Home Quarto Grado e la lettera di Concetta Scazzi – «Vergognoso sentir chiamare quest’uomo zio Michele»

Quarto Grado e la lettera di Concetta Scazzi – «Vergognoso sentir chiamare quest’uomo zio Michele»

La lettera della mamma di Sarah Scazzi all’inviata di Quarto Grado

pubblicato 26 Novembre 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 01:39


Quarto Grado, nella puntata del 26 novembre 2011, propone una lettera inviata dalla mamma di Sarah Scazzi, Concetta, all’inviata del programma, Filomena Rorro. Vale la pena di riproporre alcuni stralci della lettera per un breve ragionamento. Concetta Scazzi scrive:

Purtroppo sono arrabbiata ed indignata da quest’uomo: manca di dignità – prima verso se stesso – e le lacrime che versa, quando menziona anche solo il nome di Sarah, sono piene di falsità […] E’ vergognoso sentir chiamare quest’uomo zio Michele in toni affettuosi, come se si stesse parlando dell’omino pio, del “Fatebenefratelli”. Ma, ci rendiamo conto che una bambina di 15 anni che avrebbe dovuto vivere la vita con gioia e spensieratezza è stata soppressa da quest’uomo abominevole, che ha anche il coraggio di farsi intervistare in uno studio televisivo?

Ora, lasciamo perdere la ricostruzione della mamma di Sarah, che individua in Michele Misseri il colpevole: di questo dovrà occuparsi la giustizia. Ma riflettiamo sul resto. «Zio Michele», lo chiama la tv. Lo studio televisivo che lo ha ospitato è quello di Matrix: ne abbiamo parlato come di un momento che ha ridefinito al ribasso il concetto di squallore nel mondo della cronaca nera in tivvù. Quindi, se vogliamo, il punto non è solo che il Misseri “abbia il coraggio di farsi intervistare”. Il punto è che qualcuno lo ospiti mentre il processo è in corso. Parasossale che Quarto Grado, attraverso le parole della Scazzi, stigmatizzi, de facto, un programma della medesima azienda, Matrix. Di fronte alla guerra degli ascolti e ai punti di share che garantisce la nera non si guarda in faccia nessuno?

La lettera di Concetta Scazzi, poi, prosegue così:

«Ostenta in giro con orgoglio l’atteggiamento di un divo di Hollywood, come se avesse commesso un’azione vanagloriosa invece di chiudersi in casa e soffrire di rimorsi perché in tutto questo tempo lui e la sua famiglia hanno soltanto dimostrato presunzione e falsità, infischiandosene del male che hanno fatto alla povera Sarah.»

Anche qui, al di là del dolore di una madre che traspare da ogni parola, non possiamo che rilevare che il punto cardine sia proprio la spettacolarizzazione del dolore: perché si percepisce, nelle parole di una donna che deve aver evidentemente sofferto, che il Misseri si atteggerebbe a divo di Hollywood? Perché evidentemente la tv ha esagerato. Nel modo di seguire questa storia, nell’intervista a Matrix, persino con questa lettera a Quarto Grado.

Ci vorrebbe una moratoria, una regolamentazione sulle modalità con cui la televisione dovrebbe occuparsi di queste tematiche: non è un’idea peregrina né un tentativo di censura. E’ solo una naturale valutazione che deriva dall’osservazione.

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