Presagi: i primi passi nel giallo inciampano nel doppiaggio (e non solo)
Presagi, il primo film-tv di 6 passi nel giallo su Canale 5, si dimostra scarso di suspence, con un doppiaggio mal riuscito e musiche che rovinano l’atmosfera
La partenza del ciclo “6 passi nel giallo” non è delle più promettenti. “Presagi”, il film-tv in onda su Canale 5, fa rabbrividire ma per aspetti che non sono tanto la sceneggiatura o i colpi di scena. L’ispirazione nobile, dei film thriller-horror degli anni Settanta, resta solo un’ispirazione, appunto, che non si concretizza in un racconto che riesce a tenere davanti allo schermo.
Questo nonostante la regia attenta e -si vede, in alcuni punti più che in altri- conoscitrice del genere di Lamberto Bava cerchi di trasmettere suspence ed inquietudine fin dalle prime immagini del film (che altro non sono che il sogno premonitore della protagonista Annalisa –Andrea Osvart-). A tradire l’intento è, piuttosto, la trama, raffazzonata ed assemblata in modo tale da voler solo darla l’impressione di una storia dalle tinte forti, invece che esserlo davvero.
“Presagi” non è un film-tv soprannaturale (la sua collocazione prima delle altre produzioni -inizialmente stasera era previsto “Souvenirs”- probabilmente è dovuta al tentativo di incuriosire lo stesso pubblico che ha seguito “Il tredicesimo apostolo”), ma sfrutta le visioni della protagonista per raccontare un giallo in cui il classico “cattivo” viene braccato dalla polizia fino alla soluzione finale. Ma c’è troppa didascalia, troppa voglia di spiegare, che rendono il film molto meno intrigante di quanto sarebbe potuto diventare.
Presagi – 6 passi nel giallo
A contribuire a questo senso di confusione è il doppiaggio, poco riuscito ed incapace di rendere l’interpretazione del cast. Infine, le musiche, che accompagnano eccessivamente i dialoghi e le scene in cui avrebbe fatto più effetto una colonna sonora quasi inesistente. Insomma, il debutto di “6 passi nel giallo” è stato deludente, laddove le premesse per un progetto interessante e capace di offrire qualcosa di diverso dai polizieschi all’italiana c’erano tutte.
La paura, per i prossimi film, è che si punti più ad una omologazione del genere, che finirebbe per togliere quelle peculiarità a personaggi, storie e location che sono basilari per creare le premesse di un buon racconto, soprattutto quando lo scopo è quello di creare tensione. Nel caso di “Presagi”, invece, il climax è incerto, e laddove i “passi” dovrebbero essere più sicuri, non lo sono.
