Quarta Repubblica: la svolta a sinistra di Rete 4 è decisamente lontana…
Su Rete 4, ha avuto inizio la nuova edizione di Quarta Repubblica, il programma di Nicola Porro. La recensione di TvBlog
L’approfondimento giornalistico Mediaset, per quanto riguarda la stagione 2024-2025, ha avuto inizio con due interviste che, prevedibilmente, di ficcante, hanno avuto ben poco: nell’access prime time, abbiamo visto Paolo Del Debbio e la premier Giorgia Meloni conversare amabilmente sul vestito indossato dal conduttore mentre a Quarta Repubblica, il programma di prima serata del lunedì di Rete 4, Nicola Porro ha risolto le polemiche causate dalla decisione di intervistare Giovanni Toti, dando dei “cretini” a chi ha avuto il torto anche solo di parlare di questione di opportunità.
Superfluo, quindi, soffermarcisi più di tanto.
Nella prima, lunghissima, puntata di Quarta Repubblica, abbiamo visto anche il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, difendersi dall’accusa di aver sollevato un inutile polverone nel parlare di un presunto complotto ai danni di Arianna Meloni (è stato citato anche Stefano De Martino nel giorno della prima puntata del nuovo Affari Tuoi di Rai 1) e abbiamo assistito anche ad un blocco dedicato alla lista dei presunti “agenti del sionismo operanti in Italia” del nPCI, nella quale figura anche il conduttore del programma, con il discorso che si è spostato sul movimento dei CARC e sulle recenti dichiarazioni di Chef Rubio sui giornalisti che hanno fatto discutere.
Chi ha parlato simpaticamente di svolta a sinistra di Rete 4, conseguenza delle recenti posizioni di Forza Italia su Ius Scholae e di Marina Berlusconi sui diritti civili, deve rivedere le proprie idee. A Quarta Repubblica, i costanti attriti tra magistratura e politica, tormentone di destra, e l’anticomunismo sono stati i veri protagonisti di questa prima puntata.
Anche nel blocco finale di Quarta Repubblica, il “Tavolo per Due”, la nota di colore del programma, lo spazio divertente che diverte esclusivamente solo chi ne prende parte e poco chi lo vede, caratterizzato da un duetto finto comico tra il conduttore e Giuseppe Cruciani, quello che è trasparso maggiormente è il solito vittimismo di destra: “Se l’avessimo fatto noi…”, “Se ci fossimo stati noi al loro posto…” ecc… (riferimento alla vicenda riguardante Nello Trocchia e Sara Giudice).
Si attaccano i giornali progressisti, si difende Povia, si difende Bruno Vespa, ci si erge paladini della lotta al politicamente corretto. Come? Facendo i bastian contrari, sempre e comunque.
In mezzo a tutto ciò, un lunghissimo blocco dedicato alla strage di yacht Bayesian, anche interessante quando il discorso è passato sul tecnico. Il rifiuto iniziale del complottismo ha lasciato spazio, nei fatti, ad un complottismo light, meno esplicito, più velato ma sicuramente presente.