Pio e Amedeo, durante la seconda puntata del serale di Amici, hanno parlato del polverone, se vogliamo definirlo così, creatosi dopo le loro battute ironiche indirizzate a Belen Rodriguez e al suo attuale fidanzato, approfittando della presenza in studio di Stefano De Martino, ex marito della showgirl argentina.
Il giorno dopo, sul profilo Instagram di Belen Rodriguez, come ricordiamo, apparve un post che sembrava essere indirizzato al duo comico foggiano. Noi di TvBlog utilizzammo i punti interrogativi e il condizionale proprio perché, nel post, non vi erano riferimenti diretti a Pio e Amedeo.
E, infatti, durante il loro intervento di ieri, Pio e Amedeo, mostrando un messaggio personale ricevuto da Belen, hanno fatto notare che la diretta interessata non si era affatto offesa per le loro innocenti battute:
Non si può dire più niente in Italia… Pio e Amedeo esagerati, Pio e Amedeo fuori luogo, Pio e Amedeo come si permettono… È una battuta, signori! Ma non si è offeso nessuno! Si offendono gli altri al posto dei protagonisti…
Insomma, Pio e Amedeo hanno voluto togliersi questo sassolino dalla scarpa e, volendo, hanno fatto anche bene perché, nel passare da comici “scomodi”, “censurati”, in perenne rischio epurazione, tirano intelligentemente l’acqua al loro mulino, alimentando la loro immagine.
Purtroppo, il rischio di digressione c’è sempre e, infatti, ieri sera, si è andati un po’ oltre.
Perché se da una parte è vero che, in Italia, e sui social soprattutto, ci si scandalizza e si invoca stupidamente la “cancel culture” per un nonnulla, dall’altra, è opportuno puntualizzare che una battuta non deve far ridere per forza e che è ancora consentito poter dire di non trovare divertente un comico o uno sketch.
Pio D’Antini, durante lo sketch con il suo collega Amedeo Grieco, ha aggiunto questo piccolo sfogo:
Chi si doveva indignare non si è indignato. Si sono indignati i cosiddetti leoni da tastiera che hanno rotto “‘o caz”, scusa Maria, fammelo dire. È diventata indecorosa, questa cosa qui. E loro non si sono indignati ed è giusto così perché stiamo vivendo un periodo di pandemia e la leggerezza, l’autoironia, ci salverà. Dobbiamo essere autoironici. Bisogna ridere! Basta! Ne abbiamo le scatole piene! Già sotto la mascherina, il sorriso non si vede. Quando sorridiamo, diventiamo tutti più belli.
Ce ne sarebbero di cose da dire…
La retorica dei “leoni da tastiera” ha stufato. I “leoni da tastiera” esistono, certo, dovrebbero essere definiti in un’altra maniera e non in questo modo “figo” che ha regalato loro quasi una legittimità, ma fare di tutta l’erba un fascio, è sbagliato (ma fa comodo…).
Lo scudo difensivo di alcuni comici è il seguente: se non ridi ad una battuta, non sei “leggero”, non sei “autoironico”, o meglio ancora, se il diretto interessato non ha nulla da ridire, gli altri devono stare zitti. La pandemia e i tempi difficili che stiamo attraversando a fatica corroborano il seguente pensiero: devi ridere.
Utilizzando questo pretesto, la qualità della battuta diventa un optional perché se il telespettatore non ride, stando a questo ragionamento, è lui ad essere, comunque, in torto.
Spiace, ma le cose non stanno così.
Ritorna in mente un’edizione di Colorado, lanciata con un hashtag furbetto (#riderenoncostaniente): il sottotesto, in quel caso, era molto simile.
Anche Stefano De Martino ci ha messo del suo, affermando di essere contro “la censura comica”. Un conto è censurare, un conto è criticare. Censurare e criticare non sono sinonimi.
Nel caso di Pio e Amedeo, nessuno ha voluto censurare nessuno. Ovvio che ci sia stata esagerazione a pompare il caso (dal quale, essendo una polemica vacua, il duo comico ne è uscito bene), come scritto in precedenza, com’è avvenuto in mille altre occasioni.
E siccome le polemiche, ai tempi dei social, durano quanto un cartone del latte, probabilmente, sarebbe stato più opportuno far scivolare tutto via, senza far passare messaggi errati.