Ormai sembra che la (fu) normalità sopravviva solo in tv: si va al ristorante, si balla, si esce, si chiacchiera in gruppo, ci si dà persino un Primo Appuntamento con sconosciuti, che è forse la pratica più sconsigliata in pandemia. Eppure ci si riesce e dando persino la sensazione che nulla sia cambiato rispetto al passato, anzi facendo quasi pensare che le nuove puntate al via questa sera, martedì 5 gennaio, su Real Time siano state girate prima di qualsivoglia DPCM, di ogni tipo di lockdown e a prescindere da qualsiasi protocollo definito per la produzione tv da maggio a oggi. È, questa, infatti la sensazione che si ha nel seguire le prime due puntate della quinta stagione di Primo Appuntamento, già disponibili su DPlayPlus per il piacere degli abbonati al servizio pay di Discovery: nessuna mascherina più o meno a vista, nessun distanziamento percepibile, nessun dispenser di gel disinfettante negli angoli bui del ristorante-set, neanche un disclaimer che ‘rassicuri’ il pubblico sull’adozione delle misure previste dai Decreti governativi e dai protocolli. Nulla di nulla. Una scelta precisa per dire che ‘mimetizza’ il Covid, che lo silenzia ma che non lo ignora, ma che ha un indubbio vantaggio a livello di library: senza stacchi visibili tra pre e post Covid, tutto può essere usato, riproposto, collezionato senza evidenti marche temporali. E non è poco.
Si tratta di una strategia che sempre più produzioni factual/reality cercano di adottare (cfr. MasterChef Italia 10), ma che richiede un grande lavoro dietro le quinte oltre, ovviamente, a una situazione narrativa adeguata: difficile farlo se il cuore della storia sono ricevimenti sovraffollati o trattamenti personalizzati in un salone da parrucchiere, per dire. Qui, invece, ci si stringe la mano, si sta a tavola insieme, si brinda, si chiacchiera: un microcosmo congelato in un ‘pre’ talmente distante dalle (corrette) pratiche di oggi dal dare l’idea di una replica, non di un inedito, oltre che un generale senso di straniamento, che può spingere lo spettatore più accorto ad evidenziare tutte i comportamenti irregolari. In questo senso meno voglia di normalità (che non possiamo permetterci e che ormai è scomparsa, sostituita da nuove normalità che non possono essere cancellate dalla voglia di passato), meno spregiudicatezza e un pizzico di accortezza palese in più aiuterebbe. In fondo basterebbe pochissimo, come evitare che il maître stringa la mano a chi entra. Ed è già tanto.
A raccontare come si sia riusciti a ricostruire una normalità perduta (e ormai fasulla, per certi versi) è stato lo stesso padrone di casa: nell’intervista concessa a TvBlog, infatti, Montrucchio ha spiegato come sono state realizzate queste nuove 15 puntate da un’ora che vedremo da qui alle prossime settimane nel prime time del martedì di Real Time. La strategia ha visto un set blindatissimo, l’uso di test rapidi e di tamponi quotidiani, un’attenzione maniacale per ogni aspetto prima che si entrasse sul set, dove tutto sembra rimasto al gennaio del 2020, all’inizio di un anno che non sembrava destinato a cambiare il corso della Storia.
In questo modo, Primo Appuntamento sembra vivere in un continuum spazio-temporale tutto suo: per fortuna l’attenzione viene attirata dalle storie e dai suoi protagonisti: nella prima puntata, ad esempio, ci sarà modo di conoscere Nicole – in arrivo da Frosinone con i suoi 15 piercing – che incontra Marco, aka Feliciello, da Napoli; c’è la difficile missione del 37enne Simone, vergine e al suo primo appuntamento in assoluto, che si presenta con un mazzo di rose alla 32enne di Gabriella, che con lui condivide la passione per la lettura e l’inesperienza (“Io sono single per il semplice motivo che non piaccio…”, la tenerezza). E ancora, Armando, il sex symbol del trasporto pubblico locale che crede di avere lo stesso sguardo di Russell Crowe e al quale piace essere corteggiato (ma non lo dà a nessuna), cui assegnano la massaggiatrice e ballerina di burlesque Jenny, che si sente Jessica Rabbit. E poi arriva, a tradimento, Roberta con una storia che spezza il cuore e lo riapre alla speranza, a dimostrazione che c’è una grande attenzione – e una discreta cazzimma – nella scrittura e nell’alternanza di storie e di emozioni, per le quali non si va per il sottile. Storie anche estreme, ‘normalizzate’ da una cornice leggera ma per niente banale, per molti versi coraggiosa.
In tutto 15 nuove puntate da un’ora prodotte da Stand by me per Discovery Italia che ritrovano Flavio Montrucchio e la sua giacca rossa da Re di Cuori alla conduzione. E direi con merito, visto che nelle ultime stagioni una scrittura più fresca, un casting davvero vivace e attento, la conduzione misurata di Montrucchio hanno regalato uno show piacevole, senza ansia da prestazione e con tanta voglia di far divertire. E bisognerà imparare a farlo anche in una nuova normalità.
(E intanto viva Elda e Azeglio!)