Si accendono i riflettori sui Mondiali di Qatar 2022 ed è sempre più difficile nascondere la realtà
Dopo oltre 10 anni di polemiche e proteste, i Mondiali di Calcio in Qatar stanno per partire ed è sempre più difficile tenere nascosta la realtà.
Dopo la Russia nel 2018, neanche quattro anni dopo l’invasione della Crimea e con diritti civili calpestati da ben prima che si decidesse di sceglierla per un evento di questa portata, la FIFA è caduta dalla padella alla brace per la 22esima edizione del campionato mondiale di calcio, Qatar 2022.
Le polemiche legate alla scelta del Qatar sono partite praticamente subito, quando nel 2010 a Zurigo i 22 membri del comitato esecutivo FIFA hanno ritenuto sensato – e forse anche inattaccabile – assegnare il mondiale 2022 all’emirato del Qatar, una monarchia assoluta, anche se ufficialmente si tratterebbe di una monarchia costituzionale, in cui i diritti civili sono soltanto un lontano miraggio. E ora che il calcio d’inizio è dietro l’angolo e i riflettori di tutto il mondo si stanno accendendo sul Paese, per le autorità locali sarà sempre più difficile nascondere sotto al tappeto la realtà del Paese.
Oltre 10 anni di polemiche e proteste
Una competizione sportiva che dovrebbe promuovere valori sani e positivi si svolgerà in un luogo in cui vige ancora legge della Sharia, un luogo in cui la schiavitù è quasi legalizzata e in cui si rischia il carcere a vita per provare a esercitare la libertà di espressione. Un luogo ricchissimo, questo sì, ma quanto siamo disposti a chiudere gli occhi in nome del dio denaro? Molto, almeno per i 14 membri che hanno scelto il Qatar tra una rosa di Paesi candidati che includeva Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone e Australia.
La scelta dal Qatar ha portato innanzitutto dei problemi logistici non indifferenti e per la prima volta dal 1930 è stato necessario spostare la Coppa del mondo FIFA al periodo autunnale. I soldi e il potere, però, garantiranno il Mondiale di Calcio più costoso e spettacolare di sempre, con 8 grandi stati di ultima generazione e un intero sistema di trasporto messo in piedi proprio per questo evento che per quasi un mese, dal 20 novembre al 18 dicembre, punterà i riflettori di tutto il mondo sul Qatar.
Le polemiche, dicevamo in apertura, sono partite quasi subito e nel corso di questi ultimi dieci anni si è visto e sentito di tutto, al punto che è stata addirittura creata una dettagliata pagina di Wikipedia dedicata unicamente alle polemiche legate alla FIFA World Cup 2022.
Dal trattamento disumano dei lavoratori fatti arrivare nel Paese per la costruzione delle infrastrutture ai campi di lavoro al limite della schiavitù, passando per l’illegalità dell’omosessualità nel Paese che di fatto escluse la partecipazione in loco di tutte le persone della comunità LGBTQI+. Sono emersi anche problemi potenzialmente minori, ma che hanno fatto storcere il naso anche ai tifosi più accaniti: il divieto di consumare alcolici in pubblico, come stabilito dalla Sharia.
L’accoglienza riservata al giornalista Grant Wahl in Qatar
Ora che il calcio d’inizio è sempre più vicino, e tifosi e giornalisti stanno già raggiungendo il Qatar per assistere in diretta alle partite in programma, ci si rende sempre più conto di cosa significa puntare i fari su un paese così problematico.
Grant Wahl, uno tra i giornalisti sportivi statunitensi più famosi al mondo, ha raccontato la disavventura vissuta subito dopo il suo arrivo a Doha.
Al momento di ritirare l’accredito stampa presso il FIFA Broadcast & Media Accreditation Centre, Wahl ha scattato una foto col suo smartphone allo slogan ufficiale dell’evento, “NOW IS ALL“, affisso su un muro della struttura. Non c’erano cartelli che lo vietassero, ma in pochi istanti è stato avvicinato da una guardia della sicurezza che l’ha costretto a cancellare la foto scattata. Stiamo parlando di una sede ufficiale della World Cup 2022, non di un luogo qualsiasi del paese di cui assicurarsi che il mondo non venga a conoscenza.
Minacce e controlli serrati per Qatar 2022: il caso della troupe televisiva danese
E poi c’è stato il caso, ancora più eclatante e ben documentato in video, della troupe televisiva dell’emittente danese TV2, bloccata e minacciata da alcun uomini che si sono presentati come addetti alla sicurezza. Il giornalista Rasmus Tantholdt era in collegamento da Doha con lo studio quando è stato avvicinato dal gruppetto di uomini che, dopo aver visto e controllate le credenziali, hanno minacciato la troupe di rompergli la telecamera.
L’incidente si è risolto in pochi minuti e nelle ore successive alla troupe sono arrivate le scuse ufficiali del Qatar International Media Office e del Qatar Supreme Commitee. Quanti altri incidenti di questo genere si verificheranno da qui alla conclusione della World Cup 2022? Sarà il tempo a dircelo, ma è certo che tutte le persone che raggiungeranno il Qatar perché attirati dall’evento calcistico faranno bene a ricordarsi del tipo di Paese che stanno visitando, nel bene o nel male.
Il focus di Report sui Mondiali in Qatar
La puntata di Report andata in onda il 14 novembre è stata dedicata proprio ai Mondiali Fifa 2022 a 360 gradi, dallo sfruttamento dei lavoratori alle ipotesi di corruzione, passando per le infiltrazioni criminali e le approfondite indagini condotte dai giudici di Parigi e di New York che hanno ricostruito i metodi usati dal Qatar per assicurarsi il voto dei membri del Comitato esecutivo della Fifa necessario per ottenere l’assegnazione dei Mondiali 2022.
Report ha svelato le attività internazionali di lobbying del piccolo stato del Golfo Persico guidato dallo Sceicco Al Thani e ricostruito il metodo Qatar, fatto di pressioni, propaganda comprata a suon di milioni e diritti civili spesso inesistenti.