Ponte Morandi, un anno dopo: il minuto di silenzio è un esercizio di regia
Il clou della diretta da Genova in tv con un minuto di campane che suonano: chapeau alla regia, che evita primi piani su familiari e politici.
La cerimonia ufficiale per il primo anniversario del crollo del Ponte Morandi ha avuto come momento di massima commozione il minuto di silenzio scandito dalle campane di tutte le chiese di Genova e dalle sirene di tutte le imbarcazioni in porto e in rada. Una cerimonia trasmessa in diretta su Rai 1 con uno speciale Tg1, cui hanno partecipato le principali cariche dello Stato per un anniversario a ferite ancora aperte, con l’inchiesta sulle cause e sulle responsabilità ancora in corso, e peraltro occorso in un momento delicatissimo per la politica italiana. La Lega, infatti, aveva chiesto che proprio oggi, subito dopo la commemorazione, si andasse in Aula per chiedere le dimissioni del Premier Conte: un segno di rottura stridente con il continuo appello all’unità risuonato dall’altare con l’omelia del Cardinal Bagnasco, che ha officiato la celebrazione religiosa, e con gli interventi istituzionali che hanno ribadito gli sforzi comuni per superare dolori e danni. E questa è un’altra storia.
Il racconto televisivo, invece, si è concentrato sulla celebrazione religiosa e sul saluto delle principali cariche dello Stato, in primis il Presidente Mattarella, accolto con stima e affetto, e a seguire del Premier Conte in quella che potrebbe essere una delle sue ultime uscite ufficiali. Per il resto poche inquadrature sui politici presenti, se non per un Ministro dell’Interno sguaiatamente seduto intento a compulsare lo smartphone prima dell’inizio della cerimonia (sotto lo sguardo di una Madonna con Bambino entrati con una dissolvenza che per me è valsa un applauso), per Luigi Di Maio, diviso dall’altro vicepremier dal Sindaco di Genova strategicamente posizionato nel mezzo, per Toninelli alla comunione e per Nicola Zingaretti, seduto alcune file dietro Salvini.
Poche anche le inquadrature sui volti dei parenti delle vittime e dei genovesi raccolti nell’hangar scelto per la cerimonia con vista sul primo pilone del nuovo ponte, lì dove un anno fa transitavano le auto inghiottite dal crollo del Ponte Morandi (una location straordinariamente simbolica e narrativamente suggestiva), con la regia che ha preferito rivolgere le proprie camere verso chi è intervenuto quel giorno, uomini e donne in divisa che con la loro commozione e la loro partecipazione potevano rendere l’intensità del momento senza cadere nel voyeurismo.
La scelta televisivamente più coraggiosa è stata la copertura del minuto, anzi due, di silenzio che per la maggior parte del tempo ha visto un’inquadratura fissa su un campanile ‘mosso’ dai rintocchi della sua ospite. Un’immagine neutra, che ha poi accolto – con uno split screen – il volo dei palloncini bianchi sul Polcevera, prima di dar spazio a uno scorcio di Genova dall’alto, a una rosa rossa galleggiante sulle acque del torrente e solo in chiusura, a un passaggio sui volti dei cittadini raccoltisi nei pressi della zona del crollo, prima di rientrare nell’hangar per concentrarsi ancora sui volti di uomini in divisa. Nessuna concessione al dolore dei parenti, degli sfollati, dei genovesi, né alle facce più o meno contrite – per forma o per sostanza – dei politici presenti. Chapeau alla regia (o a chiunque abbia deciso di adottare questa linea), curata su Rai 1 da Antonella Rossi. Non era così banale come scelta: sicuramente corretta, ma non da tutti. E soprattutto per tutta la durata dei rintocchi. E proprio quella inquadratura fissa sul campanile è l’immagine sinbolo di questa cerimonia, intessuta di segni, simboli, sottotesti tutti interessanti da leggere.
PS. Giusto per completezza, includiamo anche lo stesso minuto di silenzio ‘visto’ da Rai News 24.