Piero Chiambretti a Blogo: “Porto a Matrix la Repubblica delle Donne (anche dell’est). Il mio cognome nei titoli perché…”
La Repubblica delle Donne a Matrix, l’infotainment, i 10 anni a Mediaset, la prima serata e gli stipendi – Intervista a Piero Chiambretti che torna venerdì 7 aprile nella seconda serata di Canale 5.
UPDATE ore 17.40 – Per i fatti di Stoccolma, venerdì 7 aprile Matrix Chiambretti lascia spazio alla versione tradizionale di Matrix con Nicola Porro (in diretta dalle 23.25). Il programma di Chiambretti debutterà dunque venerdì 14 aprile.
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Pierino si reinventa ancora e da venerdì 7 aprile torna nella seconda serata di Canale 5 con La Repubblica delle Donne. “Mi è venuta in mente questa sollecitazione – chiamarla idea mi pare troppo – che permette di dare al programma intanto una direzione precisa. Matrix Chiambretti arriva molto tardi, di notte, quando tanti sono stati gli incontri e le interviste della giornata televisiva tutta. Così proviamo a ritagliarci uno spazio specifico per cercare di rendere il programma unico”, ci racconta Chiambretti. In studio, con lui, le presenze fisse saranno Gene Gnocchi, Francesca Barra e Sconsolata.
C’è ancora l’ansia pre-debutto?
“Dopo trent’anni di carriera non c’è più quell’ansia lì. C’è semmai l’ansia di fare bene che mi porta a verificare tutti i dettagli con scrupolosità. La revisione è sui dettagli, che cerco sempre di difendere per mia cifra stilistica, non sulla scaletta o su cosa dice uno o l’altro”.
Torna con La Repubblica delle Donne. Ogni volta ha bisogno di nuovi stimoli?
“Potevo tranquillamente ripete il programma di novembre in modo molto preciso. Ma non mi accontento. Ogni volta devo trovare anche solo dei piccolissimi cambiamenti per far tornare l’entusiasmo e la voglia di fare bene le cose”.
Che tipo di donne racconterete?
“Io punterei a raccontarle tutte. Ho scoperto oggi che sono 3 miliardi e 700 milioni nel mondo. Forse proprio tutte non riusciremo a farle entrare nello studio ma una gran rappresentanza sì. Come le 5 mila famiglie selezionate dall’Auditel rappresentano i 5 milioni di italiani, noi in dodici puntate ne racconteremo una rappresentanza (circa quattro a puntata, ndr). Non ci saranno soltanto le sante, le migliori sono le bad girls: sono più affascinanti, interessanti, misteriose”.
Chi avrete?
“Anzitutto, nella prima puntata, Emma Bonino. Una donna che ha attraversato la prima e la seconda Repubblica e che si può tranquillamente stimare da destra, sinistra, davanti e anche dietro. Lei fa parte delle icone. Poi ci sono le misteriose, come questa Immacolata Francesca Chaouqui. Sicuramente meno nota al pubblico televisivo ma finita dentro VatiLeaks 2, processata dal tribunale vaticano e carcerata nel carcere vaticano. E altre donne ancora. Alcune protagoniste di fatti di cuore come Le Donatella. Ma è possibile che con tutti gli uomini che ci sono una Donatella si sia dovuta innamorare di un bad boy, che è più in carcere che fuori? Cercheremo di capirlo”.
Racconterete anche le donne dell’est?
“Nella terza puntata avremo Barbora Bobulova che verrà a presentare un film con tante altre donne. Lei sicuramente potrà dirci chi sono e come sono le donne dell’est ma non viene certo invitata per questo. Anche perché le donne dell’est sono come quelle dell’ovest”.
E gli uomini?
“Non sono esclusi, ci saranno. Anzitutto Gene Gnocchi, poi altri si affacceranno dalle finestre”.
Non sarà un programma femminista, vero?
“Non sarà un programma ideologico né femminista. Sarà semmai un programma femminile, condotto da un uomo”.
Matrix Chiambretti si può inserire nel calderone dell’infotainment?
