Plastik: Alors on danse e Barbra Streisand soundtrack di uno spottone mostruoso (che “spoglia” la medicina)
Plastik – Ultrabellezza non si è ancora concluso e quindi ci perdonerete delle osservazioni “a caldo” non esaustive sull’intera prima puntata. Lo stesso Luca Tiraboschi, in conferenza stampa, ha invitato a considerare questo debutto sperimentale, dando al programma la possibilità di “ambientarsi” nel palinsesto e di farsi testare.Il problema, ad un primo impatto, è un
Plastik – Ultrabellezza non si è ancora concluso e quindi ci perdonerete delle osservazioni “a caldo” non esaustive sull’intera prima puntata. Lo stesso Luca Tiraboschi, in conferenza stampa, ha invitato a considerare questo debutto sperimentale, dando al programma la possibilità di “ambientarsi” nel palinsesto e di farsi testare.
Il problema, ad un primo impatto, è un altro e afferisce a una totale insensibilità di fondo rispetto alla delicatezza del tema affrontato, che si comprende sin dalle primissime battute. Innanzitutto, il programma si apre con un monologo pretenziosissimo, recitato in modo a dir poco risibile da Elena Santarelli. La musa volutamente trash di Kalispéra continua ad autorappresentarsi come steoreotipo, pur di nascondere i suoi limiti. Limiti che diventano voragini, se rapportati a dei lanci ancora più mostruosi dei contenuti.
La Santarelli bamboleggia tutto il tempo con la più totale inespressività, facendo rimpiangere l’empatia di Irene Pivetti e l’intelligenza emotiva di Platinette ai tempi di Bisturi. In più, è complice del compromesso storico di sempre: farsi vedere mezza nuda e ammiccante tra un filmato e l’altro della library. Il suo è un ininterrotto spottone ocheggiante, che finisce per gettare ancor più discredito sulle velleità divulgative del programma. Poi, certo, se le affidano dei testi del genere – di cui lei si è pure vantata nelle interviste – l’effetto è davvero dei più plastificati:
Plastik e la Santarelli – foto di cattivo gusto
“Tutti vorrebbero avere un bel vestito, una bella casa e perché no un bel marito. Per definire una brava persona diciamo che quella persona è bella, per definire una vacanza fantastica diciamo bella vacanza, i vecchi ricordi di un tempo diventano bei ricordi. Quindi, di fronte a un mondo di plastica e alla casa delle bambole. cosa ci viene in mente? La chirurgia plastica, che per tanti non è altro che una fabbrica di plastica che riproduce bellezze di plastica, le une identiche alle altre. Forse, a volte, ma il suo intento è ben altro. A chi pensa che la chirurgia della plastica sia solo forma, e non sostanza, noi mostreremo come può salvare la vita di una persona.”.
Peccato che la pruderie scatenata da un seno deformato o da un ritocco più o meno riuscito prevalga su ogni ambizione edificante. Non si può patinare la medicina, non a tal punto da delegare la marketta della chirurgia plastica a un medico impomatato, al bordo di una fuoriserie e con al fianco una biondona imbambolata. Non si può prendere sul serio la materia, e consigliare il ricorso a trattamenti estetici e ricostruttivi, e poi usare come tappeto musicale ‘Barbra Streisand’ e ‘Alors on danse’.
In particolare, quest’ultimo motivetto trash faceva da sottofondo al copione letto a memoria dalla Santarelli, mentre lanciava in prima serata il drammatico caso della dea bambina con quattro gambe e quattro braccia. Immagini raccapriccianti, non a caso fortemente stigmatizzate dai giornalisti alla presentazione di ieri, che già avevano fatto il giro del mondo e meritavano una contestualizzazione diversa.
Persino il medico coinvolto nell’operazione – dopo il previdente forfait antitrash del Dr. De Vita – non fa che autolegittimare il proprio ruolo nel programma:
“E’ un firmato pesante in un contesto così spiritoso come quello della tua casa. Sembra stridente, invece è l’occasione per dimostrare che la chirurgia plastica dà il suo contributo, insieme alla chirurgia generale. E accompagna nel prosieguo dei tempi per mantenere una vita dignitosa. Io spero di promuovere tanto, bacchettare poco”.
Italia 1 che ci ha messo di suo? La fotografia e l’immaginario rubati a Nip/Tuck, giusto per non essere mai troppo innovativi. Ma una cosa è certa: Plastik non è adatto alla prima serata di una generalista, come non lo è mai stato il telefilm che lo ha ispirato.