“E’ strano essere la notizia, ma stamattina ci siamo trovati a essere al centro dell’attenzione”
Così Diego Bianchi ha introdotto il ‘caso’ del giorno in apertura di puntata, ovvero il rifiuto di Rula Jebreal a partecipare a Propaganda Live dopo aver visto su Instagram la card riassuntiva degli ospiti di puntata nella quale si è vista unica donna tra sette uomini. Un rifiuto che è arrivato con un commento sotto al post pubblicato dal programma di La7 e che ha lasciato perplessi non solo la redazione (come immaginiamo), ma soprattutto chi conosce la trasmissione.
A spiegare cosa sia Propaganda Live, quale sia la sua filosofia, quale sia la logica che guida la scelta degli ospiti – che non passa per le quote ‘rosa’ o ‘celeste’ – ci ha provato proprio Zoro, partendo dalle origini del programma, dai suoi esordi come Gazebo su Rai 3 ai giorni di La7. E lo ha spiegato proprio alla Jebreal, che evidentemente non ha mai visto il programma: lo dimostra in primis il fatto che non abbia considerato affatto la presenza nel cast fisso di due colleghe come Francesca Schianchi e Constanze Reuscher, in secundis che accusi il programma di sottorappresentazione delle donne.
Da qui la risposta lunga, argomentata e anche tesa di Bianchi, arrivata subito dopo il bell’omaggio di Elio a Ezio Bosso e quindi nel momento di massimo ascolto del programma: una risposta che potete seguire integralmente nella clip estratta dalla puntata.
Si fa fatica a non vedere la ‘rabbia’ di Zoro, toccato in quel che è più caro a lui e alla scrittura del programma, proprio quell’inclusione, quel rispetto dei vari punti di vista, quell’attenzione per le storie di margine che guardano da altre prospettive i temi dell’agenda setting e che più di altre riescono a raccontare la contemporaneità di un paese complesso come il nostro, che il mainstream – e la politica – tendono sempre di più ad appiattire su semplicistiche dicotomie. Un errore che sembra abbia commesso anche la Jebreal nel decidere di non partecipare a un programma con ‘una sola ospite donna’ e che pertanto è stato etichettato, a prescindere, come irrispettoso delle pluralità.
Una scelta rivendicata poi con un retweet di un post di Fanpage, nel quale specifica ancora di più le ragioni della propria decisione.
Un caso davvero paradossale, per molti versi miope.
Dispiace non aver potuto seguire il commento della Jebreal sul conflitto in corso nella Striscia di Gaza. Dispiace anche che abbia rinunciato – in un mix di paradosso e tafazzismo – ad essere ‘l’unica voce femminile’ in un programma ‘di soli uomini’. Personalmente mi domando come possa migliorare la rappresentazione femminile nei media italiani se ci si defila quando si viene invitate, a maggior ragione se si è ‘uniche’: dire no equivale a lasciare il pallino completamente in mano ai ‘maschi’, no? Per cui la logica del “Se chiamano solo me allora non ci vado” finsice per azzerare anche quel ‘briciolo’ di rappresentazione che in questo caso il programma avrebbe ‘concesso’ alla giornalista. E’ un limite tutto mio, ma non ne colgo il portato educativo.
D’altro canto, penso che sia stata tolta al pubblico la chance di ascoltare un punto di vista competente e brillante sulla difficilissima situazione israelo-palestinese. Ho la sensazione, quindi, che non abbia vinto nessuno, anzi che ad aver perso un’occasione sia stato proprio il pubblico di Propaganda Live e che quell’occasione sia stata tolta loro proprio dalla Jebreal. Ho la presunzione di credere che avrebbe saputo trovare modi adeguati, puntuti e ragionati per far valere la ‘voce delle donne’ in diretta, in piena sintonia con la sua missione e con la sua professione. Magari lo farà altrove, in un parterre paritario per genere e composito per professioni, percorsi artistici e competenze, dalla politica estera alla virologia, dai fashion trend dell’estate al gossip. In generale se ne faranno tutti una ragione. Ma, sempre in generale, conoscere i propri ospiti aiuta per evitare scivoloni e misunderstanding. A prescindere dal genere.