“Oggi, i programmi sono legati ad un paio di categorie che si ripetono fino all’estrema unzione. Sarebbe troppo presuntuoso dire ‘noi siamo un’altra cosa’. No, anche noi rientriamo nella categoria dell’infotaiment. Così i premi di Daniele Piombi potranno tornare almeno a citarci tra i nominati. Vincere non è più cosa che mi riguarda – ho vinto sette statuette in altre epoche e sono più che sufficienti – ma ultimamente non siamo neanche mai stati candidati, come se non esistessimo neppure”.
E’ vero che nel cast doveva esserci anche Mara Venier?
“Io e Mara siamo amici da molto tempo. A gennaio sono andato a pranzo a casa sua e le ho proposto di diventare una delle grandi protagoniste di questa Repubblica. Non c’è stato un vero e proprio rifiuto, semplicemente c’è stata una proposta a tavola che non è stata raccolta: ha deciso di fare una scelta che considero molto buona e sana, cioè di andare in vacanza con il marito. Non eravamo andati oltre a quella suggestione”.
Siete alla ricerca della Melania Trump italiana, cosa significa?
“Il nostro è un Paese dove non c’è nulla. Siamo senza valori, senza principi e senza priorità, quindi ci vogliono dei riferimenti: chi meglio di una Melania Trump – una donna bella, decisa e pure dell’est – può rassicurare e scaldare i nostri cuori? E’ una provocazione ma anche un censimento. Vogliamo capire quante Melanie Trump ci sono in Italia. Quante donne sono pronte a spiccare il volo e diventare delle first lady in attesa che si trovi un Presidente del consiglio o della Repubblica che possa piacere e risolvere i problemi?”.
Perché i suoi programmi contengono sempre “Chiambretti” nel titolo?
“La marmellata televisiva trasforma tutti in cloni di se stessi e proiezioni di altri. C’è una sorta di confusione generalizzata. Il fatto di utilizzare un cognome vuol essere per me un marchio di riconoscimento. Come quello di un detersivo o un auto. Tu sai che quella marca è comunque garante di un certo tipo di prodotto e qualità. Può piacere o può non piacere, ma fa capire subito cos’è. E poi c’è un egocentrismo che evidentemente straripa e non si riesce a contenere (ride, ndr)”.
Nel 2018 festeggerà dieci anni consecutivi a Mediaset. Un bilancio?
“Sono stati anni belli, specialmente i primi perché c’era ancora una dimensione aziendale molto forte, anche da un punto di vista economico e produttivo. Non sono stato rigettato come succede a certi cuori infilati in corpi non loro. Il Chiambretti Night ha segnato il mio arrivo e ha determinato un grande successo. Poi è arrivata la spending review e abbiamo dovuto fare di necessità virtù: programmi più piccoli e sacrificati dal punto di vista degli impianti, degli studi e della ricerca degli ospiti. Però, al di là di qualche alto e basso, è un bilancio assolutamente positivo”.
Le piacerebbe tornare in prima serata?
“Son sempre stato restio. Ho sempre creduto che il pubblico della prima serata volesse altre cose e che le mie non fossero adatte. Però la televisione sta fortemente e velocemente cambiando, sta diventando liofilizzata e – esclusi certi appuntamenti fissi come Sanremo, la fiction di Rai 1 ed i programmi della De Filippi – è tutto molto fluido. In questa poltiglia anche la mia idrolitina, quella polverina che rende l’acqua gasata, ci potrebbe stare”.
Intanto in Rai vorrebbero tagliare gli stipendi.
“Una premessa: tutti noi che lavoriamo nel mondo dello spettacolo, ivi compresi i calciatori, siamo dei privilegiati. Ma nessuno regala niente a nessuno. E’ capitato poche volte che alcuni siano stati pagati più di quel che valevano, nella maggior parte dei casi quelli che prendono dei soldi è perché li meritano. O perché sono bravi e danno immagine. O perché procurano dei ricavi pubblicitari tali da ripagarsi quegli stessi budget. Alla fine credo che gli stipendi non cambieranno ed i personaggi continueranno a guadagnare quegli stipendi… meritandoli”.