Piazzapulita ridefinisce le regole del talk politico. Formigli-Renzi, un duello che sa di insegnamento
A Piazzapulita cinquanta minuti di confronto schietto tra Formigli e Renzi. Il conduttore riscrive le regole dell’intervista: giusta distanza, domande serrate e pochi applausi. E alla fine ne escono vittoriosi entrambi
Pochi applausi, pochi sorrisi, tante domande e un rapporto mai complice. Da una parte il politico, dall’altra il giornalista. Così, come dovrebbe sempre essere. Così, come purtroppo nei talk show non ci si comporta più.
Matteo Renzi riappare a Piazzapulita e alla fine della fiera è un trionfo per entrambi. Per l’ex presidente del Consiglio – che battaglia come un leone uscendo dal ring come Rocky Balboa – ma anche per Corrado Formigli, abilissimo nel mettere in piedi un confronto tanto serrato quanto ‘intonato’.
Il duello Renzi-Formigli dura quasi cinquanta minuti in un contesto da ‘Over the top’. “E’ stato un processo”, dirà in conclusione il leader di Italia Viva. “No, ho fatto solo delle domande”, gli replicherà il conduttore.
In un’epoca in cui i conduttori e politici duettano, flirtano, si danno del tu e si chiamano per nome, Formigli ristabilisce le giuste distanze. Il giornalista fa domande, l’intervistato risponde, non prima di essersi lamentato delle stesse: “Questo è gossip, parliamo di cose serie”. A casa si torna a percepire stupore, sorpresa, che diventa gustoso divertimento. Finalmente a mangiare i pop corn sono i telespettatori sul divano, anziché il politico in studio. La storia insegna che i voti si conquistano invadendo il territorio nemico, contrastando a testa alta le tesi avverse. L’uno contro uno esalta il pubblico, lo tiene incollato. Inconsciamente scatta l’empatia con l’invitato, circondato e messo al muro da avversari che vorrebbero spellarlo vivo.
Formigli è incisivo senza mai apparire scortese, mentre Renzi assorbe il clima di ostilità trasformandolo in benzina. Nessuno fa la vittima, ognuno ha la convinzione di aver steso l’altro. Fino al round successivo.
Piazzapulita si conferma ancora una volta il miglior talk in circolazione, dalla forte identità e dal chiaro tratto distintivo. L’ingresso nell’arena, però, necessita del giusto allenamento e non è forse un caso che, da inizio stagione, nessuno tra Salvini, Berlusconi, Di Maio e Meloni abbia ancora deciso di entrarvi.
Una fuga di massa che ha penalizzato non poco un programma che, più di tutti, fa della contrapposizione e del duro antagonismo la sua migliore risorsa.