Quarta Repubblica, Raimo accusa Montanelli con dei cartelli e attacca Porro. Poi se ne va
A Quarta Repubblica si parla di Montanelli e lo scrittore Christian Raimo va all’attacco del giornalista mostrando dei cartelli. Dopo diversi minuti lascia il programma in segno di protesta. Una scena già vista tre anni fa a Dalla vostra parte
Il caso Montanelli diventa inevitabilmente un’occasione di confronto televisivo, anche aspro. E’ così è stato a Quarta Repubblica, con Nicola Porro che ha dedicato l’ultima parte di trasmissione all’atto di vandalismo ai danni della statua dedicata al giornalista di Fucecchio, accusato di essere stato razzista e stupratore.
Al coro si è aggiunta pure la voce di Christian Raimo che, munito di cartelli, ha elencato le colpe di Montanelli: “E’ stato uno stupratore, un pedofilo, un assassino, un mentitore, un suprematista razzista e un antidemocratico fascista”.
Lo scrittore ha fatto esplicito riferimento all’episodio svelato dallo stesso Montanelli, che ammise di aver acquistato una ragazzina eritrea di 13 anni per farne sua moglie all’epoca del colonialismo fascista in Africa.
Raimo ha quindi contestato l’assenza di ospiti di colore per discutere di razzismo: “Per parlare dei diritti dei neri possono venirci dei neri, invece di parlarne con sei bianchi?”. Un assist per Nicola Porro che, a quel punto, è passato al contrattacco: “Ma smettiamola, è questa una cosa razzista. Ha detto delle cose su Montanelli che mi hanno fatto orrore soltanto sentirle con quella violenza. Il concetto di complotto che ha in testa è malato”.
Il dibattito è durato per diversi minuti e, proprio quando il clima sembrava essersi rasserenato, Raimo ha abbandonato la postazione, lasciando appeso l’ennesimo foglio contenente un messaggio inequivocabile: “Fate una televisione impresentabile”.
A dire il vero quello dell’assessore alla cultura del terzo municipio di Roma non è altro che un déjà-vu. Tre anni fa, infatti, sempre su Rete 4, ma a Dalla vostra parte, Raimo litigò con Maurizio Belpietro mettendo in pratica gli identici meccanismi, dall’esposizione del cartello (“fate una trasmissione razzista e islamofoba”) ai saluti polemici avvenuti anzitempo, in segno di protesta per un programma che, a suo dire, prendeva di mira islamici ed immigrati.