Gli spot prima del coronavirus. Quelle pubblicità che oggi non sarebbero più proponibili
Da Mirabella al gorilla che invitava all’abbraccio, dagli atleti di Tokyo 2020 usati come testimonial alla Clerici che cantava nel discount. Il coronavirus ha reso improponibili innumerevoli spot pubblicitari. Con l’eccezione della Regione Marche
C’è stato un pre-coronavirus. Un’epoca di stadi, cinema e teatri pieni, di negozi aperti, di piazze affollate e contatti fisici costanti. Tutto annullato, tutto azzerato da un giorno all’altro senza che ci venisse concesso del tempo per abituarci.
A pagarne le conseguenze sono stati, tra gli altri, anche innumerevoli di spot, spediti in campo in un periodo di normalità e costretti al frettoloso dietrofront quando il mondo là fuori, all’improvviso, ha mutato comportamenti e abitudini.
E così ecco lo stupore, il sorriso amaro, persino il fastidio nel ripensare a pubblicità che oggi non avrebbero più la possibilità di essere programmate. Per motivi del tutto evidenti.
In cima alla lista finisce senza dubbio Michele Mirabella, primissimo testimonial del Ministero della Salute chiamato a raccontare gli effetti del virus. “Il contagio non è affatto facile”, assicurava il conduttore di Tutta Salute seduto all’interno di un ristorante cinese con tanto di bacchette in mano. Una volta esploso il caso Codogno il messaggio è ovviamente finito in soffitta, con l’ingresso in scena di un Amadeus decisamente più prudente.
Stessi giorni e su tutti i canali girava ancora l’appello del gorilla, simbolo da anni di un aperitivo analcolico, che spronava gli italiani ad abbracciarsi. Peccato che, contemporaneamente, oltre a lavarci spesso le mani e a non uscire di casa, il governo ci ordinava di mantenere la distanza sociale di almeno un metro.
Che dire poi della povera Antonella Clerici, protagonista incolpevole di un musical all’interno di un affollato discount sulle note di Vengo anch’io di Jannacci. “Sì, tu sì”, invece del classico “no, tu no”, proprio nel momento in cui si sollecitavano gli italiani ad evitare assembramenti.
Con le scuole chiuse almeno fino all’anno prossimo, avrebbe potuto stridere – e non poco – la reclame del noto suv immerso in una nevicata memorabile. Un bimbo si stava recando in classe sulle note di All by myself. Varcava la soglia dell’aula e scopriva di essere da solo, in compagnia di un’unica alunna. Magari fosse bastata un’auto attrezzata per superare qualsiasi emergenza.
Il 2020 sarebbe dovuto essere l’anno delle Olimpiadi di Tokyo. Scontato pertanto il coinvolgimento di testimonial d’eccezione, come nel caso di uno dei principali operatori di telecomunicazioni che aveva ingaggiato Filippo Tortu e Simona Quadarella, icone di velocità e potenza da accostare al sogno del 5G.
Ed ancora, avrebbe generato di sicuro imbarazzo lo spot del marchio di caramelle nel quale due ragazzi alitavano sul finestrino di un treno per poter dar vita a dei disegni. Rigorosamente a mani scoperte.
Manifestazioni e cortei in centro invece nella pubblicità del supereroe del risparmio a cui aggiungere un Fabio De Luigi al parco, in mezzo a bambini intenti a giocare, che affondava il noto biscotto nel gelato di una ragazza. Chissà se affetto stabile o no.
Tra tante previsioni sbagliate, ad onor del vero qualche ‘profeta’ c’era stato: la Regione Marche. Se da una parte la promozione dell’estate risulta ora sgonfiata, dall’altra la scelta di Vincenzo Nibali ha anticipato l’invito a quella mobilità sostenibile che sembra essere diventata una soluzione obbligata nella cosiddetta fase due.