Pompei: l’ultima scoperta rimbalza sui media fin dalla prima mattina del 26 dicembre 2020. Il giorno di Santo Stefano accoglie la notizia di un nuovo, straordinario ritrovamento negli scavi di Pompei: un Termopolio magnificamente conservato, con tanto di affreschi intonsi, resti di cibo nelle sue anfore e ormai quasi del tutto emerso dalle ceneri della città soffocata dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.. Un lancio massiccio, accompagnato da una completa rassegna fotografica e con tanto di estratti disponibili su Youtube che ripercorrono le lunghe operazioni di scavo condotte negli ultimi due anni nel V Regio della città che hanno permesso di riportare alla luce nella sua magnificenza uno dei tanti ‘bar’ che si trovavano per le trafficate e popolose vie di Pompei. Non a caso, del resto, il lancio è stato giocato su un aspetto caro al racconto del quotidiano di questo ventennio, quello dello street food. La notizia, così costruita e giocata sul confronto tra abitudini comuni ai cittadini di allora e di oggi, ottiene il suo risultato: gran clamore, gran risalto, grande attenzione mediatica e internazionale. Trova (solo) così riconoscimento collettivo il duro e continuo lavoro di ricercatori e di chi, soprattutto negli ultimi anni, sta cercando ogni modo per tenere viva l’attenzione su una risorsa come quella degli Scavi di Pompei, a lungo percepiti come abbandonati a se stessi. Ma per avere attenzione, l’archeologia deve rendersi pop e battere la via della comunicazione. E il Termopolio della V Regio è un caso indubbio di marketing cultural-televisivo.
L’annuncio dell’ultima scoperta di Pompei avviene infatti alla vigilia della messa in onda di Pompei ultima scoperta, un docufilm presentato (acquistato) da Rai Documentari, in onda domenica 27 dicembre alle 21.00 in prima visione su Rai 2. Il documentario è coprodotto da Gedeon Programmes e dal Parco Archeologico di Pompei, in collaborazione con France Télévisions, RTBF Télévision belge, Unità Documentari EBU Coproduction Fund. Diretto da Pierre Stine, Pompei ultima scoperta ha vinto il premio come miglior progetto multi format al World Congress of Science and Factual Producers 2020.
Il racconto è incentrato proprio sul recupero del Termopolio che verrà quindi mostrato per la prima volta al grande pubblico: una ricostruzione fictional sugli ultimi giorni di Pompei soddisfa la dimensione emotainment del racconto e introduce le parti più scientifiche ed archeologiche, ripercorrendo la lunga campagna di scavo durata, come detto, due anni e seguite per intero dalle telecamere, che hanno avuto quindi anche l’opportunità di raccontare la fatica quotidiana di chi ricerca, trova soluzioni innovative per recuperare in sicurezza e rendere fruibili meraviglie di 2000 anni fa. Perché Pompei non svela senza fatica, non fa trovare all’improvviso qualcosa, non si mostra nella sua ricchezza senza sudore, impegno, studio, preparazione, competenza, fatica. E soldi.
A far da cicerone in questo viaggio lungo due anni (e 2000 in più) il Direttore del Parco Archeologico di Pompei e Direttore Generale dei Musei del MIBACT Massimo Osanna; corredano le immagini e le ricostruzioni fictional le testimonianze dell’équipe di archeologi, vulcanologi, restauratori, paleografi, antropologi che hanno lavorato sul Termopolio.
Insomma, il lancio dell”ultima scoperta’ di Pompei il 26 dicembre è perfettamente funzionale al traino del documentario coprodotto dal Parco Archeologico stesso in onda il giorno dopo in tv. Un Parco ultimamente molto attivo (e con merito) sul piano della comunicazione: ricordiamo recentemente la messa in onda della replica di Stanotte a Pompei con Alberto Angela rieditata per registrare il ritrovamento (anch’esso recente) di due nuovi ‘cadaveri’ risalenti all’eruzione e di resti di pane e vino, di cui si era già parlato nella conferenza stampa di presentazione della puntata, nel settembre 2018. Proprio in quella puntata si raccontò dei Termopolii come le ‘tavole calde’ o le rosticcerie dell’epoca dove fermarsi a mangiare qualcosa o comprare qualcosa per la cena. Perché le forme saranno cambiate, ma la sostanza (e le funzioni) dei luoghi non cambiano finché avranno a che fare con ‘noi’. L”eccezionalità’ del ritrovamento, insomma, è l’amo per catturare il grande pubblico e portarlo alla visione tv di Pompei, ultima scoperta: un modo per garantirsi ascolti altrimenti latitanti (senza Alberto Angela testimonial) e uno sforzo che, immaginiamo, possa avere come obiettivo ‘sotterraneo’ quello di far capire la fatica che c’è dietro ogni millimetro di beni archeologici e artistici messi a disposizione della collettività.