Questo nostro amore, la fiction italiana si fa gradevole ma fuori tempo massimo sull’attualità
Ben scritta e recitata, Questo nostra amore ha il difetto di arrivare fuori tempo massimo, raccontando un fenomeno non più attuale in Italia
Moderna, ma non moderna. Classica, ma al punto giusto. Però fuori tempo massimo. La prima puntata di “Questo nostro amore”, su Raiuno, sottolinea come, a volte, la fiction italiana si svegli dal torpore criminal-religioso causato dalla debolezza di sceneggiature e regie, seppur in ritardo.
Dell’Italia degli anni Sessanta sembra che si sia raccontato tutto. Invece, Stefano Bises e soci, riescono a riportarci indietro nel tempo confrontandosi con quella che allora era considerata una piaga sociale, ovvero il fenomeno dei “concubini”. Vittorio (Neri Marcorè), è sposato con una donna conosciuta prima di Anna (Anna Valle), con cui ora vive serenamente e da cui ha avuto tre figlie.
La semplicità ed immediatezza della storia non va confusa con la banalità e l’arretratezza di altre storie raccontate in tv. “Questo nostro amore”, grazie anche ad un cast azzeccato (i due protagonisti in primis non si sovrastano e sono complementari l’uno all’altra), ha messo in pratica le lezioni di due precedenti prodotti Rai considerati, negli ultimi anni, tra i più innovativi: “Tutti pazzi per amore” ed “Una grande famiglia” ai quali, guarda caso, ha lavorato proprio Bises.
Questo nostro amore
Gradevole e ben fatta, sì. Ma contemporanea, no. Un difetto della fiction italiana è quello di andare a scavare storie che siano lontane dai nostri tempi, come se ci fosse paura di non saper reggere il confronto con l’attualità (ed in effetti alcune produzioni recenti ci hanno mostrato come gli sceneggiatori nostrani non sappiano da dove cominciare quando si vuole raccontare la nostra epoca senza combinare guai). In questo modo, però, si arriva sempre fuori tempo massimo
“Il commissario Nardone” ci ha proposto dei personaggi interessanti, le cui problematiche erano però calate nella Milano di fine anni Cinquanta e quindi poco vicine al contesto del pubblico. Discorso simile vale per “Questo nostro amore”: il fenomeno dei concubini appartiene ad un altro tempo, col rischio di far sembrare ridicola una storia di questo tipo ai giorni nostri.
Perchè, ci domandiamo, non si può ancora vedere in Italia una fiction che tratti problemi della nostra attualità con la stessa freschezza che gli autori hanno usato in questa serie? Perchè oggi, di fronte a dei concubini che devono nascondere il fatto di non essere sposati, potremmo rilanciare con coppie di fatto impossibilitate ad ufficializzare la propria unione, unioni omosessuali costrette a vivere nell’ombra anche delle grandi città per paura di essere additate come “diverse”, e coppie che sperano di poter un giorno avere un figlio anche senza rispettare i metodi… tradizionali per diventare genitori.
Tanto per farla semplice: in America il caso di “The New Normal” (comedy in cui una coppia gay ricorre ad un madre surrogato per avere un figlio) ha mosso l’opinione pubblica, scatenato polemiche ed acceso un dibattito, riportando la tv ad essere sia mezzo d’intrattenimento ma anche strumento per favorire il confronto. “Questo nostro amore”, invece, arriva fuori tempo massimo: fosse andato in onda negli anni Sessanta, avrebbe avuto un senso maggiore; ora, invece, è solo una gradevole fiction che però fa desiderare una tv più contemporanea.
