Piazzapulita – Perché sì, perché no
Perché guardare Piazzapulita, perché non guardarlo.
Abbiamo parlato dell’inizio di Piazzapulita nella sera del giovedì, la sera che era regno incontrastato di Annozero e che ora la Rai ha ceduto alla logica delle serie tv. Spunta La7 con Formigli e fa un programma d’approfondimento che negli intenti doveva allontanarsi da Santoro, nella pratica ci si avvicina molto – nei pregi e nei difetti -, pur con qualche peculiarità. Globalmente, Piazzapulita è un buon prodotto, con pregi e difetti. Vediamoli.
Piazzapulita: perché sì
Piace la freschezza degli inviati. In particolare, piace quell’Antonino Monteleone (già in Exit, come il collega Sortino, era già stato un giovane sulla balconata di Annozero accompagnato dalla Granbassi. Questo il suo blog personale) che ha la faccia tosta per incalzare i Ministri della Repubblica che non rispondono, la prontezza per fare le domande giuste a Denis Verdini, i tempi comici per fronteggiare via citofono un reticente Marcello Dell’Utri e l’intelligenza per inseguirlo in macchina e per mostrare che, se si fa il giornalista in Italia, si può rischiare di essere fermati per un controllo.
Funziona il modo in cui si tratta il caso No Tav: un cavallo di battaglia, per Alessandro Sortino.
Anche se lo stesso Sortino faceva meglio a Presadiretta – con un lavoro che ricordava da vicino una probabile fonte, Fratelli di Tav. Interessante l’intervista a
Funziona a tratti anche Formigli come conduttore, anche se si deve rodare. C’è un suo tentativo di stabilire delle regole: per esempio la regola che l’ospite, prima di tutto, deve rispondere alle domande. Va bene per un po’, poi si perde il filo.
Buone alcune idee registiche e di scenografia. Meno buone altre.
Bene lo sfogatoio finale, dell’uomo qualunque. Meno bene certi toni già visti. Bene quando si esce dalla solita ottica berlusconocentrica; meno bene quando si fanno sentire le intercettazioni, soprattutto per le intercettazioni certe. Perché, per esempio, non far ascoltare la ricostruzione della telefonata in cui Lavitola insinua che Bisignani (indagato per la presunta P4) sia un uomo di Letta?
Piazzapulita: perché no
Il cerchio stretto degli ospiti in studio è interessante scenograficamente ma respingente. Ma il problema sono gli ospiti in studio. E’ inutile dire che non si vuole fare la copia di Santoro, se poi abbiamo seduti lì a dissertare Roberto Castelli, Matteo Renzi (il nuovo che avanza, per dirla, ironicamente, alla Crozza), Peter Gomez, Nunzia Di Girolamo e Maurizio Belpietro che dicono le stesse identiche cose che dicevano da Santoro (e che dicono ovunque). Del resto, che dovrebbero fare? Il talk politico.
Piazzapulita – Puntata del 15 settembre 2011
Solita roba, vista, rivista, lontana anni luce dalla realtà dei fatti e della vita reale, con le parti che si arroccano, giocano il loro gioco, recitano slogan (pessimo, Castelli che racconta le solite mezze verità sulla Tav in Val di Susa, e non funziona Formigli, che non lo stoppa inchiodandolo con fatti e numeri) e indossano le loro maschere senza approfondire veramente niente.
L’educazione silenziosa di Formigli lascia che un paio di volte in studio non si capisca nulla di quel che si dice: meglio quando interviene e fa la battuta.
Insomma: Piazzapulita funziona quanto più si allontana dal talk d’approfondimento politico. Ma siccome è perlopiù talk di approfondimento politico, convince a metà. Forse un pelo meno. Pur rimanendo uno spazio di cui si sentiva il bisogno, visto che ne è stato chiuso un altro. C’è tempo per migliorare, speriamo.
Ah, un appunto – ironico – a Formigli: per iniziare davvero a staccarsi da Santoro, bisognava staccare Piazza e Pulita.