Pomeriggio Cinque, Enzo Iacopino contro Barbara D’Urso per la puntata sul caso Stefania Amalfi
Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti ha chiesto l’intervento del Garante della Privacy.
Lo sfogo di Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, ai danni di Barbara D’Urso, conduttrice di Pomeriggio Cinque e Domenica Live, fu durissimo.
Ne riportiamo alcuni stralci decisamente rappresentativi:
Basta soubrette, senza distinzioni di genere o di reti sulle quali si esibiscono. L’informazione è materia delicata. Basta con l’occhio umido e la recitata partecipazione alle tragedie. Basta con il dolore come ingrediente dello spettacolo per fare audience. Basta con le banalità/bestialità dispensate a piene mani, soprattutto nelle tv, da chi si preoccupa solo di come aumentare il personale compenso, passando sopra a diritti e sentimenti, anche di persone estranee alle vicende che possono avere un interesse pubblico.
Iacopino, sempre in quell’occasione, si scagliò contro il presunto esercizio abusivo della professione giornalistica, annunciando anche denunce alla magistratura.
Non sappiamo se Barbara D’Urso, attualmente, abbia una controversia legale in corso legata a questa vicenda.
Resta il fatto, però, che oggi, dopo la puntata di Pomeriggio Cinque andata in onda lo scorso 8 maggio e dedicata all’omicidio di Stefania Amalfi, di cui vi abbiamo riportato i contenuti, e soprattutto dopo il terrificante confronto tra la famiglia della vittima e il marito accusato di omicidio, Iacopino è tornato a tuonare contro la conduttrice 58enne.
Il presidente dell’Ordine, infatti, ha chiesto l’intervento del Garante per la protezione dei dati personali fornendo le seguenti motivazioni:
La conduzione delle interviste, in contraddittorio tra i parenti della defunta e del presunto colpevole, è stata effettuata dalla Signora Barbara d’Urso senza la presenza di alcun giornalista. Nel programma sono state indicate, tra l’altro, abitudini e pratiche sessuali dei “personaggi” coinvolti, violenze sessuali di cui la defunta sarebbe stata oggetto in precedenza da parte di congiunti/affini, citati referti medici e loro autori nonché persone terze estranee alla vicenda.
Nel dettaglio, questo è l’intervento chiesto da Iacopino:
Alla luce delle segnalazioni e sollecitazioni pervenute, si ha motivo di ritenere che non mancheranno da parte di codesta Autorità, indipendentemente dalla posizione di notorietà o dal rilievo pubblico dei personaggi interessati, ovvero dal clamore mediatico del caso, le iniziative necessarie per l’applicazione, che prescinde dall’iscrizione all’Albo, della “particolare disciplina di cui agli artt. 136 -139 del codice per la protezione dei dati personali (d.lgs. 30 giugno 2003 n.196) tesa a contemperare il diritto all’informazione la libertà di stampa con i diritti della persona, in particolare quello alla riservatezza”, come si legge nella citata nota, nonché a proibire la divulgazione di informazioni personali e sensibili che non rientrano nell’esercizio legittimo del diritto di cronaca.
Questa nuova polemica, quindi, esula dalla precedente querelle riguardante l’esercizio abusivo.
Ricordiamo che il Garante della Privacy, recentemente, si è espresso negativamente nei riguardi del trattamento ricevuto da Massimo Bossetti, unico indagato per l’omicidio di Yara Gambirasio. Secondo l’Autorità, Bossetti è stato trattato “in modo incivile e rappresentato come un mostro in prima pagina”, ancora prima del processo.