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Politics, Duccio Forzano a Blogo: “Un talk diverso da tutto, mi auguro ci diano il tempo di crescere”

Politics, il nuovo talk con Gianluca Semprini, debutta questa sera su Rai 3: ne parliamo, a poche ore dal via, col regista Duccio Forzano.

pubblicato 6 Settembre 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 20:44

Fatta l’esperienza a DiMartedì e chiusa la decennale avventura con Che Tempo Che Fa (e spin-off), Duccio Forzano torna al talk settimanale e torna su Rai 3. L’occasione è data da Politics – Tutto è politica, programma condotto da Gianluca Semprini che si preannuncia come una delle principali novità della stagione televisiva. “Vogliamo rifondare il genere” ha detto nel corso della conferenza stampa la direttrice di RaiTre Daria Bignardi e il formato da 90′ già si muove verso questa direzione, insieme al disegno dello studio e della regia, come ci ha raccontato Duccio Forzano – indubbiamente uno dei professionisti che più di altri ha saputo innovare l’immagine tv – al quale abbiamo avuto il piacere di fare qualche domanda alla vigilia del debutto, previsto per stasera, martedì 6 settembre, alle 21.10.

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Da DiMartedì a Politics: dopo due anni torna al talk di genere ma in maniera diversa…

Assolutamente diversa. I tempi sono serrati, il programma dura 90’…

… e il promo fa promesse importanti: “A domande dirette, risposte dirette” contro ogni lungaggine, e ipocrisia, da talk cui siamo abituati. Come ha disegnato il racconto di Politics?

Nel racconto, lo studio di Politics ci aiuta molto. E’ diverso da tutti gli altri: non dico nuovo, ma sicuramente con una concezione diversa rispetto agli studi di talk cui siamo abituati. Con lo scenografo Carlo Canè e il direttore della fotografia Gianni Tosti abbiamo cercato di ‘vestirlo’ su e per Semprini: non volevamo per lui un posto stantio. Inoltre ci siamo allontanati molto dallo stile di Ballarò e DiMartedì, che ha sempre i protagonisti ‘affogati’ nel pubblico. Abbiamo costruito lo studio in maniera da evitare questo effetto, per permetterci di andare a ‘prendere il pubblico’ solo quando ci serve”.

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La conferenza stampa ha svelato lo studio, che vede al centro un ampio tavolo circolare, dove immagino prenderanno posto gli ospiti. Non è la prima volta, però, che si vede una cosa del genere: penso a In Onda, a Otto e Mezzo – anche se si tratta di formati brevi – , ma anche ai modelli di talk anglosassoni o made in France…

Il punto è che non tutto si svolgerà a quel tavolo. Ci sono diversi step nel programma, diversi momenti, ciascuno con delle proprie caratteristiche. A volte ci sarà il confronto, altre volte il dibattito, ma non c’è mai una ‘scena fissa’ per dire, come avviene negli altri talk. Ci sarà sempre molto ritmo. Anche nella scenografia ‘fisica’ abbiamo cercato soluzioni diverse, ci siamo inventati delle cose ad hoc: abbiamo lavorato a stretto contatto con Canè, che ha fatto un ottimo lavoro, con guizzi creativi molto interessanti. Chiaro che poi sono i contenuti ad essere importanti e Gianluca Semprini sarà fondamentale nella struttura del racconto. Diciamo, però, che da un punto di vista scenografico e registico abbiamo cercato di distaccarci dall’ordinario.

A proposito di Semprini, che ci dice di questa nuova partnership?

Intanto devo dire ho trovato un gruppo autorale molto giovane e un Semprini ‘fico’, nel senso che ha le idee chiare: è uno che lavora, che sa muoversi in questo campo. Mi piace, insomma. Mi son trovato molto bene. L’avevo già conosciuto ai tempi del debutto di Sky Tg24, ma con la rotazione continua dei giornalisti non posso dire di aver lavorato molto al suo fianco all’epoca. Anche adesso, in fondo, dobbiamo ancora iniziare: di prove ne abbiamo fatte relativamente poche. Diciamo tre giorni di prove serrate, con tanto di prove luci, inquadrature e scaletta: non è poco.

