Rage Room, da Armoza il format che permette di sfogarsi spaccando tutto
Chiave comico-demenziale per lo show che mette in palio la possibilità di sfogare la propria rabbia – per cose frivole – in un ambiente controllato. Ma bisogna convincere i giudici.
Se il vostro sogno proibito è una stanza della rabbia – quei luoghi controllati nei quali puoi sfogarti distruggendo tutto quel che vuoi con ogni mezzo lecito, previo pagamento – allora apprezzerete Rage Room, format di Armoza testato in UK e che ora la società cerca di vendere al resto del mondo.
Come funziona?
Basta mettere in sfida due persone arrabbiate per motivi davvero futili, da quelli che odiano gli appuntamenti a quelle che non sopportano la gente che mangia a bocca aperta, portarle in uno studio tv, far perorare la propria causa davanti al presentatore e a un ospite noto e lasciare che i telespettori si immedesimino, in attesa del verdetto della giuria, che stabilirà chi dei due potrà entrare nella stanza della rabbia e distruggere tutto. Si tratta di un set realizzato ad hoc per il ‘vincitore’, capace cioè di rappresentare al meglio quel che il concorrente odia per permettergli di dare massimo slancio al suo istinto e ottenere piena soddisfazione. Al che, però, mi preoccuperei per lo sconfitto, che potrebbe pensar bene di dare randellate allo studio del programma: uno stanzino di consolazione ci starebbe bene, comunque…
Un format semplice, dall’immediata empatia, che ha visto una sua prima edizione in onda nell’autunno 2017 su All 4, il canale on demand del britannico Channel 4, con 8 puntate pezzabili sui 15′ o 30′. Formato breve, da comedy appunto, che guarda al pubblico più giovane e anche a modalità di fruizione sciolte dal tradizionale palinsesto, anche se per un access prime time tv potrebbe andar bene. Il claim? “Perché tutti ci arrabbiamo qualche volta…“, o anche “tutti usciamo un po’ pazzi a volte…“.
Per ‘sdrammatizzare’ l’accesso di rabbia e per ‘normalizzare’ l’anelito distruttivo dei concorrenti si punta evidentemente a raccogliere protagonisti e motivazioni piuttosto freak: c’è chi odia l’insistenza dei call center e chi i Festival, chi picchierebbe quelli che non rispondono ai messaggi e chi odia le sopracciglia ad ali di gabbiano, chi non sopporta quando si deve dividere il conto e chi fare la fila davanti a un negozio. Insomma, niente di davvero sostanzioso, psicologicamente parlando.
Beh, la personale speranza è che si pensi a uno spin-off dall’impostazione ‘terpeutica’, che aiuti i concorrenti e i telespettatori a canalizzare la rabbia, a individuarne le cause, razionalizzare gli istinti, regalando un giro nella stanza della rabbia per puro divertissement. Diciamo che starei già candidandomi per i casting…