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Premio Regia Televisiva – Autoreferenziale e chiuso alle novità. Ma chi vota?

Al 52° Premio Tv c’è solamente il mainstream più classico. Ecco la tv “vecchia” che si autoprotegge.

pubblicato 5 Marzo 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 06:31


Se ne sono accorti anche i nostri lettori, che ci sia qualcosa che stride fortemente, spulciando fra i nominati del 52° Premio Regia Televisiva. E allora la cosa mi offre non solo un ottimo spunto per parlarne, ma – per come vedo io questo mestiere – mi impone addirittura, mi fa sentire in dovere di esporvi qualche riflessione in merito. Partiamo da una premessa: l’anno scorso, al Premio Regia Televisiva, mancava fra i 10 finalisti Vieni via con me, escluso dall’Accademia di Garanzia. Fu una vera e propria sorpresa – in negativo – anche per chi, come il sottoscritto, uscendo fuori dal coro (come al solito, dirà qualcuno), sostenne che il programma non fosse affatto un capolavoro. Ma questa è semplicemente questione di gusti. Quel che non è questione di gusti, è che Vieni via con me fu un vero e proprio evento televisivo, riconosciuto ovunque, e fu davvero incredibile non vederlo fra i premiati.

Anche quest’anno, le sorprese non mancano. Personalmente, mi sorprende, per esempio, la nomination unica per il TgLa7 (è possibile che nessuno, fra gli oltre 100 giornalisti che hanno votato, abbia inserito almeno un altro Tg? Proprio nessuno che abbia nominato, che so, SkyTg24? O RaiNews? Sono all news e non vanno bene?); mi sorprendono anche certi programmi e certe assenze (anche qui, entriamo nel campo dei gusti. Ma se ci sono Qui Radio Londra, Napoli milionaria, Attenti a quei due, come può essere fuori, per esempio, Che tempo che fa? E’ un esempio, è il primo programma che mi viene in mente che mi pare incredibilmente fuori dai migliori 20 programmi dell’anno. E fuori anche dagli eventi, per dire: penso agli speciali musicali).

Il che mi fa pensare che i gusti di chi vota siano diametralmente opposti ai miei (e anche a quelli di tanti fra i nostri lettori, a giudicre dai commenti che riceviamo quotidianamente). D’accordo, uno se ne può fare una ragione.

E gli eventi? L’Anno che verrà, il capodanno Rai, è davvero un evento televisivo? Se sì, allora lasciatemelo dire: la nostra tv è davvero messa male.

E le fiction? La breve serialità? Altri titoli importanti rispetto a quelli che si vedono fra le nomination? Quant’è corta la memoria del giornalista di spettacolo? Davvero dobbiamo accontentarci di Don Matteo 8, mentre il mondo produce novità continue?

E le “rivelazioni” dell’anno esaltate dalla stampa tutta – dopo che le aveva esaltate il web – dove sono finite? X Factor su SKY (lodato anche da Aldo Grasso e Masterchef (per molti uno dei migliori talent mai visti in Italia) sono spariti dalla memoria collettiva?

I giornalisti di spettacolo che votano guardano solo Rai e Mediaset?

La7 non la guardano, perché, sì, hanno premiato il TgLa7 ma il resto sparisce. C’è Geppi Cucciari, direte. E’ vero, ma visto che c’è tutta Sanremo dentro, viene il dubbio che sia per quello.

E a proposito, Real Time non esiste. Le nicchie non esistono. Non esiste Piazzapulita nell’informazione né l’esperimento di Servizio Pubblico (anche qui, criticato dal sottoscritto in tempi non sospetti, a scanso di equivoci e di fautori della partigianeria ad ogni costo), che è una rivelazione assoluta, se non altro per il modo in cui è stato messo in piedi.

Non esiste nulla che non sia il mainstream più classico, quello che sta maggiormente negli schemi. E allora, consentitemelo, mi chiedo: è davvero possibile che la stampa non dia nessuna possibilità a programmi del satellite, del digitale terrestre, di reti minori? Se è così, siamo di fronte all’ennesimo paradosso dello spettacolo italiano: una conventicola autoreferenziale, classista e impermeabile a qualsiasi novità che protegge ad ogni costo lo status quo.

Ma chi vota? Una platea che sembra molto distaccata dalla realtà fenomenica.

Per inciso: l’anno scorso noi votammo, anche con piacere. E la cosa non ci impedì di criticare il fatto che Vieni via con me non fosse nei 10, per amore di sincerità e di spirito critico non uniformato al pensiero unico. Quest’anno ci assicurano che le schede ci sono state inviate come al solito, e non abbiamo motivo di dubitarne, ma purtroppo non le abbiamo ricevute per tempo (disguidi tecnici, pare. Maledetti filtri antispam della posta elettronica).

Allora, però, personalmente, posso tranquillamente chiamarmi fuori, con sollievo, da un premio che dimostra quanto sia vecchio e autoreferenziale il mondo della televisione italiana.

[Fotogramma da Videodrome di David Cronenberg | Via Wikipedia]