Ah, pensavo che fosse stata un’estate di prove in studio ‘matte e disperatissime’ viste le attese intorno a questo programma.

In realtà di lavoro ne è stato fatto tanto, ma nello Studio 2 di Via Teulada a Roma, da dove trasmettiamo, c’è una situazione ‘folle’ nella sua bellezza: qui, infatti, vengono realizzati sette diversi programmi alla settimana, il che vuol dire che riuscire a incastrare i tempi per provare è abbastanza complesso.

Devo dire però che la sento carico ed entusiasta rispetto a questa nuova avventura.

Sì, decisamente sì! (e si sente la voce sorridere) Anche perché in questo studio ‘folle’ ho trovato professionisti di un livello incredibile! Capisco perché se li tengano così stretti! (Ride) Ma dove la trovi una squadra che ti cambia una scenografia al giorno (e qui il tono si fa serio e rispettoso). E poi perché, anche se il risultato non è ancora esattamente come voglio, siamo sulla strada giusta. La prima puntata avrà sicuramente l’impronta che abbiamo deciso e poi, se tutto andrà bene, di settimana in settimana si migliorerà.

Ci sono state richieste specifiche da parte di Semprini e della sua squadra sul racconto da mettere in scena? Qualche diktat o qualche desiderata?

No, devo dire che abbiamo lavorato insieme. Ho capito cosa volevano, cosa volevano dire e come volevano farlo, e mi hanno lasciato fare. Devo dire che ne sono molto contento. Vuol dire che o mi vogliono dare tutta la colpa oppure si fidano (ride, di gusto).

A giugno ci salutammo lasciando scaramanticamente in sospeso progetti da sabato sera. Ci sono novità su quel fronte?

Beh, sì. Il 15 ottobre parte Dieci Cose, quattro puntate per il sabato sera su Rai 1. Ci stiamo lavorando in questo periodo, compatibilmente con tutto il resto. Fino a dicembre, quindi, sarò impegnato oltre Politics, poi si vedrà.

Ma prima di ottobre c’è un’altra data importante, mi sa.

Sì… il 29 settembre esce il mio primo romanzo, “Come Rocky Balboa”, edito da Longanesi. C’è molto della mia vita in questo libro, tanto da aver dato il mio nome al protagonista.

La citazione cinematografica non poteva mancare, ma la scelta di identificarsi in maniera così netta col personaggio non dev’essere stata facile…

Beh, la citazione ci sta anche perché è importante… spero che dare il mio nome al personaggio, però, non si riveli controproducente. Ma visto che nel romanzo, che resta comunque un romanzo, ci sono cose molto vere della mia vita trovavo sbagliato dare al personaggio un nome diverso dal mio, come se tradissi me stesso e quel che sono stato. E non mi andava di farlo. E’ stato terapeutico.

E tornando alla tv, “come Rocky Balboa” lei si prepara a una nuova sfida. Cosa si aspetta da Politics?

Più che ‘aspettarmi’ qualcosa, io vorrei dare qualcosa a Politics. Vorrei farlo crescere. Vorrei che la rete, e poi il pubblico, lo lasciassero crescere, un po’ come è accaduto con Che Tempo Che Fa quando sono arrivato: abbiamo coltivato i contenuti, abbiamo coltivato l’immagine, abbiamo coltivato tutto quello che poi è diventato. Mi piacerebbe che anche in questo caso ci fosse la pazienza di aspettare e di far crescere il progetto. Mi auguro che il pubblico, la rete e tutte le persone che finora, nelle intenzioni, ci hanno creduto a questo progetto capiscano che c’è un grande impegno da parte di tutti noi, e grandi responsabilità di ciascuno. Mi aspetto che ci si creda in questo progetto, fino in fondo.