Private Practice, il (non)finale conferma la deriva soap della serie tv
Il finale di Private Practice è stato un non-finale: ormai di medical c’era poco, ed i protagonisti non hanno avuto un saluto adeguato
Non c’era la stessa attesa che la settimana scorsa ha travolto il finale di “Fringe”, ma l’ultima puntata di “Private Practice”, in onda martedì scorso sulla Abc, meritava comunque attenzione e curiosità. Perchè lo spin-off di “Grey’s anatomy” avrebbe potuto chiudere congedandosi dal pubblico con un finale capace di spiazzare ed emozionare, due verbi da sempre amati da Shonda Rhimes. Invece, la delusione è stata tanta.
La Rhimes, che ha scritto l’ultimo episodio, sembra non aver avuto tempo per chiudere le vicende della dottoressa Addison Montgomery (Kate Walsh) e dei suoi colleghi dell’Oceanside Wellness, presentando un non-finale, una puntata che di conclusivo ha ben poco, e che invece sembra volersi affrettare a far passare gli ultimi tre quarti d’ora di show senza dare davvero uno sprint alla chiusura.
-Attenzione: spoiler-
Da ormai qualche stagione, la figura centrale dello show, Addison, era stata accantonata, per seguire le vicende a volte più interessanti, altre meno, dei comprimari. Non solo accade lo stesso nel finale -Addison si sposa con Jake (Benjamin Bratt), riesce ad adottare un bambino, che tra l’altro non compare per tutto l’episodio dopo che la sua adozione era stata tra le storyline più seguite della sesta stagione-, ma addirittura si va a pescare nel passato per dare quel brio che ormai lo show aveva perso da tempo.
Private Practice 6, l’ultima stagione
Così, a movimentare il finale non è la protagonista, ma Naomi (Audra McDonald), personaggio uscito di scena due anni fa e che ora torna per congratularsi con l’amica. Complice un ritorno di fiamma con l’ex marito Sam (Taye Diggs), sarà lei al centro del finale della serie.
La stessa sorte della protagonista tocca anche agli altri membri della clinica: Cooper (Paul Adelstein) ora fa il papà a tempo pieno, mentre la moglie Charlotte (KaDee Strickland) è tornata al lavoro; Amelia (Caterina Scorsone) si lascia andare all’amore con James (Matt Long), Sheldon (Brian Benben) continua a frequentare Miranda (Diane Farr) e Violet (Amy Brenneman) prova ad andare avanti scrivendo un nuovo libro.
Nulla di sconvolgente, nessun colpo di scena: il finale di “Private Practice” è l’ennesima conferma della deriva da soap che la serie aveva preso da qualche anno, dopo aver abbandonato il filone etico intrapreso nelle prime stagioni. Le vicende amorose della clinica di Los Angeles hanno preso il sopravvento, con il risultato che l’allievo ha superato il maestro e lo spin-off è diventato più assurdo della serie originale.
Il pubblico aveva smesso di seguire la serie già da tempo (con tanto di spostamento dal giovedì sera al martedì; ed il finale ha migliorato solo in parte il risultato, con 5,3 milioni di telespettatori e l’1.5 di rating nella fascia 18-49 anni), e risulta difficile pensare cosa si sarebbe potuta inventare la Rhimes se lo show fosse proseguito anche dopo l’uscita di scena –confermata da mesi– della Walsh.
E’ un bene che “Private Practice” sia finito, ma sarebbe stato meglio un vero finale, che deludesse anche un po’ i fan del lieto fine a tutti i costi, ma che provasse a portare sulla retta via, almeno in chiusura, una serie che era nata con buone premesse. Invece, la Dr.sa Montgomery si è ridotta a personaggio secondario di una serie che si era conquistata sul terreno del Seattle Grace. Dove ora, si vocifera, potrebbe tornare per qualche apparizione-regalo ai fan.