Fine ottobre 2016. Per i direttori delle prime tre reti di Stato è tempo di sistemare i palinsesti e correggere il tiro di quei programmi che non stanno funzionando. Così Andrea Fabiano permette ad Affari Tuoi (in vista di un’alternanza) di chiudere una decina di minuti di ritardo, Daria Bignardi ammette di aver sbagliato qualcosa con Politics e pensa ad un “ri-debutto”, Ilaria Dallatana sta lavorando a delle “piccole varianti” per Nemo e non esclude di cambiare collocazione a Sunday Tabloid.
Partiamo proprio dal programma di Annalisa Bruchi, collocato in una fascia oraria difficile, alla domenica pomeriggio, dove gli ascolti non brillano: “La collocazione è complicata, ma sono contenta di prodotto, squadra e filmati. Spostarlo in seconda serata? Non è escluso. Ci stiamo ragionando. Ma quella domenicale è una fascia ghiotta”, racconta la direttrice a Marco Castoro su Il Messaggero.
Nemo, invece, gode degli endorsement di Jovanotti e Gabriele Muccino ma non spicca negli ascolti. Resta, per la direttrice, “la trasmissione più innovativa in assoluto”: “Puntavo a un 5%. E’ vero ce siamo un punto sotto, però quando sperimenti una cosa nuova e rompi i cardini classici non è mai facile, anche perché Nemo non è un talk, i filmati non vengono lanciati come fanno le Iene. Sono fiduciosa. I conduttori funzionano bene. Due anime diverse, Valentina Petrini è l’aspetto ideologico, Enrico Lucci anticonformista e spiazzante. Forse hanno più bisogno di spazio sul palco. La fascia tra i 25 e i 44 anni è quella in testa agli ascolti di Nemo. Ottimo, anche perché non va dimenticato che il target leader nei programmi di informazione è la over 60. Tuttavia il programma deve trovare il suo pubblico. Lo stiamo migliorando con delle piccole varianti”.
“Le difficoltà si incontrano perché si deve garantire il tipo di copertura di ascolti e con le novità si rischia. Non sempre si fa subito breccia e quindi devi sostenere l’onda d’urto che ti viene da fuori e non da dentro. Accontentare tante teste diverse non è semplice. Ma se non butti dentro qualcosa di nuovo, sei morto”, prosegue.
Il sogno di Dallatana, resta uno: Renzo Arbore. “Nutro da sempre una certa passione per Arbore. A chi non piacerebbe lavorare con lui? Lo trovo un professionista di straordinaria capacità ed entusiasmo. E’ giovane e ti fa sentire giovane. Stiamo pensando a delle cose che in realtà neanche lui sa. Sono ancora nella mia testa. L’ho già incontrato”.