Primo Piano: Enzo Biagi
Su esplicita richiesta di Malaparte, sono a riportare la mia personale testimonianza dell’intervista rilasciata da Enzo Biagi a Maurizio Losa di Primo Piano, venerdì scorso su RaiTre. Record di ascolti per la fascia oraria (inizio alle 23:32), Primo Piano ha raggiunto il 15.92 di share e quasi 2.000.000 di ascoltatori senza che – in realtà
Su esplicita richiesta di Malaparte, sono a riportare la mia personale testimonianza dell’intervista rilasciata da Enzo Biagi a Maurizio Losa di Primo Piano, venerdì scorso su RaiTre. Record di ascolti per la fascia oraria (inizio alle 23:32), Primo Piano ha raggiunto il 15.92 di share e quasi 2.000.000 di ascoltatori senza che – in realtà – ci sia stata sostanzialmente promozione.
L’occasione era di quelle da non perdere: il ritorno del grande giornalista, pur come ospite, in una trasmissione nazionale per la presentazione del libro autobiografico “Era Ieri“, edito da Rizzoli, scritto a quattro mani con Loris Mazzetti. Prendendo spunto dalla reale cronologia degli avvenimenti seguiti all’editto bulgaro – con il quale Silvio Berlusconi andava a bandire dalla televisione pubblica i “criminali televisivi” Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi – il decano bolognese ha redatto un lungo excursus sulla propria, straordinaria carriera televisiva, incentrata soprattutto sulla trasmissione quotidiana “Il Fatto” campionessa di ascolti, di sagacia e di elegante professionalità.
L’intervista televisiva, invece, è scivolata via con amarezza, mostrandoci un uomo molto stanco e piuttosto provato dall’età e dagli avvenimenti: le immagini che ricordavano l’ultima apparizione pubblica sui teleschermi risalgono a soli tre anni fa (2002), ma il nostro Enzo sembra essere invecchiato improvvisamente ed esponenzialmente, da quella data. Indubbiamente la morte dell’amata moglie, con la quale ha vissuto un amore esemplare per dedizione e di rara intensità nel dolce e melanconico ricordo, ne ha minato la forza e la tenacia: ma come non leggere nel tentativo pubblico di delegittimazione personale, insinuato da uomini miseri e piccini durante gli ultimi anni, una profonda demotivazione emotiva e professionale? Questa constatazione rende molto più drammatiche le sue ultime vicissitudini editoriali, rendendole una reale usurpazione di galanteria e una volenza contro l’indubbia e inarrivabile capacità intellettuale.
Con un filo di voce abbiamo attraversato insieme a lui i recenti episodi (spiacevoli) e alcune brillanti interviste, come quella – ormai mitica – con Roberto Benigni… che infine gli è costata il posto, come sarebbe accaduto all’ultimo giovane giornalista di provincia. Al suo licenziamento ha infatti dovuto rispondere firmando una ricevuta di ritorno: questo paradosso sembra essere la ferita morale più dolorosa. Aneddoti e citazioni, invece, sono stati raccontati con pertinenza, eleganza e una punta di – piacevole – superiorità: segno che un saggio ottuagenario non si fa comunque turbare più di tanto da certe piccole meschinità.
Quando si parla di personaggi come Enzo Biagi, ci dovremmo tutti togliere il cappello.