C’eravamo tanto odiati. Bruno Vespa e Michele Santoro uno di fronte a l’altro, per la prima volta negli studi di Porta a Porta. Un evento e, di sicuro, l’ospitata più suggestiva tra quelle regalate dal giornalista campano da quando ha deciso di riapparire in tv.
Dieci anni fa un faccia a faccia del genere avrebbe occupato le prime pagine dei giornali. Perché Vespa e Santoro sono stati agli antipodi, opposti in tutto, a partire dall’approccio televisivo. Istituzionale uno, di lotta l’altro.
“Chi l’avrebbe mai detto che sarei tornato in Rai invitato da Bruno Vespa”, scherza Santoro. Il padrone di casa sorride, percependo benissimo la potenza dell’incontro. “Noi siamo nati nel 1996 e tutti pensavano che Porta a Porta non sarebbe durato. Ci dicevano che era impossibile proporre una trasmissione dai toni sfumati, mentre altrove c’era Santoro che picchiava duro”.
Un dualismo sintetizzato da Vespa e rintracciabile negli archivi. Riavvolgendo il nastro, si possono pertanto ripescare svariati scontri, a volte furenti. Nel maggio 2010 Vespa aprì addirittura il programma con un messaggio rivolto al rivale: “Ha fatto di quelle che definisce persecuzioni politiche un eccellente investimento finanziario. Lo penso, l’ho detto e lo ripeto. La settimana scorsa un signore mi si è affiancato all’aeroporto: ‘caro Vespa perché non comincia anche lei ad attaccare Berlusconi? Pensi a come migliorerebbe la sua vita. Guardi Santoro, mai martire fu trattato meglio’. Parole sante”.
Un anno dopo fu Santoro a pungere Vespa ad Annozero, ‘sminuendo’ gli accessi al sito di Porta a Porta. Il conduttore di Rai 1 telefonò al programma, ma gli venne negata la possibilità di replicare in diretta. I sassolini dalle scarpe se li sarebbe tolti a Cortina Incontra, davanti a centinaia di persone: “Una volta ai corrispondenti della stampa straniera chiesi: ‘nel servizio pubblico dei vostri Paesi c’è una trasmissione come Annozero?’ Rimasero muti. Santoro fa una trasmissione che non c’entra niente col servizio pubblico, è un’altra cosa”.
Tuttavia, il vero apice si era raggiunto qualche mese prima, con una lite tra Vespa e Pippo Baudo esplosa a Centocinquanta – lo show dedicato ai 150 anni dell’Unità d’Italia – proprio a causa di Santoro, la cui immagine era apparsa accanto a quella di altri personaggi della Rai. Una scelta che, stando alle ricostruzioni mai smentite, scatenò le ire del giornalista che lasciò lo studio durante i titoli di coda prendendosela con gli autori.
Screzi del tutto azzerati mercoledì sera. Anzi, è Santoro a tessere le lodi di Vespa: “Tu sei la dimostrazione che l’informazione non ha bisogno di Santoro, ma ha bisogno di tutti”.
C’è quindi spazio per i ricordi e le celebrazioni: “Se ho nostalgia di Samarcanda? Certo. Era la prima trasmissione che cercava di adottare certe formule, era tutta una sperimentazione. C’era un gruppo di persone che si volevano bene come ormai non avviene più nel mondo giornalistico”. Elogi pure a Moby Dick, frutto della storica (e unica) avventura a Mediaset nel 1996: “E’ stata un’esperienza bellissima, per loro le mie trasmissioni erano qualcosa di inedito. Credo di essere stato una nave scuola importante per poi far nascere programmi per esempio come Matrix di Enrico Mentana”.