Rai 2, Piero Marrazzo torna in tv con Razza Umana (ma prima si confessa da Porro a Virus)
Occhio lucido, voce rotta: a quattro anni dallo scandalo, Marrazzo si ‘racconta’ all’amico Nicola Porro. Ringrazia la Rai per la nuova chance e per un’intervista “senza plastici e notizie false”, ma sembra di essere a Pomeriggio Cinque.
“L’unica razza che conosco è quella umana”
scrisse Albert Einstein compilando il visto per gli USA ed è da questa citazione che ha preso spunto Piero Marrazzo per il titolo del suo nuovo programma, Razza Umana, al via da metà novembre nella seconda serata di Rai 2.
Si tratta di uno spazio dedicato a documentari brevi di costume e di politica, “documentari che guarderanno il mondo ma saranno raccontati dall’Italia”, come ha anticipato lo stesso Marrazzo: in ogni puntata ne saranno presentati quattro o cinque di una quindicina di minuti ciascuno, introdotti e commentati dal giornalista e da ospiti in studio. Quello stesso studio che venerdì 17 ottobre lo ha visto protagonista di un’intervista/confessione rilasciata all’amico e collega Nicola Porro.
Eh sì, perché il ritorno di Marrazzo in tv con un suo programma passa attraverso lo ‘sdoganamento’ a Virus, che è sembrato quasi un dazio (magari non imposto, ma ‘auto-inflitto’, non obbligato, ma sentito) per chiudere un capitolo iniziato nel luglio di quattro anni fa e che per la prima volta è stato raccontato in tv dal diretto interessato, su Rai 2 e non solo per questioni di ‘bandiera’, a quanto si pecepisce:
“Ringrazio questa azienda, ringrazio la mia azienda e ringrazio lei, Porro, per aver fatto questo senza plastici, senza notizie false e per permettermi di tornare a dire questo: io pensavo con quel gesto (le dimissioni, ndr) di aver chiuso una vicenda che invece è durata altri cinque anni. Ora eccomi qui. Ho accettato di essere qui anche grazie a pochi amici, ma veri, tolleranti, rispettosi, che mi hanno consentito anche di fare un esame di coscienza sui miei errori”
chiosa Marrazzo al termine di uno scambio durato oltre mezz’ora, in punta di lacrima, con voce perennemente spezzata dall’emozione.
“Sono Piero Marrazzo, 55 anni, tre vite, tre figlie e due matrimoni alle spalle, amici veri e una vita nella quale ho avuto la fortuna di fare tante cose…”
E’ iniziata così l’intervista che, per quanto non concordata – come dichiarato dai protagonisti – ha un ‘solo’ obiettivo: mondare il peccatore dalla sua colpa per riammetterlo a svolgere il servizio pubblico.
Nessun vero contraddittorio in questo lungo scambio perfettamente costruito sul piano narrativo: primo piano su occhio lucido ed espressione da penitente per Marrazzo, empatia percepibile tra colleghi che evocano costantemente il comune maestro Minoli e che si concedono un formale ‘Lei’ per tutta la durata dell’intervista, come è giusto che sia, e passano al ‘tu’ sul finale a sottolineare il passaggio tra l’ex Governatore accusato ingiustamente e dimessosi per coscienza (e nella speranza di salvaguardare la famiglia) al collega giornalista che presenta una nuova trasmissione per la Rai.
Sembra quasi di trovarsi di fronte a una sceneggiatura calibrata e misurata, a tratti si ha proprio l’impressione di trovarsi a Pomeriggio Cinque, ma con meno luci pastello e senza tante faccette: c’è però il racconto dei suoi successi e il ‘tonfo’ nella polvere, ci sono le scuse alla moglie e alla famiglia e l’aneddoto commovente sulla figlia, il riferimento alla terapia psicologica e al supporto spirituale, il richiamo al medico che lo ha avuto in cura e ai monaci che lo hanno accolto, la forza della fede e l’errore del peccato, le ex mogli e la nuova compagna. Il feuilleton è servito.
