Quarto Grado: non c’è nulla di male a rendere la cronaca nera televisivamente accattivante
Quarto Grado, condotto da Gianluigi Nuzzi, è tornato in onda su Rete 4, con la prima puntata della quattordicesima edizione.
La nuova edizione di Quarto Grado è iniziata, sostanzialmente, intorno alle ore 22:20 di venerdì sera.
Considerando gli eventi di giovedì 8 settembre, giornata entrata di diritto nella storia con la morte della Regina Elisabetta II, il programma di Rete 4, come già fatto in passato in occasione di avvenimenti di portata mondiale e difficili da ignorare del tutto (l’invasione russa in Ucraina, ad esempio), ha deciso di aprire questa quattordicesima edizione, dedicando ampio spazio alla Regina.
Il programma, condotto per il decimo anno consecutivo da Gianluigi Nuzzi, in un certo senso, quando decide di virare su temi che non riguardino strettamente la cronaca nera, è come se si snaturasse, è come se volesse ambire a diventare un talk show maggiormente trasversale. È arduo, però, tenere il proprio mondo chiuso a chiave, e occuparsi solo di quello, quando al di là della soglia, si sta facendo la storia.
E probabilmente, la Casa Reale di Windsor, già argomento evergreen in ogni talk che si rispetti, si imporrà anche nelle prossime puntate di Quarto Grado, con il funerale della Regina e l’incoronazione di Re Carlo III.
Dalle 22:20, quindi, la cronaca nera si è riappropriata di Quarto Grado fino a fine puntata, con i casi di Alessandra Matteuzzi, la scomparsa di Angela Celentano, la morte di Liliana Resinovich e la morte della piccola Diana.
Un fatto positivo da segnalare subito è il seguente: il pochissimo spazio dedicato alla community. Già il nome “quartograders”, più adatto ai fan di una band K-Pop che ai telespettatori di un talk show di cronaca nera, non è mai apparso del tutto appropriato. L’attitudine sui social di commentare ogni cosa con una certa superficialità, inoltre, poco si addice con un programma che, come esclamato nell’introduzione, afferma di avere la propria forza nella “ricerca della verità”.
Su un altro aspetto, occorre essere onesti: non c’è nulla di male a rendere televisivamente accattivante la cronaca nera in tv.
Quarto Grado, televisivamente parlando, è questo: cronaca nera approfondita e analizzata, con un preciso e collaudato stile e cura nei dettagli.
Non si sta parlando del tanto famigerato sensazionalismo, fatto di toni eccessivi ed enfasi esasperante, ma trattare e analizzare le vicende con servizi avvincenti e con l’aiuto anche di escamotage stilistici.
Alcuni sono facoltativi (il pallone che richiama al caso di Angela Celentano), altri fanno sorridere (il codice penale a grandezza naturale) ma questi espedienti aiutano la narrazione, permettono una pausa e ripartire con ordine. Quarto Grado ha nel ritmo e nella coordinazione tra Nuzzi, che detta perfettamente i tempi con gli ospiti, e le altre personalità che compongono il programma, i propri punti di forza.
È anche legittimo pensare che possa esserci una fetta di telespettatori che non apprezzi questo modo di rendere intrigante la cronaca nera, un modo che rischia di portare il telespettatore, come accennato in precedenza, a commentare fatti di una gravità inaudita come se si trattasse di una soap-opera.
È corretto, però, anche ricordare che Quarto Grado veicola messaggi giusti, che in caso di discussione accesa in studio, non si supera mai quel confine delineato dal trash, che si mantiene un equilibrio anche in caso di dichiarazioni controverse o apparentemente tali.
L’importante, senza scadere nella retorica, è non mancare mai di rispetto alle vittime.
E riguardo ciò, a Quarto Grado, non si può imputare nulla.