Preacher, horror, ironia ed azione per una serie tv esagerata ma non eccessiva
Preacher, tratta dall’omonimo fumetto, è una serie tv che sfrutta diversi generi per raccontare una storia dai toni esagerati senza risultare però mai fuori luogo
In un motel un predicatore e due signori in giacca e cravatta stanno facendo a botte con una signora decisamente forte, in mezzo a decine di cadaveri: da questa scena (sui cui dettagli non ci soffermiamo per non spoilerare troppo) si può capire quanto Preacher sia una serie tv che fa dell’esagerazione uno dei suoi punti di forza, senza però mai arrivare all’eccesso.
La serie tv della Amc è tratta dal fumetto di Garth Ennis e Steve Dillon, in cui il mondo si ritrova di fronte ad una possibile forza divina che potrebbe distruggerlo. Il predicatore Jesse Custer (Dominic Cooper) è un ex cattivo ragazzo, che ha abbandonato crimini e misfatti per guidare una piccola chiesa gestita, quando lui era piccolo, dal padre John (Nathan Darrow).
Jesse, così, si ritrova in Texas, a tenere sermoni ad una comunità che sembra scarsamente interessata alle sue parole. Lui stesso, d’altra parte, non sa se crede effettivamente a quello che dice: a provocarlo, inoltre, la presenza della sua ex ragazza, Tulip O’Hare (Ruth Negga), che non si fa problemi ad usare la forza di fronte a chi le mette i bastoni tra le ruote, e che vuole convincere il protagonista ad abbandonare la chiesa ed a riprendere le scorribande con lei, spinta anche dalla ricerca di un misterioso personaggio che ha già affrontato in passato. Al suo fianco, anche il vampiro irlandese Cassidy (Joseph Gilgun), amico di Jesse dallo stile di vita dubbio.
La vita nella parrocchia scorre nella routine più ordinaria possibile: la madre single Emily Woodrow (Lucy Griffiths) aiuta Jesse nelle faccende pratiche, mentre il giovane Eugene Root (Ian Colletti), ferito dopo un incidente, cerca costantemente l’appoggio del protagonista, sempre meno motivato.
Quando però, dopo un lungo viaggio che l’ha portata in giro per lo spazio, arriva sulla Terra, e proprio in Texas, una misteriosa entità che s’impossessa del corpo di Jesse, quest’ultimo acquisisce il potere di poter far fare agli altri tutto ciò che dice: per il protagonista, è l’occasione per aiutare coloro che sono in cerca del perdono e che vogliono migliorare la propria vita, ma anche un modo per riuscire a diventare quel predicatore che vuole essere in onore del padre.
Jesse, però, non sa che quell’entità misteriosa, che lui considera un dono di Dio, è qualcosa di più pericoloso, a cui stanno dando la caccia i due angeli Adelphi Flore (Tom Brooke) e DeBlanc (Anatol Yusef) e che, se dovesse rimanere ancora in circolazione, potrebbe cambiare le sorti del nostro pianeta. Il tutto, in mezzo ad una cittadina in cui la vita scorre apparentemente tranquilla, con le mire pericolose dell’imprenditore Odin Quinncannon (Jackie Earle Haley) sul controllo della città stessa.
Preacher aveva già ottenuto l’interesse da parte della Hbo, che voleva realizzarne una serie tv, idea poi sfumata ma recuperata dalla Amc che, tramite Evan Goldberg, Seth Rogen e Sam Catlin, ha realizzato uno show che riesce a distinguersi solo a metà stagione. Se i primi episodi servono infatti ad introdurre i personaggi ed a far calare il pubblico nell’atmosfera di una calda cittadina texana in cui i problemi non sembrano avere possibilità di essere risolti, è dalla seconda parte di stagione che il tono dei fumetti si esprime pienamente, grazie ad una serie di scelte che si rifanno agli stessi generi utilizzati e citati al loro interno.
In Preacher c’è la tensione del western, la paure dell’horror, ma anche molta ironia ed un uso delle scene di violenza che richiama al cinema di Quentin Tarantino. Un mix che fa del telefilm della Amc qualcosa, come detto, di esagerato ma non eccessivo: la trama ed i personaggi, per quanto sopra le righe, non risultano essere fuori luogo all’interno di un contesto in cui la religione viene rappresentata in chiave umoristica e non polemica, rendendola parte del gioco a cui partecipa il protagonista.
Preacher, soprattutto, rende anche grazie ad un cast che porta in tv personaggi difficili, a metà tra l’eroismo e l’autodistruzione, e che si ritrovano inconsapevolmente dentro un’avventura epica e spettacolare, che ci mette del tempo prima di carburare ma che, una volta partita, regala scene -come quella nella stanza del motel- ad alto tasso di azione, spettacolo ed emozione.