquente: ‘L’ho detto a Di Trapani che così l’Ordine chiuderà la scuola di Perugia’. Ho chiamato, subito, il segretario dell’Usigrai, manifestandogli in maniera diretta (non so fare altrimenti) il mio disappunto e facendogli presente che le regole delle convenzioni con le Università con il riconoscimento del praticantato non consentono le scuole aziendali. Di Trapani – riferisco solo l’essenziale – mi ha risposto che Perugia è sempre stato canale privilegiato per la Rai. L’ho invitato a rettificare quel comunicato, facendogli presente che ipotizzavo conseguenze che avrei sottoposto all’esecutivo dell’Odg (l’ho fatto il 23 luglio, prima riunione) la situazione.
L’esecutivo, alla unanimità, ha considerato il comportamento non conforme al Quadro di indirizzi”.
Nello stesso status, riferisce anche di un incontro con Gubitosi, il quale non era a conoscenza delle regole del Quadro d’indirizzi:
“Gli ho fatto presente quella che ritenevo una violazione delle norme, gli ho riferito che alcune scuole (3 di Milano, Torino e Roma e, separatamente, Napoli) avevano formalizzato una protesta che giudicavo fondata. Mi ha manifestato sorpresa, dichiarando che ignorava queste regole. Mi ha chiesto la disponibilità per un incontro nella settimana successiva (dal 29 a oggi). Ho dato subito il mio consenso nonostante mi avesse comunicato – contrariamente alle informazioni che da colleghi Rai mi erano state fornite, con ampie assicurazioni – che le assunzioni erano state già fatte. Ho informato di questo il segretario dell’Usigrai, dicendogli che avevo chiesto a Gubitosi che trovavo corretto fosse presente all’incontro anche Di Trapani. Non so che cosa sia accaduto. SO CHE NON HO RICEVUTO ALCUN INVITO DAL DG DELLA RAI (a quest’ora di oggi, sabato 3 agosto), con un comportamento che ciascuno può liberamente giudicare”.
Ad oggi, non si sa nulla di un possibile incontro tra Gubitosi ed il presidente dell’Ordine che, invece, la scorsa settimana ha parlato con il presidente della commissione parlamentare di Vigilanza della Rai Roberto Fico (Movimento 5 stelle), che si è detto disponibile a verificare la vicenda. Lo scrive su Facebook Iacopino:
“Ho incontrato, nel suo ufficio a San Macuto, il presidente della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, Roberto Fico. Chiederà all’azienda in base a quali criteri sono stati scelti i 35 neo assunti, tutti ex allievi della scuola di Perugia: ‘Trasparenza’. E a settembre, nella sede dell’Ordine, parteciperà ad un confronto con delegazioni di tutti i Master riconosciuti dall’Ordine”.
Le repliche a favore della decisione della Rai
A favore della chiamata diretta da parte della Rai si sono schierati la giornalista Rai Ida Baldi, che fa parte dell’esecutivo di Usigrai, e Daniele Cerrato, presidente della Cassa Autonoma di Assistenza Integrativa dei Giornalisti Italiani. La prima, in un pezzo per Articolo21, si domanda cosa ci sia di male nella decisione della Rai di assumere dei giornalisti provenienti da una scuola da lei finanziata:
“E’ davvero disdicevole che un gruppo editoriale finanzi una scuola di giornalismo? Forse per qualcuno può rappresentare un problema , ma io personalmente non ci trovo nulla di male se gli allievi dello IULM fanno pratica giornalistica nella sede di Cologno Monzese e non all’interno della Scuola medesima. Dopo 9 anni di Ordine nazionale e alcuni lustri di attenzione ai temi etici del nostro mestiere confesso di ritenere incomprensibile questo dogma, soprattutto a fronte di una crisi profonda come quella che l’editoria sta attraversando in Italia e altrove. (…) Può il servizio pubblico fare formazione e avere una scuola che prepari i suoi allievi alla pratica giornalistica? Accade in tutti i paese del mondo , non vedo perché no in Italia. Il problema e’ che in Italia c’è’ l’Ordine e dunque l’obbligo di superare un esame per diventare professionisti. Non appare discriminante togliere a una scuola – che abbia i requisiti d’eccellenza richiesti – la possibilità di far svolgere il praticantato? (…) oltre ad esserci in Rai moltissimi colleghi formatisi in altre scuole di giornalismo (colleghi in questione se vi va dichiarate la vostra provenienza accademica, please), ricordo che il TG1 assunse (inizio 2010) 12 colleghi per il suo sito selezionandoli dalla Lumsa e dalla Luiss, altrettanto avvenne per le selezioni nelle sedi.”
Sullo stesso sito, Cerrato sostiene che il caso di Perugia deve addirittura diventare un esempio:
“Se la Rai ha avuto la lungimiranza di investire in una scuola di giornalismo, della quale hanno beneficiato anche altri network e giornali “pescandoci” tanti giovani colleghi, perché non può attingere a quel bacino, nel quale investe milioni di euro, in via prioritaria? Perché l’Ordine, che deve andare a una riforma profonda se vuole sopravvivere, non si fa anche agente di stimolo verso altri grandi gruppi editoriali? Perché a Milano Il Corriere o La Repubblica non investono qualcosa nella formazione puntando sulla scuola di Giornalismo del capoluogo lombardo? Perché La Stampa non fa altrettanto con il Master di Giornalismo subalpino? A Napoli potrebbe farlo il Mattino, anche li’ c’è una scuola di giornalismo… Insomma da “mamma” Rai ci si aspetta sempre un dolcetto gratis.”
35 come loro in attesa di chiarimenti
Ad ogni modo, la questione resta ancora in sospeso. Intanto, gli studenti delle altre scuole di giornalismo hanno espresso il loro disappunto attraverso una pagina su Facebook chiamata “Come loro”, che però è stata bloccata. Dopo alcuni tentativi di riaprirla, è stata aperta la pagina “35 come loro”, in cui si continua a chiedere una spiegazione sulla vicenda.