Pippo Baudo, un numero uno con la conduzione “stereofonica”
La vera forza di Pippo è stata quella di stare dalla parte del pubblico, ma non necessariamente al suo fianco.
Se i social network hanno in qualche modo azzerato la distanza fra le star ed il pubblico, Pippo Baudo, negli anni in cui i social non c’erano, ne ha sublimato il confine. Nei giorni scorsi abbiamo festeggiato il compleanno di Pippo Baudo. Il Superman dei presentatori televisivi. Colui che ha navigato in lungo e in largo il piccolo schermo nostrano. Conduttore, nel senso etimologico del termine, dei suoi programmi. Anche i primi, quando ancora non erano stati creati da lui. La vera forza di Pippo è stata quella di stare dalla parte del pubblico, ma non per forza al suo fianco.
In questo Pippo Baudo ne è stato -forse- il massimo emblema. Dopo essere arrivato a Roma ed aver sostenuto un provino con due mostri sacri della tv dell’epoca, ne diventa in qualche modo il suo emblema. Come non ricordare la celebre frase “adatto a programmi minori” vergata dai suoi esaminatori. Mica esaminatori qualsiasi, erano i due maggiori registi e autori tv dell’epoca. Antonello Falqui e Lino Procacci, che poi il destino li fece lavorare anche con lui. Segnatamente Lino Procacci, che lo diresse nella sua Domenica in dei primi anni ottanta. Quando si trovò a prendere il posto di Corrado, inventore di quel programma, che fu costretto ad andarsene. Celebre il suo battibecco con l’allora presidente Rai Paolo Grassi, che definì la sua Domenica in “una cretineria“.
Domenica in fu il programma emblema di Pippo Baudo. Vero è che Fantastico ed il Festival di Sanremo sono state le sue trasmissioni più celebri, ma Domenica in fu il suo fiore all’occhiello. Dopo la Domenica in di Corrado, votata quasi totalmente al puro intrattenimento, quella di Baudo fu una Domenica in con un tentativo di pedagogismo mascherato da intrattenimento. Pedagogismo che qui divenne lieve come la famosa piuma dei titoli di testa del film Forrest Gump. Naturalmente Pippo Baudo è prima di tutto un conduttore di varietà. Ma nel senso stretto del termine. Quel genere televisivo cioè che riesce a racchiudere dentro di se i vari lati della tv d’intrattenimento, senza però esserne totalmente schiava.
Mi piace ricordare in quella Domenica in di Baudo, per far capire meglio lo stile di quel programma e l’intento racchiuso dentro di se, una rubrica. Andava in onda nell’ultima parte del programma, a ridosso del Tg1 delle 20. Era un faccia a faccia di Roberto Gervaso con un personaggio dello spettacolo e dell’attualità. Celebre, fra gli altri, fu una intervista a Carmelo Bene. Grande attore, regista, drammaturgo, filosofo, scrittore e poeta italiano. Persona molto complicata, controversa, non semplice, ma geniale e per questo estremamente affascinante. Ma in quella Domenica in di Pippo Baudo, aveva guadagnato il posto d’onore, quello prima del Tg1 delle 20. Cosa questa oggi, molto probabilmente impensabile.
Pippo però in quella Domenica in accoglieva anche la soubrette di turno, la cantante ed il cantante dal ritornello facile, oppure l’attore dalla comicità di grana grossa. Allo stesso tempo si parlava di teatro, con la compagnia che da li a breve sarebbe andata in scena e che proponeva al pubblico televisivo un frangente della propria commedia. Si parlava di libri, ma non si parlava però di cronaca nera. Era un’altra tv. Era un’altra Italia. Era un’altra conduzione televisiva. Era un altro conduttore.
Pippo Baudo, pur essendo sempre dalla parte del pubblico, lo scuoteva, lo incuriosiva, mostrandogli anche cose che forse non avrebbe mai cercato nella piccola scatola blu che aveva di fronte. Lo faceva attraverso una conduzione “stereofonica“. Se da una parte gli mostrava quelle cose cosi “alte”, dall’altra, di fronte a tutto ciò, si metteva sullo stesso piano del telespettatore, creando così quell’effetto empatico, che faceva arrivare direttamente il messaggio ai telespettatori. Anche scherzando, anche mettendosi lui stesso alla berlina. Pubblico televisivo che capiva così l’onestà intellettuale di chi aveva di fronte.
Pippo Baudo, nel celebre quadrumvirato formato da Corrado, Tortora, Bongiorno e lui stesso, è quello che ha saputo interpretare al meglio lo stacco fra contenuto televisivo e telespettatore. Riuscendo cosi a creare quella sintonia che ha oltrepassato tempi, più o meno belli e programmi più o meno belli della storia della tv italiana. Tutti però con un denominatore comune: Pippo Baudo. Oggi, con la scusa di accontentare il pubblico, sempre e comunque, quella sintonia diventa spesso effimera, con tanta gente che regala pesci, senza però insegnare a pescare.
Pippo Baudo è un numero uno e la sua tv rimarrà sempre a dimostrarlo e ci manca tanto, televisivamente parlando.