Prison Break – Episodio 101 – Fratelli
E’ andato in onda il primo episodio di Prison Break, su Italia1. Avevamo promesso che avremmo provato a seguire questa notevole serie della Fox in maniera attenta e argomentata. Eccoci qui. Il pilota di Prison Break è una di quelle cose che riconciliano il mondo della televisione con quello del cinema e che a volte
E’ andato in onda il primo episodio di Prison Break, su Italia1. Avevamo promesso che avremmo provato a seguire questa notevole serie della Fox in maniera attenta e argomentata. Eccoci qui.
Il pilota di Prison Break è una di quelle cose che riconciliano il mondo della televisione con quello del cinema e che a volte mi fanno preferire una serie tv a un film. E’ raro, ma capita. La sequenza iniziale di Prison Break ci porta immediatamente nel mezzo della storia: Michael Scofield – impareremo il suo nome fra poco, e subito dopo impareremo a chiamarlo Fish, pesciolino, ultimo arrivato nell’acquario – si vede ultimare un notevole tatuaggio. C’è qualcosa di definitivo in questa scena, che pure è quella che apre l’intera stagione: la tatuatrice sa che non rivedrà mai più il suo lavoro sul corpo di Michael. Prison Break non poteva aprirsi che con una certezza assoluta mascherata da punto interrogativo.
Il ritmo della prima puntata non è elevatissimo. Ma è il prezzo da pagare per un pilot di una serie che deve presentare tutti gli elementi di interesse e piantare nella sua trama complessa una serie ben precisa di informazioni. Che Michael abbia voluto essere incarcerato, per esempio.
Che il fratello, di cui non porta il cognome (Lincoln Burrows, interpretato da Dominic Purcell), pur essendosi macchiato di altri reati – bella, questa mescolanza di bianchi e neri: la vita è fatta di toni di grigi, e non ha una divisione manicheista fra il bene e il male -, è innocente e non merita di finire sulla sedia elettrica per aver assassinato il fratello del Vicepresidente degli Stati Uniti D’America.
Notate bene: il complotto è chiaro da subito. Ci sono gli agenti segreti, i cattivi, che hanno tutti gli interessi a far si che Lincoln Burrows venga giustiziato il più presto possibile.
Si gioca a carte scoperte perché lo scopo è immergerci in questa ambientazione oppressiva: non è una paranoia, il grande complotto c’è. E ora, Michael e Lincoln come faranno a uscire dal carcere? E la bella avvocatessa Veronica Donovan (Robin Tunney) riuscirà a dimostrare cosa sta accadendo? Gli interrogativi sono chiari e precisi, ed è evidente verso dove ci porterà il racconto.
Che Prison Break sia una straordinaria macchina narrativa è cosa evidente. Ma anche la scrittura dei dialoghi è di qualità. Battute spesso one line, dritte al punto.
Feci notare all’amico Marcusdaly come il personaggio di John Abruzzi venga introdotto nella serie. Michael chiede al compagno di cella Sucre informazioni a proposito del P.I. (ovvero il gruppo di lavoro del carcere). Questi gli risponde che può scordarsi di farne parte, perché il gruppo è diretto da John Abruzzi. Ecco lo scambio di battute che segue (inquadratura a due, quella che vedete qui a lato):
Michael: John Abruzzi… John Abruzzi?
Sucre: John Abruzzi John Abruzzi.
. Ecco, in Italia come sarebbe stato reso questo dialogo, che nell’originale, con un semplice scambio di informazioni è lapidario e limpido? Ci si diverte, con Marcus a immaginarlo.
Michael: Ma chi, John Abruzzi il capomafia della famiglia dei Corleone? Quello che ha ammazzato moglie e figlia del suo rivale e poi gli ha sparato in fronte dopo avergli fatto assistere all’omicidio?
Sucre: Sì, proprio quel John Abruzzi che ha sparato al suo rivale dopo avergli ucciso di fronte moglie e figlia per fargli capire chi comanda.
Plausibile, purtroppo. Invece, per fortuna, Prison Break è un’ottima fiction americana.