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Quelli che il Calcio, l’Esercito delle Mamme Inalberate è un ottimo assist a Vincenzo ‘plutonio’ De Luca

Quelli che il Calcio, lo sketch delle Mamme Inalberate strizza l’occhio alle ‘mammine’ che protestano ‘alla cecata’, evocate da De Luca.

1 Novembre 2020 16:31

Parto da un presupposto, confutabile: costruire un personaggio in due giorni non è facile, sebbene non impossibile. Ma scegliere di debuttare con un’idea appena ‘nata’ in un programma come Quelli che il calcio sarebbe a dir poco coraggioso, per quanto non improbabile. Tutto questo per dire che il personaggio della ‘portavoce’ dell’Esercito delle Mamme Inalberate con cui Barbara Foria ha esordito a QCC a mio avviso non è una risposta alla ‘mammina in mascherina leopardata’ evocata da Vincenzo De Luca nel suo ultimo exploit politico-cabarettistico, ma assume i contorni di un perfetto (e immagino non voluto) endorsement.

Ai più distratti – o estranei ai social – ricordiamo che venerdì scorso il Governatore della Campania ha aperto il suo consueto appuntamento settimanale criticando certa stampa che ha dato parola a una “mammina, dalla mascherina leopardata, con lo sguardo ridente e fuggitivo” che raccontava della figlia seienne piangente perché sarebbe voluta andare a scuola per imparare a scrivere (e ricordiamo che in Campania tutte dal 17 ottobre). “L’unica bambina d’Italia che vuole andare a scuola, dando anche la motivazione al giornalista. Una bambina cresciuta col latte al plutonio” ha chiosato De Luca, con quel gusto dell’iperbole e del teatro che di certo non scopriamo oggi. Le polemiche, però, sono fioccate e il Governatore ha dovuto spiegare con una nota ufficiale che non aveva alcuna intenzione di colpire le madri, né di ridicolizzare una situazione drammatica, che non gli è estranea.

Meno di due giorni dopo ecco arrivare a Quelli che il Calcio lo sketch di Barbara Foria nel ruolo della ‘portavoce’ dell’Esercito della Mamme Inalberate che protestano davanti a Palazzo Chigi per la chiusura delle scuole.

“Sto cercando Peppino: sta da voi?  Che amma fa’? Cu sti figlia a casa nun putimm chiu’ campa’. Sto solo io? Ma noi siamo un esercito! E poi oggi è domenica, po’ capita’: Teresa è andata a pranzo dalla suocera, Samantha si doveva fare la tinta ai capelli, Franca è uscita co’ uno ‘ncopp”a Tindèr. […] Nuje però nun c’’a facimme cchiu’. Ste creature non possomo andare a scuola con gli amichetti, non ponn’j a incendiare ‘na lavagna, a rigare una macchina del professore! Chelle creature s’annoiano a casa! Mio figlio fa la terza elementare, ha 25 anni… ma quello non è colpa sua! Eppo’ mo’ è dittatura scolastica, ‘anna sta’ sempre annanz’ ‘o computèr. Ma ‘sti ragazzi nun ponn’ turna’ a rompere le rotelle dei banchi invece di rompere le balle a nuje?”

 

Quelli che il calcio

Piumino rosa carico, jeans, cappellino, megafono e accento tipicamente partenopeo (anzi direi più tendente all’Agro Nocerino-Sarnese, più connotato nella pronuncia e quindi teatralmente anche più efficace), la Mamma Inalberata cerca Giuseppe e chiede a gran voce la riapertura delle scuole. Ne vien fuori uno spaccato più che credibile, non del tutto estraneo a chi, come la Foria, nasce a Napoli, vive in Campania e ha più di 40 anni.

Uno sguardo laico e apprezzabile che contrasta quella retorica che attraversa un certo modo di raccontare la scuola in Pandemia (no, non parlerò di  ‘storytelling della scuola’). Un racconto che chiama in causa un certo tipo di genitori, non solo mamme, che finora hanno protestato per l’inadeguatezza di una scuola che spesso chiedeva solo partecipazione e rispetto, e  che guarda anche a un certo tipo di protesta – più o meno organizzata, più o meno cavalcata – carente per lucidità, battaglie, richieste, destinatari e, a monte e a valle, incapace di leggere il contesto. Il contributo della Foria porta con sé anche la critica a un modo di vedere la scuola che spesso appartiene proprio a chi non la vive – men che meno nelle zone più complicate del Paese -, non ci lavora, non la conosce o è abituato a considerarla sempre più come un parcheggio in cui sono previsti solo diritti e nessun dovere.

Ovviamente queste Mamme Inalberate guardano a un preciso target. Riconoscersi a prescindere in questo che è una critica sociale prima che ‘genitoriale’ è anch’essa, a mio avviso, una forma di ‘cecità taurina’, ovvero di quella particolare reazione che si scatena quando si ved10e rosso. O si parla di mamme.