E in più Marrazzo guarda in camera, dando ancora più vis drammatica all’intervista e riappropriandosi anche di quel mestiere che fa da filo conduttore a tutta l’intervista.
Si parte, infatti, ricordando il padre cronista, Giuseppe ‘Joe’ Marrazzo, si ripercorre la sua specchiata e onesta carriera giornalistica, si passa per la discesa in politica caldeggiata da Prodi per arrivare allo scandalo del luglio/ottobre 2009, alle frequentazioni trans a via Gradoli, al video a scopo estorsivo realizzato da quattro carabinieri, delle illazioni sul consumo di cocaina e sulla gestione della Regione Lazio, che portarono l’ex Governatore alle dimissioni. La gloria e la caduta, la vittoria e la polvere: la quintessenza del grande personaggio narrativo.
“Io ho fatto qualcosa contro mia moglie e le mie figlie: io, in un paese nel quale la politica è accusata di corruzione e di ruberie, io non ho accuse del genere. Ma io ho sentito il bisogno di dimettermi perché avevo deluso come uomo. Io pensavo che dimettendomi avrei salvaguardato la mia famiglia e invece ho subito accuse false… La comunicazione ha svolto nei miei confronti un’attività violenta, anche mistificatrice, ma finora non ho parlato perché rispetto i giornalisti, i giudici, gli inquirenti”
rivendica Marrazzo, ribadendo urbi et orbi di non avere procedimenti penali a carico, di non aver compiuto nessun reato e di essere stato vittima di un errore personale, privato.
“Ho avuto una grande debolezza, ma era un fatto personale. Io ho avuto delle frequentazioni che un uomo politico non dovrebbe avere, anche se erano personali e al chiuso, anche se non hanno mai interferito con il mio lavoro”
E si torna a ricostruire quei fatti sulla base soprattutto di quanto riportato negli atti del processo di cui Marrazzo è parte lesa: ricorda come quella mattina del 4 luglio 2009 lui non abbia visto la cocaina se non quando entrarono quegli uomini qualificatisi come carabinieri, che non si accorse che stavano girando un video, che si aspettava di essere condotto in centrale non di ricevere una richiesta di denaro. E non sa perché l’allora Premier Berlusconi l’abbia avvertito del filmato nelle mani di un’agenzia fotografica:
“‘Ti hanno fatto una porcheria’, mi disse il premier, ma non so dare una risposta al perché mi abbia avvertito…”
dice Marrazzo, che si attribuisce un’altra colpa dopo quella delle frequentazioni inadatte a un uomo politico, ovvero il non aver parlato subito, il non aver avvertito immediatamente le forze dell’ordine e la famiglia dopo la telefonata del Cavaliere.
Insomma, storie vecchie che restano sulla pelle più della corruzione o del malaffare si sa. Debolezze private che valgono una condanna ben peggiore della galera.
Ma a me hanno colpito l’operazione ‘clean up’, per quanto possa ‘capirne’ la finalità, e anche il perenne senso di afflizione di Marrazzo, che ha contrastato in più parti con il contenuto delle dichiarazioni:
“La mia vita privata è intervenuta nella mia vita pubblica, ma adesso la rimettiamo dove deve stare. Ho sbagliato come uomo, ma adesso non permetto più a nessuno di dirmelo”
rivendica il giornalista deciso a riappropriarsi di una vita segnata, forse, dal da , richiamando i principi di tolleranza e rispetto che fanno sempre più da faro nella sua vita, evocando i monaci che lo hanno accolto a braccia aperte, lui peccatore e ‘transfugo’ dalla vita pubblica, a differenza dei tanti che gli hanno voltato le spalle.
Insomma, se le dimissioni non son bastate a chiudere lo scandalo, ci si prova con un’intervista su Rai 2 a un mese dal ritorno in tv con Razza Umana. Ma quella umana non è proprio la miglior ‘razza’ in circolazione: per chiudere con un’altra citazione punterei su “Non ti curar di lor, ma guarda e passa…”. In bocca al lupo.