Sileri, il re dei talk. Di lotta e di governo, è l’ospite che piace a tutti
Viceministro prima, sottosegretario ora, ma tutti lo chiamano “ministro”. Sileri è il re dei talk, il più presenzialista tra gli esponenti del governo
Fino ad un anno e mezzo fa gli italiani non sapevano chi fosse. Perché la regola la conosciamo: esisti solo se finisci in televisione. Ma con l’esplosione del covid ecco che per Pierpaolo Sileri la vita è cambiata, con il piccolo schermo che è diventato a tutti gli effetti la sua seconda casa.
Sileri c’è. C’è al mattino, c’è al pomeriggio, c’è la sera. A volte è pure ubiquo, come quando apparve sia a Stasera Italia che a Le parole della settimana. Un’altra volta saltò da Di Martedì a Fuori dal coro, per poi ripresentarsi da Floris.
Rassicurante, istituzionale, alla mano e oggettivamente simpatico, Sileri è un maratoneta al quale i riflettori piacciono. Eccome se piacciono. Basterebbe isolare singoli periodi per analizzare le sue innumerevoli partecipazioni in tv. Nella sola seconda metà di marzo, ad esempio, è stato segnalato per ben tredici volte. Il 16 ha partecipato a Di Martedì, il 17 a ReStart, il 19 a Mattino Cinque, il 21 a Non è l’Arena, il 22 a Quarta Repubblica, il 23 a Cartabianca, il 24 ancora a Restart, il 26 ad Agorà e a Titolo V, il 28 a Domenica In e di nuovo da Giletti, il 30 a Striscia la notizia e il 31 ad Accordi e Disaccordi.
Discorso identico se si prende in esame la decade compresa tra il 4 e il 14 aprile. Si comincia quindi con la doppietta Domenica In-Non è l’Arena, per continuare con Cartabianca il 6 e ancora l’11 da Venier e Giletti. Il 13 ennesima tappa ad Agorà e Di Martedì per un altro bis il 14 rappresentato da Oggi è un altro giorno e Zona Bianca. Senza contare trasmissioni radiofoniche e incursioni nelle reti all-news.
Viceministro alla Salute durante il secondo governo Conte, il medico e ricercatore Sileri è arretrato al grado di Sottosegretario con l’avvento di Mario Draghi. Nonostante ciò, tutti lo chiamano ‘ministro’, col diretto interessato che a volte sorride, a volte fa finta di nulla e, puntualmente, evita di correggere il conduttore di turno.
Nel febbraio 2020, prima che l’Italia venisse sconvolta dal primissimo caso di Codogno, Sileri fece parte della task force volata a Wuhan con un aereo militare per riportare a casa gli italiani rimasti bloccati in Cina. Un primo occhio di bue si accese su di lui perché al ritorno molti colleghi parlamentari pretesero che finisse dritto in quarantena. “Non sono untore e fare ironia sulla salute non è corretto – replicò piccato – ho fatto il test e sono negativo, ho rispettato tutti i protocolli”.
Un episodio sgradevole che, tuttavia, innescò la scintilla. Sileri è pertanto diventato l’esponente del governo più richiesto dalla tv e, allo stesso tempo, il più presenzialista. Non c’è premier, ministro, viceministro o sottosegretario che abbia goduto e che goda della sua copertura mediatica. Anche perché Sileri ha un pregio: sta bene su tutto. Filo-governativo o grillo parlante, dipende dai contesti. E così se la domenica sera Che tempo che fa può godere dei frequenti interventi del ministro Speranza, Giletti – che a Speranza fa le pulci – ribatte con Sileri che, spesso e volentieri, finisce col criticare i provvedimenti del governo di cui fa parte. Come il 20 dicembre scorso: “Il piano pandemico è vecchio, sono anni che non viene rinnovato. È inaccettabile per gli italiani una cosa del genere”.
Di lotta e di governo. O di lotta al governo. Per questo è adatto a tutti i talk.