Porta a Porta ha celebrato i suoi primi 25 anni lo scorso 22 gennaio, ma festeggia con una puntata speciale in diretta su Rai 1 questa sera, mercoledì 17 febbraio, in un orario decisamente old style. La puntata, infatti, andrà in onda dalle 22.20 dopo una versione estesa di Soliti Ignoti – Il ritorno, appositamente allungata per regalare a Bruno Vespa l’ebrezza di uno start in quella che un tempo era la vera seconda serata e non l’ora di punta di un prime time sempre più monstre.
Dal “Contratto con gli italiani” firmato da Berlusconi (2001), su un set appositamente creato per rendere il momento solenne e televisivamente incancellabile, alla telefonata in diretta di Papa Woytila in occasione dello speciale per il ventennale del suo Pontificato (era il 1998), passando per il plastico della villetta di Cogne (2002) con cui Vespa ha cambiato il modo di raccontare la cronaca nera in televisione, Porta a Porta ha raccontato, a suo modo, non solo 25 anni di storia recente dell’Italia repubblicana, ma ha segnato il linguaggio televisivo e ridisegnato, a proprio modo, lo stile del talk show politico. E ha avviato nuovi ‘criteri di notiziabilità’, contaminando generi e contesti: oltre alla firma del contratto di Berlusconi, come dimenticare il risotto di D’Alema? Nelle Teche restano indelebili anche l’arrivo in stile ‘unto dal Signore’ di Beppe Grillo nella sua unica, e pompatissima, intervista da leader politico concessa a colui che lo aveva ospitato quando ancora inseguiva la sua carriera di comico nelle sue dirette elettorali post voto.
La formula di Porta a Porta ruota sul conduttore, senza dubbio, ma nel tempo non ha mancato di mostrare la corda di fronte alle trasformazioni della comunicazione politica, sottrattasi sempre di più al confronto diretto tra le parti preferendo le dichiarazioni senza contraddittorio rivolte ai propri tifosi preferibilmente via social: una condizione che ha depotenziato nel tempo la forza narrativa del confronto mediato che Porta a Porta, per sua stessa natura, ha sempre cercato. Un format che ha avuto il suo acme nel faccia a faccia elettorale del 2006 tra Berlusconi e Prodi, il primo secondo le regole del dibattito all’americana che poi è riuscito nella forma solo a Sky Tg24, fin quando si è potuto. In tempi più recenti c’è stato quello tra i due Mattei, che resta ancora oggi attuale.
Torniamo a Porta a Porta. Se il programma ha subìto le trasformazioni della comunicazione politica, perdendo progresseivamente la connotazione di Terza Camera della politica italiana, ha invece dettato la linea del racconto di nera. Mentre plastici e feticci (come la bicicletta nera portata in studio per il delitto di Garlasco) hanno soddisfatto la componente scenografico-televisiva (e dimostrazione di quanto il padrone di casa conosca il mezzo tv), la componente giuridico-psicologica a corredo (spesso in sostituzione) dei fatti con tanto di rodata compagnia di giro ha trasformato la cronaca in un romanzo d’appendice, con la sua serialità, i suoi ruoli in commedia, la ricerca psicologica, l’approfondimento tecnico. E come dimenticare poi i ‘film’ sul campo in occasione delle grandi calamità italiane: senza dubbio nella memoria resta il suo reportage a L’Aquila, sua città natale, all’indomani del terremoto del 2009, poi rievocato col sisma di Amatrice. E tra i momenti che resteranno nella storia del programma restano anche le contestate interviste ai Casamonica (2015) e al figlio di Totò Riina (2016).
I 25 anni di Porta a Porta, quindi, saranno un modo per ripercorrere la storia della tv, della politica, del costume italiano con alcuni ospiti e soprattutto con testimonianze di leader politici e protagonisti dell’informazione, della cronaca e dello spettacolo. Il primo ospite fu Romano Prodi: ci aspettiamo che riappaia per ‘chiudere’ un cerchio.