Questi fantasmi! senza mistero e senza spessore
L’equilibrio tra messa in scena cinetv e testo teatrale è complicato: si punta sullo ‘spiegone’, che toglie ambiguità ai personaggi e il piacere dell’interpretazione al pubblico
In poco meno di una settimana Rai 1 ha trasmesso due trasposizioni delle opere di Eduardo: il 26 dicembre, col teatro in diretta di Vincenzo Salemme, abbiamo visto una reinterpretazione di Natale in casa Cupiello rispettosa del testo, sia pur con diversi innesti ma portata in scena con spirito filologico. Ieri, invece, Rai 1 ha mandato in onda la traposizione tv di Questi fantasmi! firmata da Alessandro Gassmann: peccato che in questa versione si sia puntato tutto sul mostrare quel che Eduardo fa immaginare, con toni quasi farseschi in ambientazioni dark, con un approccio da ‘spiegone’ che potrà aver aiutato i più a seguire i fatti, ma ha privato la commedia di quello spessore che l’ambiguità della parola portava con sé. Non sembra aver guardato, però, alla totale libertà con cui Questi fantasmi! fu portato al cinema nel 1967, con Vittorio Gassman e Sophia Loren protagonisti: una lettura del tutto ‘volta’ alla commedia all’italiana dell’epoca e per questo non ‘comparabile’ neanche con questa versione, che nelle intenzioni guarda all’originale.
Si ribalta l’assunto: qui i fantasmi esistono…
Come evidenziava Eco in Dire quasi la stessa cosa, la trasposizione cinetv di un testo letterario impone delle scelte: se vogliamo mostrare il capitano Achab di Moby Dick bisogna scegliere quale gamba fosse di legno, visto che nel testo non è mai esplicitato.
Qui però non era necessario dare una connotazione soprannaturale a tutta la vicenda del palazzo del ‘grande di Spagna’ da 366 stanze sfitto per via di voci sui fantasmi che lo abitavano: una connotazione che arriva col prologo, ovvero con la visione che fa ‘uscire pazza’ Carmela, la sorella del portiere. Si fa vedere al pubblico il motivo per cui ha perso il senno, ovvero l’incontro con una nuvola bianca e un elefante: una scelta che quindi corrobora presso il pubblico l’esistenza di spiriti in quel palazzo ‘maledetto’, modificando il senso di una vicenda invece che punta proprio sull”umano, troppo umano’ dei fantasmi di quel palazzo.
Tradimenti, furti, debolezze sono gli ‘spiriti’ che agitano l’animo di Pasquale Lojacono, che nella versione eduardiana viene portato a credere alla presenza dei fantasmi, si suggestiona finendone per approfittarsene, tra ingenuità e opportunità. Tutta questa parte si perde, si sfilaccia, si scompone di fronte a una decisa virata ‘dark’ che disorienta e fa perdere forza al testo di De Filippo, i cui dialoghi diventano ‘isole’ in un mare di immagini che spesso sono fini a se stesse.
Tra Dark e Dramma
L’evoluzione drammatica di Pasquale Lojacono finisce per spezzarsi in due parti nette: la prima parte della trasposizione punta sui toni dark della casa e sull’atteggiamento sottomesso, quasi farsesco, del protagonista. Poi il capovolgimento, fin troppo marcato, che arriva con la scoperta/consapevolezza di Pasquale del tradimento di Maria: qui i toni si fanno quasi soap-operistici, là dove nel testi è un crescendo di ambiguità tra quel che Pasquale vorrebbe credere e quel che invece accade sotto ai suoi occhi.
Il risultato è un generale appiattimento della parola di Eduardo e una generale rinuncia allo spessore dei suoi protagonisti, a quell’ambiguità di fondo che anima tutto il testo. Si rende tutto esplicito, tutto spiegato, tutto ‘digerito’ forse per renderlo più facile da far capire a un pubblico non avvezzo a Eduardo, forse troppo abituato alla tv e poco al teatro, al quale però si toglie il piacere dell’interpretazione (sempre ammesso che sia considerato capace di cogliere le sottigliezze). Se l’obiettivo era quello di omogeneizzare un testo complesso per il pubblico televisivo, allora la missione è riuscita; se l’idea era quella di portare le sfumature di Eduardo in tv, allora siamo un po’ l0ntani.
In questo senso si inseriscono l’incontro di Pasquale dal barbiere col nobile proprietario del palazzo sfitto, la spiegazione sul perché Pasquale e la moglie si spostano dal loro quartino e soprattutto la decisione di dare una voce (e una figura) al professore Santanna, il dirimpettaio, con cui Pasquale dialoga dal balcone in diverse occasioni. Un dialogo che in realtà è costruito nel testo originario come un monologo: una prova attoriale importante, sì, ma anche un modo per lasciare che tutto si svolga in quel palazzo, tra quelle mura e non esca fuori da esso. E in fondo lo stesso professore è per gli spettatori un ‘fantasma’.
Qui, invece, abbiamo anche diversi esterni, per lo più fini a se stessi, che puntellano il racconto per far vedere di essere ‘cinema’: ma l’unità di luogo in Questi fantasmi! è uno degli ingredienti clou dell’acme drammatico. E’ tutto in quel palazzo, anche le voci ad esso ‘esterne’. Anche le ‘voci di dentro’ (e non sia mai che un giorno qualcuno decida di far parlare Zio Niculino…)
Una luce nel buio: Gallo e Foglietta
La credibilità del tutto, come in altre occasioni (cfr. Napoli Milionaria!) è affidata ai protagonisti. Massimiliano Gallo si conferma una garanzia e uno straordinario interprete di De Filippo. Segue le indicazioni della regia, ma convince anche là dove la regia non riesce. La Maria di Anna Foglietta restituisce una complessità che forse nell’originale non c’era e che del resto ‘risentiva’ dell’epoca, anche se De Filippo è sempre stato molto laico in merito ad adulteri e separazioni, come del resto era la società, soprattutto quella più popolare, a dispetto di quanto si sarebbe portati a credere.
Tutto il cast artistico, però, è immerso in Eduardo: il Raffaele di Casagrande è il miglior supporto per il Pasquale di Gallo, Armida e i suoi figlioli sono delle ‘anime dannate’ perfette. Sul piano tecnico, la fotografia seppia è sicuramente un tocco di classe. La scelta della colonna sonora in stile ‘halloween’ soprattutto nel primo atto è a dir poco disturbante, ma tecnicamete la regia è riuscita e coinvolgente. Lo stesso non può dirsi del lavoro traspositivo.
Non ci resta che sperare che per un prossimo capitolo si torni alla bellezza di Filumena Marturano del 2022: lì davvero si riuscì a tenere insieme teatro, cinema e tv con una forza narrativa che rese dinamico il testo di Eduardo come raramente prima di allora.