I passaggi della produzione di una serie tv made in Italy passano sempre più per quel modello statunitense a cui si devono alcuni dei titoli più iconici della storia della serialità. Quelle serie prodotte ad Hollywood sono solo una piccola parte di idee e proposte che, prima di vedere la luce sul piccolo schermo, sono state vagliate dagli addetti ai lavori. Non parliamo solo della ben nota pratica dei pilot, ma -ancora prima- del pitch di una serie tv.
Se, in effetti, la catena produttiva americana sta sempre più facendo a meno della produzione degli episodi pilota -un po’ per accorciare i tempi, un po’ per ragioni economiche: non ci si può più permettere di produrre un pilot per poi vederselo bocciato, meglio avere la certezza dell’ok per una stagione intera- dei pitch non si può proprio fare a meno.
Ma cosa sono i pitch? Semplicissimo: sono le presentazioni iniziali che gli sceneggiatori fanno delle proprie idee ai produttori. In altre parole, il progetto seriale che si ha in mente deve attirare l’attenzione di chi, poi, dovrebbe metterci i soldi, motivo per cui la fase del pitch è estremamente importante, ma al tempo stesso affascinante. E’ questo il momento in cui nasce davvero una serie, motivo per cui chi deve ascoltare un pitch dietro l’altro deve avere l’abilità ma anche l’intuito di capire cosa segnarsi e cosa scartare.
Abbiamo un po’ semplificato questo procedimento, ma l’introduzione era necessaria per comprendere meglio la portata dell’iniziativa “Netpitch for Sky”, la cui prima fase si è conclusa nei giorni scorsi e di cui sono stati illustrati i risultati. Per la prima volta, Sky e Writers Guild Italia (il sindacato degli sceneggiatori italiani) hanno unito le forze per un’iniziativa che ha voluto dare agli associati del sindacato, ma più in generale a tutti gli sceneggiatori con un’idea, lo spazio per presentarla e, perché no, vederla realizzata in futuro.
E stando ai numeri, c’era davvero voglia di raccontare i propri progetti: 727 quelli presentati entro i termini, per un totale di 950 autori coinvolti (l’età media è stata di 38 anni): non solo sceneggiatori già affermati, ma numerosi anche alle prime armi e desiderosi di buttarsi in un mercato in continua espansione.
Suddividendo le proposte per genere, prevale il drama (263 idee, 36% del totale), seguito dal crime/poliziesco (189, 25%), la comedy (99, 13%), la fantascienza (39, 5%), il fantasy (35, 4%) e l’horror (18, 2%). Interessante anche il fatto anche 84 idee (l’11% del totale) non possano essere classificate in modo tradizionale, confermando l’aumento degli ibridi tra generi, che piace sempre di più.
A prevalere sono le serie composte da più stagioni, fino a tredici episodi (395 progetti); quindi le miniserie da otto episodi (306 proposte); i progetti per la lunga serialità, con 12 o 24 episodi (20) e quelli per la lunghissima serialità, oltre i 24 episodi (6).
Come detto, il pitch è sì una fase importante, ma è anche la primissima fase: Netpitch for Sky deve ancora entrare nel vivo. Il cronoprogramma prevede che Sky esamini i progetti fino all’8 maggio, poi potrà leggere i concept di quelli selezionati ed, entro il 12 giugno, contattare gli autori. A quel punto, si terrà il pitch vero e proprio, la presentazione da parte dell’autore ai produttori.
L’utilizzo dei pitch in Italia consente anche al nostro Paese di utilizzare quello stesso meccanismo già in essere da tempo altrove e che permette di affinare i progetti, valutarli al meglio e saper indirizzare le proprie risorse su quelle idee che convincono di più. E, cosa non da poco, cercare di coinvolgere anche partner internazionali (cosa a cui Sky ci ha ormai abituato da tempo). Perché statene certi: anche la prossima serie tv evento, prima di diventare tale, deve essere passata da un pitch.