Propaganda Live, la migliore campagna contro la malnutrizione infantile la fa Francesca Mannocchi
I reportage di Francesca Mannocchi per Propaganda Live sono sempre degli straordinari cazzotti nello stomaco, impossibili da ignorare.
Francesca Mannocchi regala a Propaganda Live sempre dei reportage mozzafiato: che sia dall’Ucraina invasa e assediata dai Russi o dalla Somalia affamata da una carestia non ancora ufficialmente proclamata, le immagini che realizza e confeziona con l’aiuto di Alessio Romenzi restano incise nella mente, nel cuore e nello stomaco. Nello stomaco sì, perché sono sempre dei veri e propri cazzotti capaci di scuotere occhi e coscienze: le immagini in movimento – mai banali e montate senza voglia di apparire ma di mostrare -, i primi piani sui protagonisti – il più delle volte senza più lacrime da versare -, le testimonianze asciutte, il commento minimo sono tra i principali ingredienti che Mannocchi e Romenzi utilizzano per raccontare parti di mondo su cui difficilmente si parla in Italia.
Con i suoi reportage, Francesca Mannocchi riesce a evidenziare, ogni volta, la forza della televisione sulla parola scritta e anche sulla fotografia che per quanto potente non sempre riesce a coinvolgere quanto fa il suo racconto per immagini. Nella puntata di Propaganda Live di venerdì 9 dicembre ci ha portato a conoscere la realtà del campo di Baidoa alle porte di Mogadiscio, in Somalia: qui arrivano al giorno migliaia di somali, per lo più donne e bambini, costretti ad abbandonare le campagne ormai senza acqua. Il bestiame è morto di sete, le colture sono da tempo secche e non c’è più cibo né acqua per gli abitanti che quindi cercano di raggiungere le città – almeno quelle non assediate dal gruppo terroristico Al-Shabaab – per dare qualche chance di sopravvivenza ai propri figli. Tanti sono quelli che sono morti nel tragitto, pochi quelli che riescono ad arrivare presso i campi, dove la Mannocchi ha raccolto la testimonianza di tante madri che hanno dovuto lasciare i figli più grandi nei paesi di origine o che ne hanno visti morire alcuni di fame, di sete o di morbillo.
Una situazione non certo ignota al ricco Occidente, che fa capolino anche nei nostri palinsesti con gli appelli drammatici delle ONG attive nelle varie zone di crisi del mondo per raccogliere fondi e donazioni. Tra queste sicuramente Save The Children, che gestisce il campo visitato dalla Mannocchi. E così quella voce che ci invita a donare si fa volto senza lacrime di una madre che non sa più cosa provare dopo aver visto morire la figlia appena qualche ora prima, si fa sguardo innocente di un bambino che è nato dalla parte sbagliata e di tanti neonati che non riescono ad aprire gli occhi per la denutrizione. Dopo cinque stagioni delle piogge ormai saltate è inevitabile parlare di carestia, anche se non è stata ancora ufficialmente dichiarata: passaggio che però porterebbe allo stanziamento di fondi e di misure internazionali a sostegno dei Paesi colpiti.
Al di là di tutto, i reportage di Francesca Mannocchi hanno un potere straordinario: quello di avvicinare alla realtà chi è lontanissimo da essa. E rendere un reportage capace di ‘bucare lo schermo’, di portare lo spettatore sul posto, di far sentire tutta la disperazione dell’ingiustizia non è da tutti. Rendere impossibile cambiare canale e/o voltare lo sguardo da un’altra parte è assolutamente da pochi. E come ha commentato Paolo Celata in puntata, queste immagini e le sue storie spiegano perfettamente da cosa fugga chi attraversa il mare per raggiungere l’Europa. Dietro ai ‘migranti economici’, considerati degli ‘usurpatori’, c’è chi cerca cibo e acqua per i propri bambini.
Chi l’ha perso può recuperarlo sul sito di La7 nella pagina di Propaganda Live.
E Buon Natale.