Porta a porta, Daria Bignardi: “Le invasioni barbariche troppo lungo, faccio fatica”
Daria Bignardi, ospite a Porta a porta lunedì 9 marzo 2015, ha confessato di aver bevuto un grappino prima di andare in onda… sino al Grande Fratello!
Daria Bignardi Chic e Barbarica. Così Bruno Vespa, tra la lusinga e un pizzico di invidia sarcastica per la reputazione della collega, ha onorato Daria Bignardi regalandole una promozione editoriale coi fiocchi (il solito do ut des, visto che anche lui era andato alle Invasioni).
Complice la marketta del suo ultimo libro, Daria ha rivisto a Porta e porta il suo debutto televisivo in Rai come inviata di Punto e a capo, nel 1994. Lavorava già da 15 anni e alla prima apparizione era già molto spontanea e naturale:
“La prima volta, incosciente, è andata benissimo. Dalla seconda hanno detto ‘ti facciamo il trucco a banana, ti pettiniamo’ e quindi ero terrorizzata. Per molti anni ho bevuto un grappino prima di andare in onda. Ho smesso col Grande Fratello perché era un programma talmente osservato che, se mi sentivano l’alito, potevo passare per ubriacona. Anche senza grappino… è come pilotare un aereo”.
Ai tempi del reality, a guidarla, era la totale inconsapevolezza:
“Ai miei tempi non avevamo idea. Era tutta una scoperta. Quando ho conosciuto i primi ragazzi della prima edizione ricordo le emozioni che condividevamo, nessuno di noi immaginava quello che sarebbe successo. Anch’io ero inconsapevole di quello che stava accadendo. Il programma mio più popolare era Tempi moderni, molto carino, un talk show di costume che raccontava la società che cambiava, però era un programma di nicchia. Io non avevo mai fatto quel tipo di ascolti. Quando ho visto le imitazioni che facevano non sapevo se essere mortificata o contenta. Io non ero tanto portata per essere così sott’occhio. Non è che io l’avessi voluto, è stato un po’ un caso. Io ero un po’ un autore televisivo messo lì a condurre”.
Oggi non è più pratica di quel mondo:
“Adesso li ho un po’ persi di vista. Allora i primi reality show sono stati un grande cambiamento del linguaggio televisivo. Già nella seconda edizione la vivevano diversamente, anche se ora il reality è decaduto. Oggi la vivono come un’occasione di lavoro. Le persone segnate a livello profondo dal reality? Non credo… E’ la vita che ti segna, se non è il reality show è un’altra cosa. Il giovane le sue prove le deve fare”.
Poi la Bignardi ha commentato la sua vera gavetta professionale sui generis:
“A Londra facevo la commessa, vendevo cravatte per una catena. Anche lì secchiona, sono arrivata e dopo sei mesi ero già shop manager. Un signore si è presentato con tre rose rosse su Oxford Strett, io ero piuttosto bruttina e tonda, non sapevo pettinarmi. Mi ha detto in italiano: ‘Lei è molto bella, signorina’. Ha comprato una ventina di cravatte. Ma è andato via e non l’ho più visto. Le vendevo perché ero emiliana, mi impegnavo e mi divertivo”.
Quanto al suo rapporto con la tv da spettatrice, ha ammesso di non guardarla:
“Lo so che pare brutto, che uno sembra snob, ma è una questione di tempi. Tre mesi l’anno faccio tv, otto mesi l’anno scrivo libri, dopo cena mi piace leggere… Non bisognerebbe dirlo. Io la guardo in montagna in agosto, dove non c’è niente da fare. Lì finalmente ti annoi e guardi la televisione, solo che prendi solo Rai1 e guardo Techetechete, Rete4 e vedo film meravigliosi o quei canali tipo Iris. E lì dico ‘che bello guardare la televisione’. Perché ho tempo”.
Come intervistatrice ha un tipo di ospiti privilegiati su tutti:
“Le emozioni le hai di solito da quelli che non sono abituati ad andare in televisione. Le interviste più belle sono ai non famosi, quelle a chi ha delle grandi storie umane che le racconta da te. La prima volta che ho intervistato Saviano Gomorra era uscita da 4 giorni. Era un ragazzo di 26 anni che cominciava una storia che poi gli è esplosa tra le mani. Invece quelli che in tv ci vanno sempre mettono un pilota automatico”.
Ed ecco che ha citato un esempio ormai istituzionale:
“Renzi quando venne la prima volta – Presidente della provincia, grassoccio, con gli occhiali a goccia, col cravattone – si capiva che aveva qualcosa di particolare. Lì sentivi l’energia. Tu nel tuo libro sei uno dei pochi a riconoscermi la progenitura. Anche Renzi è diventato uno che si protegge, io l’ultima volta l’ho un po’ brutalizzato, però mi sono resa conto che ora è il Presidente del Consiglio. Non può dire né fare quello che vuole. Probabilmente è inevitabile che sia così. Non sei più quello disposto a tutto”.
E poi un’autocritica mista a insofferenza per la recente deriva delle Invasioni barbariche:
“Io adesso faccio un programma troppo lungo con tante interviste. Io stessa faccio troppa fatica, sia a prepararmi come vorrei sia a dare tutto quello che vorrei dare”.
Le interviste cercate e mai realizzate?
“Quelli che volevo li ho intervistati tutti, tranne Nanni Moretti. Quelli che non vengono non ci tengo neanche, anche loro devono avere un po’ voglia, non è che li puoi violentare. Berlusconi ha sempre detto che veniva, poi non è mai venuto. Però non è che ci ho fatto una malattia. Secondo me si divertirebbe”.
Infine Vespa non poteva trascurare il caso del cagnolino di Monti, provocando la Bignardi con un bel cane per lei in studio (ma aveva già un padrone e non l’ha costretta ad adottarlo). La conduttrice ha reagito con ironia:
“Monti, se mi vede passare, mi investe con la macchina. Il cane penso che ce l’abbia sua figlia. Quando ho fato il casting dei cuccioli – io sono una precisa – Monti aveva appena deciso di candidarsi. L’avevo visto su Youtube, era uno dei suoi primi tentativi di umanizzazione. Gli avevano messo un neonato in braccio in Corso Buenos Aires. Ho optato per un cucciolo, ho fatto un casting di cuccioli. E’ stata una sua iniziativa tenerselo. E’ stato lui che, un po’ per fare il fenomeno, ha deciso di tenerlo. L’abbiamo dovuto comprare, è costato un sacco di soldi ‘sto cane. Ho saputo che la famiglia è molto amante degli animali. Lui è stato criticato e poi ha detto che è stato un tranello… Il giorno dopo ha twittato da Palazzo Chigi, era entusiasta…”.
Gran bella intervista. Tanto di cappello a Vespa per come sta svecchiando e vivacizzando il suo Porta a porta.