Fedez partecipa al Concerto del Primo Maggio in diretta su Rai 3 e accusa la Rai di censura prima di leggere il suo discorso che spazia tra i diritti calpestati dei lavoratori dello spettacolo e le ipocrisie del Parlamento sul DDL Zan, per concludersi col Vaticano che ha investito per anni su una casa farmaceutica produttrice della pillola del giorno dopo, come raccontato da Report, sempre su Rai 3. E’ l’argomento principe di questa domenica 2 maggio, e anche della serata di ieri (dopo una giornata a parlare di Pio e Amedeo). La ‘libertà’ di parola è l’argomento tv del periodo, verrebbe da pensare.
Ma la storia è importante, come i contesti. E così mentre volano stracci tra la Rai e Fedez, che pubblica su Instagram le telefonate intercorse tra lui, la vicedirettrice di Rai 3 Ilaria Capitani e gli organizzatori del concerto, il pensiero vola al Concertone del 1991. Esattamente 30 anni fa Fedez era forse appena nato ed Elio e le Storie Tese salivano sul palco del Concertone del Primo Maggio trasmesso in diretta all’epoca da Rai 2. Invece dei classici del loro repertorio del periodo – tipo John Holmes “una vita per il cinema” – il gruppo lesse in musica un estratto di un’inchiesta de L’Espresso in cui si iniziava a parlare di mazzette, corruzione, malaffare in politica facendo i nomi di (allora) davvero intoccabili, Andreotti in primis. Tangentopoli sarebbe scoppiata poco meno di un anno dopo. La Rai staccò e diede la linea a un disorientato Vincenzo Mollica che non capendo cosa stesse succedendo si fece guidare dagli autori e iniziò a intervistare Ricky Gianco dietro le quinte.
A raccontare i retroscena di quella ‘censura’ furono proprio Elio e le Storie Tese a Daria Bignardi a Le Interviste Barbariche del 2013, di cui in basso potete vedere un estratto.
https://www.youtube.com/watch?v=QK5eMMa6luc
Una situazione certo diversa da quella avvenuta ieri sul palco della Cavea del Parco della Musica di Roma, location scelta per far svolgere il Concerto del Primo Maggio in presenza ma nel rispetto delle norme anti-Covid. Una situazione certo meno emergenziale di quella vissuta lo scorso anno, che vide un concerto virtuale capace di esprimere tutta la difficoltà del momento. Questa volta palco attrezzato, diretta tv – con Fabrizio Guttuso Alaimo alla regia di un’edizione che resterà a suo modo negli annali dell’evento -, conduttori e anche momento struggimento con Antonello Venditti da solo in Piazza San Giovanni, luogo canonico dell’happening del primo maggio. Perché ormai questo è, da anni: basta vedere le line-up (quest’anno praticamente presa da Sanremo 2021 con un pizzico di brit pop) e il tipo di spettacolo confezionato, ben fotografato dagli stessi Elii nel Complesso del Primo Maggio. Sempre perfetta.
Una situazione diversa, dicevamo, in un contesto diverso, con protagonisti diversi, con tempi diversi: Fedez è salito, ha denunciato, ha parlato in maniera chiara e concisa (per quanto l’emozione si sentisse tutta), si è preso il suo spazio, ha avuto il suo spazio. Nessun nero pubblicitario, nessuno stacco, anzi la potenza di un primo piano secco, in un ambiente cupo che ha messo in risalto quel baffo Nike sul cappellino diventato l’aggancio per le critiche dei detrattori (ma chi fa comunicazione deve sapere che i dettagli sono importanti, hanno valore quasi quanto le parole e che certe ingenuità si pagano, come certe stories che violano regolamenti), ma che non ha tolto forza ai fatti elencati da Fedez. Perché quelli elencati da Fedez restano fatti e non opinioni. E li potete riascoltare su Raiplay.
Certo, nel merito poi della questione Rai – Fedez servirebbero altri fatti oltre alle telefonate e alle note stampa: il Concertone è promosso da CGIL, CISL e UIL ma è organizzato e prodotto da iCompany che quindi, a occhio, cura i rapporti e i contratti con gli artisti. La Rai acquista i diritti di trasmissione, con quel che ne consegue. Poi ci sono la politica, il sistema, le opportunità espresse a valore personale ed aziendale, e anche i codici di ‘comportamento’ dell’azienda stessa. Ricordiamo che anche il Regolamento di Sanremo prevede il rispetto “della linea editoriale della Rai, quale concessionaria del servizio pubblico radiofonico televisivo e multimediale ovvero in violazione di norme di legge o di diritti anche di terzi”. Non tutto si può dire dappertutto: diciamo che anche questa volta ho la personale sensazione di essere allo svelamento del Re Nudo.
Trent’anni dopo, quindi, quell’esibizione degli Elii certe cose sembrano non essere cambiate, altre lo sono e non poco: se dovessi trovare una costante, però, direi che sono davvero pochi quelli che riescono a sentire la propria voce. C’è chi lo fa con la consapevolezza dei codici, della comunicazione, dei linguaggi e dei metalinguaggi – riuscendo a usarli contro coloro che se ne fanno forti -, chi lo fa con più ingenuità (a tratti persino troppa) e senza troppe sovrastrutture (che però nella vita servono, soprattutto se non puoi contare su una certa sicurezza economica e professionale). Le reazioni di oggi, però, fanno capire quanto ci sia bisogno di chi, a torto o a ragione, si prenda delle responsabilità. E qui si va oltre la tv…