Pietro Sermonti: in attesa di Un medico in famiglia ringrazia Boris
La notizia del ritorno di Pietro Sermonti nella fiction Un medico in famiglia è ormai “cosa vecchia”, nonostante le giuste critiche sollevate dal nostro Lord Lucas. In questi ultimi giorni però l’attore è tornato a parlare sia del prodotto che l’aveva reso noto al pubblico della tv – e che l’aveva “incastrato”, ipse dixit -,
La notizia del ritorno di Pietro Sermonti nella fiction Un medico in famiglia è ormai “cosa vecchia”, nonostante le giuste critiche sollevate dal nostro Lord Lucas. In questi ultimi giorni però l’attore è tornato a parlare sia del prodotto che l’aveva reso noto al pubblico della tv – e che l’aveva “incastrato”, ipse dixit -, sia del più recente Boris. Durante un’intervista a Grazia, Sermonti si lancia in alcune dichiarazioni sulla nostra tv:
Il guaio in Italia è che ti affibbiano sempre gli stessi ruoli
E non ha certo torto Sermonti, anche se la sua carriera ha avuto una “svolta” con l’arrivo di Boris e per questo può essere considerato uno dei pochi fortunati:
Io devo tutto agli autori di Boris, che mi hanno proposto la parte di Stanis. Da noi l’attore comico è brutto, grasso e parla in dialetto. Non c’è una figura alla Hugh Grant, per dire. Con quel ruolo ho toccato il punto G della recitazione. Un piacere fisico intenso che non avevo mai provato facendo l’attore. Non a caso mi considero un attore per sbaglio, un abusivo
In realtà, dice, la sua ambizione vera e propria è quella di fare il regista e non l’attore. Ha studiato regia, ma non è riuscito a ritagliarsi lavori migliori che l’aiutante in qualche set. Ci scherza su:
Ma visto che in Italia uno viene considerato un giovane regista fino a quasi 72 anni, ho ancora tempo
Finché non gli capiterà l’occasione giusta comunque continueremo a vederlo davanti alla macchina da presa. E che non sia proprio lui il primo Hugh Grant all’italiana…