Pomeriggio Cinque ricicla la sensitiva del caso Ragusa nel servizio sulla scomparsa di Elena Ceste
Pomeriggio Cinque continua a dare spazio a sensitivi che snocciolano ipotesi sulle scomparse che fanno più audience. È questo il modo giusto di fare cronaca?
Dopo la ricca settimana sanremese e gli impegni che la kermesse musicale ogni anno porta con sé anche per la nostra redazione, oggi – dopo giorni di disintossicazione – sono capitata di nuovo su Pomeriggio Cinque, proprio nel momento in cui la conduttrice Barbara D’Urso si stava occupando di cronaca, con in studio il giornalista Giangavino Sulas, uno che di cronaca nera, misteri italiani e delitti se ne intende.
Il tema di oggi è la misteriosa scomparsa di Elena Ceste, la donna di Costigliole d’Asti che si è allontanata da casa il 24 gennaio scorso, lasciando nella disperazione il marito e i suoi quattro bambini. Un argomento chiaramente serio, e che merita il rispetto che si deve a una giovane mamma in difficoltà, a una famiglia che soffre e a degli inquirenti che si trovano davanti a un’indagine complicata. Ancora di più se consideriamo che, purtroppo, dietro alla scomparsa di molte donne si nascondono delitti atroci.
Sarà per questo che sono rimasta così sorpresa nel vedere che, in collegamento video, c’era la solita sensitiva che qualche settimana fa si trovava in studio a parlare della scomparsa di Roberta Ragusa, certa di essere entrata in contatto con l’entità della donna scomparsa a Gello. E, ovviamente, oggi era lì per raccontare la sua verità sulla misteriosa sparizione della Ceste.
Se nessuno le ha dato credito per la storia della Ragusa, quindi, perché non riciclarsi in un altro caso di cronaca e andare a parlarne su una rete nazionale? Il sospetto che sia in cerca di qualche minuto di visibilità ovviamente viene. La cosa grave, però, non è questa, quanto che ci siano trasmissioni pronte a dare spazio a personaggi che, senza uno straccio di elemento verificabile e senza alcuna preparazione specifica su casi di scomparsa, si lascino andare a ipotesi – delittuose o meno – su queste tristi vicende.
Si badi bene, anche se la signora in questione fosse del tutto in buona fede (come ovviamente tutti ci auguriamo), certa di quello che ha ‘visto’ nei suoi momenti di trance o nel sonno, perché non andare direttamente dagli inquirenti che si occupano del caso, anziché correre in una trasmissione televisiva a dire di sapere dove si trovi il corpo senza vita di una donna che la famiglia sta ancora cercando?
E qui interviene Barbara D’Urso che, rivolgendosi alla sua ormai ospite fissa, fa una domanda che ci facciamo forse un po’ tutti:
Perché non sei andata da chi si occupa delle indagini a raccontare tutto? O magari può darsi che qualcuno che sta guardando la trasmissione avviserà gli inquirenti.
È quindi davvero questo l’obiettivo della D’Urso e della sua redazione? Dare una mano agli inquirenti nelle indagini? Fare chiarezza sulle ombre di un caso complicato? Sinceramente qualche dubbio ce l’ho. Sarà per deformazione professionale – avendo per qualche anno avuto a che fare con la legge, le procure, le indagini e anche qualche caso di scomparsa – ma continuo ad essere convinta che non sia questo il modo di parlare di cronaca in televisione.
Mi meraviglia che Giangavino Sulas, giornalista che stimo e che sa fare bene il suo lavoro, si presti senza opporre resistenza a questo tipo di servizi televisivi che hanno a che fare più con lo spettacolo che con la cronaca. Sarò ripetitiva, ma credo di esprime anche il punto di vista di molti telespettatori che vorrebbero vedere trattata l’informazione in tv in maniera diversa.
Per chiudere, vi lascio con la frase con cui la conduttrice ha chiuso oggi questo servizio:
Non siamo qui a fare chiacchiere inutili, siamo qui a informarvi di quanto accade.
I commenti, a questo punto, li lascio a voi.