Porta a Porta su Meredith Kercher. Con il padre di Amanda Knox
Porta a Porta di mercoledì 21 settembre 2011 si dedica a Meredith e Amanda Knox
Venerdì ricomincia il processo d’appello per Amanda Knox e Raffaele Sollecito, condannati in primo grado per l’omicidio di Meredith Kercher e Bruno Vespa dedica la puntata di Porta a Porta al caso.
Nel suo studio nuovo di zecca e ipertecnologico (di cui si fa ampio sfoggio nella sigla) Vespa ospita il padre di Amanda Knox per l’interivsta di apertura. Padre che, naturalmente, reclama l’innocenza della figlia. E’ la cronaca nera che torna a Porta a Porta. Con un incipit decisamente innocentista: è il problema di una certa tv, quello di dare la caccia al colpevole da un lato (il who done it? è l’anima della narrazione) e quello di provare a dire che è innocente una volta che la giustizia avrebbe trovato il colpevole stesso. Garantismo e giustizialismo mescolati senza soluzione di continuità, a dimostrazione del fatto che la tv ha un rapporto controverso con la giustizia. E che forse dovrebbe limitarsi ai fatti.
Se Vespa affronta in maniera sobria l’intervista a Curt Knox, fin dalla scelta di ospitarlo si evince comunque l’avallo di una tesi innocentista. Così come si evince dagli rvm che vengono mandati in onda, con le dichiarazioni di innocenza disperata della Knox, che parla di una giustizia che ha fallito e delle sue vite spezzate. E’ chiaro che non ci si possa sostituire al giudice e che siano immagini di forte impatto. Ma dovrebbero in qualche modo essere equilibrate. La cosa interessante è che ad un certo punto, quando Vespa fa la prima domanda all’avvocato della famiglia Kercher – che giustamente fa notare che i genitori di Meredith attendono che la giustizia italiana individui un colpevole, indipendentemente dai colpevoli -.
C’è, fortunatamente, un magistrato in studio, Simonetta Matone che fa notare che ci sia un attacco mediatico mai visto alla sentenza di primo grado. Vespa ci tiene a dire: “Ma non da parte mia”.
Ma che ci sia l’attacco mediatico, è evidente. Anche nel concetto stesso di tentare sistematicamente di dimostrare errori nelle indagini senza voler approfondire.
Porta a Porta su Meredith e Amanda Knox
La Matone rileva come le sentenze di primo grado derivino da 500 pagine di motivazioni, che ovviamente giornalisticamente non vengono esaminate. C’è bisogno che la tv affronti più spesso questa evidenza, questa sua incapacità di trattare i fatti approfondendoli e questa necessità di semplificare e di buttarsi a pesce verso l’una o l’altra parte, a seconda del vento che tira. Vespa vorrebbe chiamarsi fuori. Ma anche la puntata di questa sera di Porta a porta risente dello stesso problema. E infatti il conduttore glissa. Peccato: sarebbe stata un’ottima occasione per mettere in discussione tutta la nera in tv.
Invece c’è Crepet a sottolineare come nelle indagini si compiano (spesso) errori da principianti. E la tesi del programma è chiara: assoluzione perché si sono fatti degli errori. Il processo è stato anticipato e l’udienza è tolta.
E la Matone – che pure trova una sponda in Giuseppe Castellini, direttore del Giornale dell’Umbria – che prova a richiamare all’ordine e a una trattazione dei fatti più rigorosa, a un rispetto delle sentenze e delle motivazioni, ad evitare certe omissioni – tutti a rilevare le mancanze e le presunte contaminazioni di prove in questo caso, ma non a ricordare che secondo altri periti non ci siano state contaminazioni né errori nelle indagini -, a sottolineare che troppo spesso si punti alla vendita di copie – o agli ascolti – piuttosto che alla verità, non può che tacere di fronte a Brindani, innocentista, e alla Bruzzone, più prudente ma comunque in linea con l’opinione dominante in studio.