Presunto innocente, un solido e avvincente remake che avrà una seconda stagione (ma non era necessario) – La recensione
La miniserie – tratta dall’omonimo film del 1990 con Harrison Ford – appassiona e convince, in un puzzle di sospetti e intrighi: la recensione della serie di Apple Tv+.
Il rischio era alto: prendere un film simbolo degli anni 90 e riadattarlo per il piccolo schermo in una versione ‘miniserie’. Ormai è diventata una moda ma non sempre i risultati sono soddisfacenti. Basti pensare al passo falso di “Attrazione fatale”, pellicola del 1987 con Michael Douglas e Glenn Close diventata serie tv con Joshua Jackson e Lizzy Caplan. Delle atmosfere originali è rimasto più nulla e nemmeno della chimica tra gli attori. Con “Presunto innocente“, invece, ci troviamo davanti ad un prodotto convincente e ben realizzato.
Un thriller serrato che stuzzica lo spettatore
La trama di “Presunto innocente” vede la morte violenta di Carolyn Polhemus, una collega del vice procuratore di Chicago Rusty Sabich (interpretato da Jake Gyllenhaal) con il quale l’uomo, sposato e con figli, aveva una relazione parallela e con la quale lavorava anche in diversi casi. La notizia dell’omicidio della donna fa diventare Rusty il primo sospettato. L’uomo sembra essere stato l’ultimo a vederla, il rapporto tra i due pareva essersi incrinato e Carolyn aveva deciso di chiudere la relazione clandestina con l’uomo. Sabich non accettava questa decisione e, sul luogo del delitto, ci sono tracce del suo DNA ovunque. Inizia un caso che mobilita anche la stampa e mina il rapporto già delicato tra l’uomo e la moglie Barbara.
In pochi minuti, la vita privata di Rusty Sabich è diventata di dominio pubblico incluso, ovviamente, il tradimento e la relazione parallela. La famiglia e i figli si ritrovano travolti dallo scandalo, dai sospetti e dalle accuse. Rusty è costretto a fare i conti con l’immagine di infedele e possibile omicida. Più le indagini continuano, più l’uomo appare “presunto colpevole”, è il capro espiatorio ideale dell’omicidio.
E se Rusty non fosse innocente?
La miniserie stuzzica lo spettatore ponendolo di fronte a possibili sospetti alternativi ma creando anche il dubbio che il protagonista possa essere l’autore del terribile omicidio. Più volte, nel corso degli episodi, ci si ritrova a dubitare di diversi potenziali colpevoli.
Al centro della serie c’è il processo che vede imputato il vice procuratore che cerca, in tutti i modi, di proclamarsi innocente e convincere la giuria che deve emettere il verdetto. Rusty non è un santo, mente, omette, è impulsivo, testardo e ha qualche improvviso attacco d’ira. Anche le persone intorno a lui iniziano a farsi delle domande e chiedersi quanto conoscano l’uomo, marito tutt’altro che impeccabile.
Negli 8 episodi che compongono la miniserie, c’è spazio per approfondire anche personaggi di contorno ma protagonisti dello tsunami che ha travolto Rusty Sabich. La reazione emotiva della moglie Barbara (Ruth Negga) di fronte al tradimento reiterato viene analizzata nelle sue diverse sfumature, insieme a quella dei figli, preoccupati per il padre ma anche testimoni del legame tra i genitori che potrebbe naufragare da un momento all’altro.
Accanto a Rusty Sabich c’è il procuratore capo Bill Camp, amico del protagonista e disposto a sostenerlo e difenderlo durante il processo senza esclusione di colpi. A interpretarlo è un convincente Raymond Horgan, impegnato ad impedire che il collega venga condannato e a vendicarsi dell’accusa, in grado di averlo battuto nelle ultime elezioni.
Renate Reinsve interpreta la vittima, Carolyn Polhemus, e il suo personaggio, forse, è quello meno analizzato di tutti. Lo conosciamo principalmente grazie ai flashback della sua passione con Rusty ma rimane quasi evanescente, come fosse un fantasma che perseguita il protagonista e del quale lui non riesce a liberarsi nemmeno dopo la sua morte.
La visione degli 8 episodi è più che scorrevole e appassiona. Ci si ritrova a voler comprendere, conoscere la verità e capire chi è stato a commettere l’omicidio, tra rivelazioni, sospetti e personaggi, spesso, tutt’altro che innocenti(sti).
“Presunto innocente 2” sarà realtà
Senza darvi spoiler, vi diciamo che la risposta all’interrogativo sulla morte di Carolyn viene data. Lo spettatore vede chiaramente quanto è accaduto nella parte finale dell’ultimo episodio. “Presunto innocente” era stato pensato come una miniserie remake dell’omonimo film con Harrison Ford del 1990 e, per una volta, oltre al risultato più che dignitoso, il finale è stato pensato e ideato come “chiuso”. Le storyline aperte non disturbano. Se la miniserie “Attrazione fatale” aveva anche puntato ad un possibile secondo capitolo (poi cancellato), la serie tv di David E. Kelley aveva messo il punto, evitando qualsiasi inutile cliffhanger estremo.
E qui è avvenuto il corto circuito, con l’annuncio di una seconda stagione approvata. Il successo della miniserie ha portato a considerare un possibile nuovo capitolo che, idealmente, rischia di stravolgere e rovinare quanto di buono fatto finora. Il timore è di trovarci di fronte ad un seguito “tirato per i capelli” e – davvero – non necessario. Il finale, con qualche modifica rispetto a quello della pellicola originale, aveva chiuso il cerchio e dato tutte le risposte che il pubblico cercava. Perché insistere e rischiare di trovarci davanti ad una “presunta delusione“?